Marco Amendolara, "Il corpo e l'orto"

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Marco Amendolara è nato a Salerno nel 1968. Poeta, critico letterario e d’arte, traduttore di poesia latina. Laureato in Filosofia e in Lettere moderne, ha svolto un’intensa attività pubblicistica collaborando a vari periodici e quotidiani, fra i quali “Il giornale d’Italia”, “Il Mattino”, “Caffé Michelangiolo”, “L’area di Broca”, “Frontiera immaginifica”.
Nel 1984 pubblica il saggio sulla teoria della poesia “La musa meccanica”, (Ripostes, Salerno-Roma), con lo pseudonimo di Omar Dalmjró, testo riedito nel 1994 con minime varianti, aggiunte, omissioni, con Pellicanolibri, Roma.

Altri lavori critici: “Allegoria di Oscar Wilde” (Ripostes, 1987), ancora con lo pseudonimo di Omar Dalmjró; “Indagine su Oscar Wilde” (Ripostes, 1994); “Taverne e fantasmi” (Edizioni dell’Oleandro, 1996); “Apparizioni a mezzogiorno. Interventi sull’arte contemporanea”  (Tesauro e La Fabbrica Felice, 1999); “Tinture disumane. Arte mista ad altro”, (id., 2001); “Doppio Magna. Arte e scrittura in Soffici, Savinio, De Pisis”, Cremona (id., 2002); “Parole variopinte” (id., 2004); “La tentazione poliedrica. Artisti-scrittori del Novecento”, a cura di Mario Fresa, (id., 2010).
Le raccolte di prose e aforismi: “Tetralogie”, (Ripostes 1986 ) come Omar Dalmjró;
“Mani addosso” (La Fabbrica Felice, 1998); “Vascelli, tatuaggi, selve e saette” (Marocchino Blu, 2002).
I libri “Catulliane e altre versioni”, (Tesauro e La Fabbrica Felice 2002); “Carmi taroccati. Contraffazioni, trucchi, simulazioni”, (Ripostes 2003) e “L’alfiere amoroso”, (Ripostes 2004), raccolgono il suo lavoro di traduttore.
Ha curato, inoltre, volumi su Lewis Carroll, Contessa Lara, Remigio Zena, Giovanni Camerana, Georges Simenon.
In poesia ha pubblicato: “Rime amare”, in AA.VV., “Festa delle idee”, a cura di Ugo Marano,
(Capriglia, 19844; “Rimmel”, (Extravagantes, Ravello 1986). Queste due opere, come Omar Dalmjró. “Mesteri di Seymour”, (Altri Termini, Napoli, 1989);  “Fogli selvatici”, con Ugo Marano, (La Fabbrica Felice, 1993); “Epigrammi”, (Nuova Frontiera, Salerno 2006); “La passone prima del gelo”, Antologia di poesie e traduzioni, (Ripostes e Marocchino Blu 2007); “L’amore alle porte” (Plectica & Bishop, Salerno, Giffoni Sei Casali 2007); “La bevanda di Mitridate” (Marocchino blu 2008).
Muore di sua volontà, a Salerno, il 16 luglio 2008.
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Poesie 2005-2008
Gridano breve tempus, con inflessione
dialettale i passeri, esotica
i canarini, verde e grigia
le piante;
cruda grottesca gli animali
della terra.
Come se il destino
dicesse “gli altri,
li salviamo”:
sono io a morire, io,
anche sperando
che non avverrà mai.
Breve tempus, li imito,
e già le labbra svaniscono,
le ossa squarciano la carne
ed emergono alla luce.
Ti cercavo implacabilmente,
L’avrei fatto anche
se non fossi esistito.
Invece il mondo è la Tua
lettera rubata:
sei talmente manifesto,
che gli sguardi
non Ti indovinano.
*
I piedi non indovinano
la terra, e la tua mente
ti illuminava a intermittenza,
come un mirabile neon consumato.
Rovinando formulavi
una domanda vana.
Rimorso o minaccia, lo sguardo
colpiva per annullare
papaveri, centocchi, serpilli.
Nessuna dolcezza
e deserti i dintorni della persona.
*
Guardami, il mondo si è consumato,
il freddo ha rovinato ogni presenza;
e se anche il dolore, l’ansia,
il terrore, non altro che illusioni?
Parla il tuo sguardo, senza ingorghi
di punteggiatura.
Tanti brividi nel corpo:
non conta che cosa abbiamo fatto,
se vuoi credere contro
ogni evidenza,
fino a ingannarti.
*
Lo sguardo, due coltelli, luce in buio.
Coincidi veramente con il tuo corpo,
o sei altro, sei in altro,
e non lo sai?
*
Fu quella sola volta,
seduto al tavolo,
che avesti la sensazione
di vivere sempre,
finché il vino rimase
nel bicchiere.
Dopo, un sapore di ferro
e di sangue invase la bocca,
ti assediò,
e i fantasmi continuarono
una losca frequentazione.
*
Quando non hai corpo ti conosci meglio,
scorre e dice l’acqua
mentre si specchia in te;
quando non sei corpo
susciti ogni meraviglia
e, meravigliato, sei sbigottito
della conquista.
La natura ti annulla,
è niente,
e tu sei natura.
*
Era tutto orto, lo spazio
che ti abitava:
le radici, le piante, le acque
che sgorgavano piano e formavano
piccole pozze; i vari volatili;
gli alberi, più lontano: nespoli, fichi,
e oltre, la vigna.
Una lieve follia entrava in te,
corpo di molte presenze.
*
Tutto questo freddo da quando
sei nato; forse è la fine
che viene a liberarti, si spera
nel segno della salvezza.
Per il resto, conviene fingere
ogni smargiassata, adottare
comportamenti da gaglioffo,
per illudersi che questa misera
presenza non scompaia del tutto.
*
Vorresti abbandonare il corpo
rimanendo in vita, adesso che fiamme
maestose, misterose insidiano
ogni capillare, ganglio, fibra
e consumato il senso della gioventù
avanza inequivocabile, odiata e necessaria,
la maturità.
il-corpo-e-lorto-188645Estratto da “Il corpo e l’orto”, Poesie 2005-2008, di Marco Amendolara, Postfazione di Renzo Paris, Edizioni La vita Felice, 2014, euro 10,00
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L’autore aveva già ordinato queste poesie in vista di una pubblicazione, che si è realizzata nel 2014, per volontà dell’Associazione Marco Amendolara.
Un libro che vale la pena di leggere. Siamo di fronte a un poeta vero, un critico, un traduttore. Il titolo del libro richiama un’opera compatta, un unico corpo poetico. Amendolara recupera qui la grande tradizione, a cominciare da Virgilio.
(Luigia Sorrentino)

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