Nello scaffale
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A distanza di otto anni dall’uscita di “Disturbi del sistema binario”, è in libreria la nuova raccolta di poesie di Valerio Magrelli, “Il sangue amaro”. Un testo che si presenta estremamente articolato rispetto al precedente.
Diviso in dodici sezioni e in due metà di 55 poesie ciascuna, Il sangue amaro affronta un ampio ventaglio di argomenti. Si va da poesie su artisti, poeti o amici, a una sorta di iper-testo sul tema della lettura, dalla ripresa dell’antico genere dei calendari, al poemetto “etologico” La lezione del fiume. A ciò si aggiungono versi civili (Cave! e Il Policida), che si alternano ora a parti piú lievi (Piccole donne e Paesaggi laziali) ora a un’approfondita riflessione intorno al rumore, alla musica, all’acustica (Otobiografia).
Un caso a sé è costituito dalla forte presenza religiosa che si ritrova, sia pure in una prospettiva critica, nelle composizioni dedicate all’immagine del Natale o al dibattito sull’eutanasia. Il cuore del libro, però, va individuato nel capitolo ispirato al motto paolino, e poi kierkegaardiano, di “Timore e tremore”.
È questa infatti l’impronta di una scrittura segnata da quella “età dell’ansia” che, sebbene covi ormai da lungo tempo, non è evidentemente ancora giunta alla sua piena maturazione.
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Natale, credo, scada il bollino blu
del motorino, il canone URAR TV,
poi l’ICI e in piú il secondo
acconto IRPEF – o era INRI?
La password, il codice utente, PIN e PUK
sono le nostre dolcissime metastasi.
Ciò è bene, perché io amo i contributi,
l’anestesia, l’anagrafe telematica,
ma sento che qualcosa è andato perso
e insieme che il dolore mi è rimasto
mentre mi prende acuta nostalgia
per una forma di vita estinta: la mia.
Valerio Magrelli, Il sangue amaro – Einaudi 2014