Dalla presentazione di Giorgio Bàrberi Squarotti
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“Silvia Rosa scrive poesie bellissime, inquiete e inquietanti per una costante contraddittorietà fra visioni, scatti di vita, alacrità del tempo, indugi negli anfratti e nelle astuzie dell’età, e fulminee precipitazioni nell’abisso dell’ansia, del dubbio, della parola e delle esperienze inceppate, d’improvviso volte a rivelare la frantumazione del discorso dell’esistenza Non si tratta più di versi, bensì di sequenze di prosa tuttavia fortemente misurate due sono i nuclei su cui si raggruma il discorso di Silvia: l’autoanalisi, l’estrinsecazione di pensieri, di domande, di situazioni interiori che ora sembrano risolte, ora rimettono in gioco al tempo stesso la vita e la parola appena pronunciate; e l’invenzione d’amore, rapido, mutevole, avventuroso sia negli eventi sia soprattutto nelle trasformazioni e negli imprevedibili stupori della scrittura. Silvia intrica e districa la propria contraddittoria e spesso drammatica verità. L’aspirazione è l’estrema chiarezza che rileva la tensione continua delle affermazioni, delle confessioni, delle indagini interiori nella speranza di arrivare ogni volta, in ogni “capitolo”, alla luce, e tanto spesso invece il groviglio diventa più complesso e più inquietante nell’ultima riga.”
sms #1
qui il sole non decolla, è un disco rotto che mi
preme sul costato e schiocca note acide di noia.
il mare si muove di continuo e ad averceli talloni
duri che vanno al fondo riaffiorando lievi in su-
perficie di meraviglia. ad avercelo legato stretto
tra i capelli quel coraggio, che piega il capo di
rinuncia, la saggezza antica che sa quando si
smettono le attese ché i morti non resuscitano
– ma le attese come luccicano, un brillare che si
accende fin negli angoli più asciutti della retina,
e cola sale, e miele qualche volta -. aspetto che
mi spuntino le branchie intorno al cuore, intanto
che mastico il silenzio e mi pesa il lutto dei coralli
che franano la pelle, snudando orme piccole di
cielo. quest’estate la mia polpa più dolce resterà
a consumarsi in cima a un albero, speriamo ar-
rivi il vento, almeno, speriamo in un respiro di
lontano, un tuffo che mi rianimi le vene dritto
al cuore, di un’onda lunga l’eco
sms #2
che silenzi mi si incollano addosso, a volte. non di
quelli che ripassi con le dita e si scaldano dove il
sangue preme più forte. ai miei silenzi mancano
gesti, è un esercizio a denti stretti questo
precipitare nell’ansa nuda di parole – ma tanto
dico sempre le stesse cose –, senza mani e oggetti e
uno sguardo uno da raccogliere per esserci di colpo
corpo a corpo mi assottiglio per passare la fessura
delle labbra e invece resto [muta immobile]
mi confondo col bianco sporco delle pareti dei miei
occhi e al centro, al centro nero lupo braccato
che dilata il passo tra battiti d’eco fuggendo – sto(p) –
sms #3
vorrei starmene qui a fissare geometrie marine,
cadere nel cono luminoso dell’estate senza uscita,
precipitare con le ciglia incollate a sale e sabbia
nella quiete tenera di questa rimozione di me,
dimenticarmi quaggiù quando le ombre si fa-
ranno fitte, non voltarmi, non voltarmi indietro,
colare piano nel presente, un grumo secco che si
scioglie e fluisce nel domani
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da “SoloMinuscolaScrittura” di Silvia Rosa – Edizioni La Vita Felice – Milano, ottobre 2012, (10,00 euro)
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Silvia Giovanna Rosa nasce nel 1976 a Torino. Laureata in Scienze dell’Educazione, scrive poesie e racconti. Nel 2008/2009 ha frequentato il Corso di Storytelling della Scuola Holden di Torino. Nel 2010 ha esordito con il libriccino di racconti “Del suo essere un corpo” (Montedit Edizioni) e con la raccolta poetica “Di sole voci” (Lietocolle). Nel 2012 ha pubblicato “Corrispondenza (d)al limite [Fenomenologia di un inizio all’inverso] per la Clepsydra Edizioni (con immagini fotografiche di Giusy Calia).