Appuntamento
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Vassily Kandinsky, in Mostra a Milano, al Palazzo Reale (fino al 27 aprile 2014).
Nota di Silvana Lazzarino
Vassily Kandinsky (Mosca 1866- Neuilly-sur-Seine 1944) padre dell’Astrattismo rivoluziona il modo di percepire la realtà restituendone ogni aspetto con un linguaggio forte ed incisivo e allo stesso tempo ritmico nella rappresentazione armonica e di stampo contrappuntistico dei segni, dominato da atmosfere astratte in cui si susseguono immagini libere nelle forme e nei colori a suggerire emozioni nuove come proiettate in un ascolto sinfonico.
A Milano a Palazzo Reale fino al prossimo 27 aprile 2014 è in corso un’interessante esposizione monografica dedicata a questo grande maestro dell’arte del Novecento che mette in luce il suo percorso eclettico, ma sempre fedele alla sua ricerca verso un linguaggio teso al superamento dell’oggettività in funzione di un sentire centrato sull’espressione individuale che diventa respiro cosmico e vitale nella pretesa di sviluppare una forma forte e coinvolgente di arte con cui ricodificare le forme della realtà nelle sue svariate sfumature emotive e percettive.
La mostra, Vassily Kandinsky. La collezione del Centre Pompidou,
a cura di Angela Lampe, storica dell’arte e curatrice e conservatrice del Centre Pompidou di Parigi, in collaborazione con Ada Masoero, offre un percorso suggestivo per riscoprire il genio del padre dell’astrattismo che si rivela artista esteta e talora trascendentale nel suo creare astrazioni cosmiche tra il fantastico e l’immaginario oltre la percezione del visibile. Il talento di Kandinsky, tra i più geniali e raffinati pensatori della modernità, viene esaminato in tutte le sue sfaccettature nel suo essere pittore, filosofo e poeta e appassionato di musica.
Il percorso espositivo suddiviso in quattro sezioni, attraverso più di ottanta opere tra dipinti, disegni e incisioni, provenienti dalle collezioni del Centre Pompidou di Parigi, definisce in modo esauriente l’iter che il maestro russo ha maturato nella prima metà del Novecento: dagli esordi in Germania agli anni in Russia, fino alla Francia toccando i principali centri della creatività europea del secolo scorso.
Disposte in ordine cronologico attraverso le quattro sezioni, le opere, diverse per stile, contenuto e formato propongono le diverse forme espressive con cui Kandinsky proiettava il proprio universo emotivo passando da una pittura in cui prevale la figura definita nel suo appartenere ed essere circoscritta entro un preciso spazio, alle elaborazioni geometriche in chiave astratta i cui colori ed elementi si inseriscono in un gioco di rimandi tra visibile e invisibile, realtà e immaginazione oltre il tempo e lo spazio, legati alle possibili emozioni e percezioni individuali. Così anche i luoghi comuni riferiti al paesaggio e alle architetture acquistano forme insolite, avulse da una logica precisa, diventando presenze nuove e isolate quasi appartenenti ad un contesto fiabesco e onirico.
Ad introdurre il visitatore nel viaggio tra astrazione visiva e ritmo compositivo dove le variazioni dei tono creano luci in progressivo divenire, sono i cinque dipinti a parete ottenuti copiando le cinque tempere originali realizzate da Kandinsky quale decorazione del salone ottagonale della Juryfreie Kunstausstellung a Berlino una mostra che si svolgeva nella città tedesca ogni anno dal 1911 e il 1930.
La prima sezione, A Monaco (1896-1914) si sofferma sul periodo tedesco quando Kandinsky nel 1896 si trasferisce dalla Russia a Monaco dove predomina la corrente artistica dei Jugendstil con i suoi orientamenti decorativi. In questi anni prevalgono quadri di ispirazione tardo-impressionista e simbolista con paesaggi luminosi e soggetti ispirati alle leggende germaniche e alle vicende della vecchia Russia, che poi lasciano il passo a rappresentazioni antinaturalistiche di impronta Fauve.con immagini piatte, prive di volume. Da qui al procedere verso l’astrazione il passo è breve ed infatti i paesaggi offrono occasione per ripensare a forme lontane dal contesto reale in cui campeggia un colore forte e vivo svincolato da concreti riferimenti con la realtà. Il progetto del “Cavaliere Azzurro” (Der Blaue Reiter) sviluppato insieme all’amico Franz Marc nel 1911, a partire da un orientamento spiritualistico, mirava a evidenziare gli impulsi interiori dell’artista in rapporto alla realtà creando così il terreno alle tendenze astratte. In quest’ottica Kandinsky procedendo dalle combinazioni di forma e colore amplifica lo sguardo verso un rapporto tra colore e suono a creare suggestive contaminazioni e rispondenze tra musica e arti visive. Sono di questi anni: Città vecchia II (1902), Venezia n. 4 (1903), Mulini a vento (1904) e Quadro con macchia rossa (1914).
Nella seconda sezione Di nuovo in Russia (1914-1921) sono presenti le opere degli anni successivi allo scoppio della Prima guerra mondiale che lo vedono rientrare in Russia a Mosca dove è assorbito dal clima della rivoluzione di ottobre e dai vari incarichi istituzionali: come quelli al Commissariato per il Progresso Intellettuale, alla Scuola d’Arte e all’Università di Mosca, Di questo periodo sono: Senza titolo (1917) e Nel Grigio ( 1919).
Gli anni del Bauhaus (1921 -1933) descritti nella terza sezione, lo vedono impegnato nell’insegnamento presso la prestigiosa scuola di Architettura e arte (Bauhaus) a Weimar dove insegna decorazione murale a partire dal 1922. E’ in questi anni che incontra Paul Klee con cui condivide questo nuovo modo di sentire l’arte quale espressione di una ricerca spirituale dove le immagini costruite su linee geometriche, colori vivaci ed elementi fantastici sono del tutto slegate dallo scenario oggettivo, predefinito e prevedibile. Di questa fase vanno citate: Griglia nera (1922), Su bianco II (1923), Giallo-rosso-blu (1925), Accento in rosa (1926,) Tredici rettangoli (1930) e Fragile (1931). Con la chiusura del Bauhaus, imposta dai nazisti Kandinsky è costretto a spostarsi nuovamente e sceglie la Francia e in particolare Parigi dove resterà fino al 1944 stabilendosi a Neuilly-sur-Seine in un edificio affacciato sulla Senna. L’ultima sezione Parigi (1933-1944) descrive infatti questo ultimo periodo durante il quale la sua opera risente dell’influenza dell’arte surrealista grazie anche all’amicizia con Jean Arp e Joan Mirò che lo spinge a creare figure biomorfe: insetti, embrioni, creature degli abissi, amebe alla ricerca di un universo dove trovare distacco dall’inquietante atmosfera della guerra. Accanto a Trenta (1937), Ammasso regolato (1938), Insieme multicolore (1938) e Complessità semplice (1939) sono Una festa privata (1942) e Azzurro cielo (1940). .
Passando per le otto sale il visitatore si trova di fronte ad opere che raccontano le emozioni visive che procedono dalle immagini dei paesaggi d’inizio secolo, dominati da luci e colori forti e intensi di profondo impatto emotivo, alle opere di fine anni Trenta, in cui il suo astrattismo geometrico incontra il biomorfismo di Miró, per arrivare agli anni difficili della guerra,dove pensa a nuove forme come risposta in contrapposizione agli orrori di un conflitto di cui non vedrà mai la fine.
Il suo cammino segue una progressiva costruzione tra pensiero e esistenza che contempla costantemente un richiamo alla complessità pur attraverso le singole opere: ciascun dipinto rappresenta un universo a sé, ma allo stesso tempo dialoga con quelli presenti in altre opere. Universo legato a parametri svincolati da costruzioni definite e prevedibili che rispondono a contenuti immaginari tra vibrazioni emotive e ritmi poetici in cui le armonie sinfoniche, scandite da geometrie ed effetti di colore, aprono ad uno spazio tra fantasia e sogno dove perdersi e ritrovarsi diversi da prima.
Kandinsky scriveva: “Non vorrei passare per un simbolista, per un romantico, per un costruttivista. Mi accontenterei che lo spettatore passando da un quadro all’altro scoprisse ogni volta un contenuto pittorico diverso”.
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Vassily Kandinsky. La collezione del Centre Pompidou
Milano – Palazzo Reale, Piazza del Duomo, 12
fino al 27 aprile 2014