Mariastella Eisenberg, "Madri vestite di sole"

 
eisenbergPrefazione di Giampiero Neri
Le poesie che compongono la presente raccolta di Mariastella Eisenberg hanno il titolo piuttosto sconcertante di Madri vestite di sole.
Perché vestite di sole?
Perché, potremmo dire anche noi, la verità è nuda e il dolore è nudo.
Nel prologo breve ma intenso, l’autrice ce ne dà presto una ragione. Il tema ricorrente di queste poesie, il filo rosso che le tiene insieme sarà la perdita di una figlia, una sua “creatura”, come dice lei stessa, e il solo modo di parlarne sarà la verità, giusto il titolo di Baudelaire, Mon coeur mis à nus, che sembra richiamare il titolo di Mariastella Eisenberg Madri vestite di sole.
Questo tema, è opportuno dichiararlo fin da subito, richiede il coinvolgimento di altre figure, oltre agli attori del dramma che viene rappresentato, e trova la sua naturale collocazione nella poesia.
La poesia infatti ha il compito di informare, che le viene assegnato dai tempi più antichi, si potrebbe dire dai primordi, da Esiodo e da Omero, come uno degli uffici più alti che le spettano di diritto, con il compito di unificare la cultura che la diaspora dei greci, sparsi nel Mediterraneo, aveva reso problematica.
Insieme, la poesia si incarica di unire gli ascoltatori e i lettori nella partecipazione corale degli eventi che vengono rappresentati.
Il tono di queste poesie è sommesso, di persona che parla a un amico, anche se rotto e a volte quasi balbettante.
É lo stile diretto di chi vuole la verità, nuda, fuori da ogni ornamento.
quadro-Ale[1]«Quando torni?» dice in una sua poesia alla figlia che non c’è più.
[ndr. Nell’immagine un dipinto realizzato dalla giovane Alessandra] .
La domanda, si capisce, è senza risposta, ma noi vogliamo pensare che la sua presenza alita ancora adesso nella casa, fra le sue cose personali, i suoi libri, i suoi vestiti, quello che le apparteneva.
Ritornerà, pensiamo, nella poesia.
Su questi “bei fondamenti” si appoggia la poesia di Mariastella Eisenberg e noi siamo coinvolti con lei nella celebrazione di questo dolore che ormai, attraverso la poesia, è già diventato un rito.
—-
Del tempo che è stato
nulla
da scorgere
in controluce
per riavvolgere
il nastro
e
cominciare da capo.
La proiezione
è finita.
 ***
La bellezza dell’oltre
cancellata
dalla cattura
che la terra ha fatto di te
continuamente
affiora:
sei soltanto
passata dall’altra parte
dall’altra parte della terra
tu
pensierosa e solare
colmi
il petto e gli occhi
di erbe e fiori
ora
sudario di terra.
Si è capovolto
il mondo,
tutto qui
e
sono rimasta
dalla parte sbagliata.
*** 
Se
nominare
è
far essere ciò che si nomina
nominerò
te
in continuazione
finché
avrò fiato
e
così
il tuo nome
non si potrà perdere.
***
Ragazza era l’estate
e luminosa
tu
avevi
già
profumo di novembre
e
così
d’improvviso
è invecchiata
l’estate.
 ***
Icaro
Forse
anche
Icaro
ebbe una madre:
pianse le ali bruciate dal sole
di figlio imberbe.
 ***
Jan Palach
S’è bruciato
su fornello
da nessuno spento
cibo
buono
di madre premurosa.
Studente modello
questo figlio
– correva il 1969 —
laddove
carri armati
schiacciavano
speranze.
S’è bruciato
su una piazza
piazza San Venceslao
mentre
una madre
aspettava
preparando
cibo
buono.
Quando seppe
tacque
per sempre

cucinò
mai più.
Kladiva
ebbe parole per te
parole della storia
dell’Università
per uno studente bravo.
Tua madre
no
toccare parole per te
le fu impossibile.
 
***
Astianatte
Andromaca
Astianatte
pianse
non
lo stupro
del vincitore
le rincrebbe
non
l’onta
della schiavitù
l’avvilì:
impietrato
divenne
il cuore
per
le piccole ossa
calcinate
al sole
per
gli occhi
cibo
dei rapaci
per
il piccolo sesso
sconciato
dai rovi.
Silente
urlo
lacerava
le viscere
prive
del frutto
d’Ettore
Andromaca
varcava
ogni giorno
il confine.
Tra la notte
e
la luce
moriva
per le piccole mani
all’aria
artigliate.
da: Madri vestite di sole, di Mariastella Eisenberg, Prefazione di Giampiero Neri, Nota d’arte di Andrea Renzi Interlinea,  euro 14.

Mariastella Eisenberg, napoletana, ha dedicato un tempo della sua vita alla scuola come docente e dirigente. Da sempre coltivava la passione per la scrittura, cui sta dedicando questo tempo della sua esistenza. Ha pubblicato due romanzi: un primo, Sara (Guida, Napoli 2005), e un secondo – dalla struttura un po’ anomala – dal titolo Chiedi alle mani (Sovera, Roma 2009). Ha pubblicato inoltre le sillogi poetiche Alfabetando (L’Aperia, Caserta 2010) e Cantico nella parola svelata (La Compagnia dei Trovatori, Napoli 2013). Numerosi racconti e testi poetici sono usciti su riviste e in antologie; collabora saltuariamente con testate giornalistiche. Si occupa nel sociale di volontariato da anni: è membro del Direttivo dell’Associazione Spazio Donna contro la violenza e il femminicidio, del Direttivo del Clabarc (Comitato abbattimento barriere architettoniche), dell’Anf (Ass. Neurofibromatosi) per la ricerca sulle malattie genetiche rare; è stata, inoltre, componente per un triennio della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Caserta e collabora con le Piazze del Sapere della città di Caserta.
 

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