LE VIE DEL SACRO è la più grande mostra antologica del fotografo giapponese Kazuyoshi Nomachi alla sua prima assoluta in Occidente.
Nota di Silvana Lazzarino
Il viaggio verso terre lontane distanti non solo geograficamente, ma anche per usi e costumi, diventa occasione per arricchirsi interiormente venendo a contatto con realtà diverse da cui trarre un nuovo modo di vedere e considerare molti apsetti dell’esistenza.
Vi sono gruppi di popolazioni africane, indiane, musulmane e asiatiche che vivono secondo le proprie tradizioni e culture nel rispetto della natura e in armonia con la stessa solo con l’indispensabile, resistendo al tempo e alla trasformazione dovuta al progresso tecnologico e scientifico da cui è stato investito l’Occidente specie in questi ultimi cinquant’anni.
A ripercorrere i luoghi e gli spazi rimasti incontaminati: dall’Africa all’Asia, dall’India all’America meridionale, sono i suggestivi scatti vivi e coinvolgenti di Kazuyoshi Nomaci, fotografo e documentarista giapponese di fama internazionale.
Nato nel 1946 a Mihara, un villaggio nel Distretto di Hata, Prefettura di Koch, Nomachi fin da giovane è rimasto colpito e affascinato dai grandi spazi quali il deserto del Sahara le terre lungo il Nilo, e dalla forza e coraggio di quanti vivono in ambienti così ostili e difficili a contatto con una natura spesso aspra.. Nei suoi percorsi successivi alla terra d’Africa, a toccare quei luoghi del mondo con lo sguardo a quelle culture tradizionali di popolazioni lontane tra loro, ma vicine per la profonda spiritualità che le accomuna, Nomachi ha posto la propria attenzione non solo sul motivo della preghiera e della ricerca del sacro, ma anche sull’aspetto quasi soprannaturale percepibile nei paesaggi mozzafiato che si estendevano innanzi ai suoi occhi. Paesaggi in cui la figura umana con la sua dignità è protagonista partecipando ad dialogo intimo e profondo con la natura e con il creato di cui essa stessa è parte integrante.
Per incamminarsi con lo sguardo e la mente in questi luoghi, così distanti tra loro eppure densi di spiritualità in cui recuperare un rapporto privilegiato con la natura e l’ambiente circostante, basta visitare l’interessante mostra in corso a Roma preso la Pelanda – Centro di Produzione Culturale (piazza Orazio Gistiniani, 4) fino al prossimo 4 maggio 2014.
Promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale, dal MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma e da Civita, l’esposizione Nomachi. Le vie del sacro, alla sua prima tappa in Occidente, racconta per immagini il viaggio di una vita attraverso la sacralità dell’esistenza quotidiana osservata attraverso i gesti, le parole di questi popoli distanti, ma legati dallo stesso sentire spirituale che da un senso alle loro condizioni di vita molto dure.
I circa 200 scatti suddivisi nelle sette sezioni, dal deserto del Sahara alle pianure del Nilo, dagli altopiani dell’Etiopia alle altitudini del Tibet passando per l’Islam e il sacro Gange, fino alla catena delle Ande, descrivono visivamente ed emotivamente il tessuto umano e sociale di uomini, donne, ragazzi ripresi nei loro gesti ed espressioni quotidiane tra riti, momenti di preghiera, pellegrinaggi e ancora attività e attimi di contemplazione e riposo di fronte al paesaggio naturale che racchiude un’infinita energia cosmica.
Ecco gli ampi spazi del deserto del Sahara e la forza della gente che vi abita: Un ragazzo attraversa una valle di dune ( Kerzaz, Algeria, 1972) e Una roccia a forma di fungo, singolare risultato dell’erosione eolica (Tassili Ahaggar, Algeria 1993), ecco le chiese rupestri e i monasteri in Etiopia dove sono ancora presenti tracce della cultura cristiana: Un giovane diacono legge la Sacra Bibbia (Lalibela, Etiopia 1997) e i luoghi sacri lungo le rive del Gange, le cui acque sono legate al culto di Shiva, dove passano i pellegrini: Bagno rituale nella nebbia mattutina (Allahabad, India 2007) e .
Un Sâdhu recita il sacro testo del Ramayana (Dev Prayag, India 2008).
Ecco in Arabia Saudita il grande pellegrinaggio annuale a La Mecca dove si erge la Kaaba: I musulmani compiono il rito del Tawaf girando in senso anti-orario intorno alla Kaaba (La Mecca, 1995) e i Pellegrini recitano il Maghrib dopo il tramonto nella tendopoli di Mina, allestita per accoglierli durante l’Hajj (La Mecca Arabia Saudita 1995); ecco in Tibet immagini di pellegrini: Prostrati a terra i pellegrini si avviano verso Lhasa, “il trono di Dio”(Sichuan Cina, 1989) e Durante la celebrazione del Lhabab Duchen, i pellegrini camminano intorno a una collina sulla quale si erge uno stupa (Tibet, Cina 1991). E ancora gli altipiani delle Ande, il Perù e la Bolivia a cogliere l’intreccio tra cattolicesimo e civiltà Inca: Per il pellegrinaggio del Qoyllur Ritti gli Ukuku salgono fino a una croce a 5.000 metri (Qoyllur Ritti, Perù, 2004) e Pellegrini inginocchiati davanti alla roccia sacra (Qoyllur Ritti, Perù 2004).
Osservando e vedendo in prima persona gruppi etnici ciascuno con i propri riti quotidiani in cui il pregare e la capacità di creare un equilibrio all’interno del tessuto sociale trovano un significato importante, Kazuyoshi Nomachi sottolinea il rapporto tra gli stessi popoli e la natura con i suoi paesaggi di straordinaria bellezza: ora avvolgenti e concilianti, ora inquietanti e aspri, attraversati da una luce reale e trascendentale in cui scorgere riflessi di spiritualità.
Le fotografie di Kazuyoshi Nomachi sono pubblicate in tutto il mondo e appaiono nelle principali riviste di fotografia tra cui “The National Geographic”, “Stern e GEO”.
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NOMACHI. LE VIE DEL SACRO
La Pelanda – Centro di Produzione Culturale
(ex Mattatoio di Testaccio),
Roma- Piazza Orazio Giustiniani, 4
Orari: da martedì a venerdì 16,00 – 22,00
sabato e domenica 11,00 – 22,00
l’ingresso è consentito fino alle ore 21.00
chiuso il lunedì
fino al 4 maggio 2014