Non ci sarà nessuna asta per il terzo manoscritto dell’Infinito di Giacomo Leopardi, riemerso recentemente da un archivio privato in provincia di Macerata.
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L’autografo della più celebre poesia italiana è stato ritirato nel pomeriggio di oggi, mercoledì 25 giugno 2014da Fabio Massimo Bertolo, banditore dalla casa Minerva
Auctions di Roma, un minuto prima che il lotto fosse messo in vendita a Palazzo Odescalchi, durante la sessione dedicata ai manoscritti e ai libri antichi.
La versione sconosciuta dell’Infinito è stimata 150 mila euro.
Il ritiro dall’asta consentirà di avviare una trattativa privata per l’acquisto del manoscritto leopardiano, come ha auspicato l’assessore alla Cultura della Regione Marche, Pietro Marcolini, probabilmente grazie ad una cordata tra pubblico e privato, facendolo restare in Italia.
L’autografo, che sarà ora al centro della trattativa, è una copia della poesia direttamente realizzata da Leopardi nel 1821-22, in prossimità del viaggio del poeta a Roma, da lasciare a Recanati come copia di lavoro nel caso in cui fosse successo qualcosa al quadernetto degli Idilli, che portò con sé nella capitale. Si tratta di una riscrittura fedele, incluse le varianti e le correzioni apportate al testo base, che testimonia una straordinaria e per certi versi poco nota attenzione di Leopardi alla stratificazione del testo.
Oltre a quello ritirato dall’asta, esistono altri due autografi dell’Infinito assai fanosi: quelli di Napoli e di Visso; e proprio quello partenopeo sembra fortemente imparentato con quello recentemente riscoperto nella collezione privata marchigiana.
L’accurata analisi grafologica condotta dall’equipe di Marcello Andria, curatore per diversi decenni delle carte leopardi ane della Biblioteca Nazionale di Napoli e dunque la massima autorità in materia, non lascia dubbi sul terzo autografo dell’Infinito: la sua dettagliata indagine arriva a concludere che la mano è senz’altro quella di Giacomo per grafia, inchiostro e carta usata.
Uno studio scientifico sulla scoperta comparirà sulla rivista “Rassegna della Letteratura Italiana”, a firma della professoressa Laura Melosi, titolare della Cattedra Giacomo Leopardi dell’Università di Macerata e membro del Comitato scientifico del Centro nazionale di studi leopardi ani di Recanati.
L’INFINITO
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
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