Visti da fuori. La poesia italiana oggi in Europa
Nuova corrente n. 153, a cura di Damiano Sinfonico e Stefano Verdino, Interlinea 2014 (euro 25)
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Nelle pagine della rivista “Nuova corrente” il lettore si confronta con punto di vista sulla poesia che è originale e intrigante: quello della partita di import-export, per rispondere a una domanda che è ancora aperta: qual è l’immagine che ha la poesia contemporanea italiana all’estero, fuori dei suoi confini culturali e linguistici?
È un argomento interessante quanto inesplorato, soprattutto in un quadro comparativo, che “Nuova corrente” affronta presentando per campionatura una serie di prospettive dalle principali altre aree culturali e linguistiche occidentali: francese, inglese, spagnola, portoghese, tedesca. Nell’insieme di questa foto di gruppo si possono istituire affinità e differenze nei vari tragitti, che qui vengono esperiti da italianisti d’Oltralpe, principalmente non italiani, che operano da anni a Parigi, a Madrid, a Lisbona, a Berlino, in Inghilterra.
PREMESSA DI STEFANO VERDINO
Per nuova corrente fare periodicamente il punto sulla poesia contemporanea italiana è una costante. Per lo meno trentennale: dai fascicoli sulla poesia del 1982 che accanto a saggi critici proponevano un’antologia di giovani poeti (si trattava di Nanni Cagnone, Cesare Greppi, Milo De Angelis, Cesare Viviani, allora trentenni e quarantenni già editi e degli inediti Marco Ercolani e Giuseppe Marcenaro), “scremati”, così per dire, dalla consueta folla di voci e regesti in campo.
Accompagnavano i due fascicoli delle Tavole bibliografiche, intese come una sorta di mappa d’orientamento nel territorio sempre un po’ confuso della poesia, perché non adeguatamente dissodato da autorevoli investigazioni critiche e scansioni antologiche. Successivamente ci sono state molte altre puntate o di carattere monografico (i fascicoli dedicati ad Antonio Porta nel 1986, Giudici nel 1997, Zanzotto nel 2000, Luzi nel 2007, Caproni e De Signoribus nel 2012) o di quadro antologico, come l’antologia Nuovi poeti italiani allestita da Paolo Zublena nel 2005 (con testi di Vitaniello Bonito, Edoardo Zuccato, Rosaria Lo Russo, Stefano Raimondi, Marco Berisso, Nicola Gardini, Andrea Inglese, Giovanna Frene, Andrea Raos, Marco Giovenale, Elisa Biagini, Laura Pugno, Florinda Fusco, Flavio Santi, Alessandro Di Prima, Massimo Sannelli, Andrea De Alberti, Paolo Maccari, Massimo Gezzi); per non dire di alcune ‘primizie’, tra cui mi piace ricordare nel 2003 per il fascicolo in parte commemorativo (mezzo secolo di “nuova corrente”) una serie di inediti assoluti con i poeti amici della rivista (Luzi, Zanzotto, Giudici, De Giovanni, Greppi, Cagnone, Viviani, De Angelis, De Signoribus, Ercolani).
Ma un altro punto di vista – sempre connesso all’orizzonte poesia – che ci è sembrato più volte intrigante è quello della partita, per così dire, di import-export, osservando – ad esempio – quanto di rilevante stava accadendo nella corrente poesia occidentale, ospitando di volta in volta rassegne sulle diverse aree culturali (inglese, americana, francese, sudamericana, tedesca, ecc.) e prospettive monografiche in specifico (su Jacques Roubaud nel 1996 e su Geoffrey Hill nel 2002).
Per questo periodico e ricorrente appuntamento abbiamo un po’ intrecciato le due linee (nazionale – internazionale) in relazione ad una domanda che non ci sembrava soddisfatta dalle diverse interrogazioni che sono fatte allo stato della poesia: qual è l’immagine che ha la poesia contemporanea italiana all’estero, fuori dei suoi confini culturali e linguistici?
Ci è sembrato un argomento interessante quanto inesplorato, soprattutto in un quadro comparativo, che presenta – ovviamente per campionatura – una serie di prospettive dalle principali altre aree culturali e linguistiche occidentali: francese, inglese, spagnola, portoghese, tedesca. Nell’insieme di questa foto di gruppo il lettore potrà istituire affinità e differenze nei vari tragitti, che qui vengono esperiti da italianisti d’oltralpe (principalmente non italiani), che operano da anni a Parigi, a Madrid, a Lisbona, a Berlino, in Inghilterra.
Naturalmente la principale mediazione di tutto questo è l’antologia, che fin dall’antichità è strettamente congiunta al destino della poesia, anche in questa partita estera. Per questo ci è sembrato utile offrire in merito una riflessione quale ci è offerta dal saggio di Giancarlo Alfano, così come – sempre preliminarmente – prospettare un analoga riflessione sullo statuto della poesia, non in termini ontologici, ma in ambito operativo nel nesso che ogni autore istituisce come intenzionalità nei confronti dei testi e dei contesti, con una significativa rivisitazione dell’obsoleta nozione di poetica, quale qui prospetta Damiano Sinfonico. Se queste possono considerarsi come premesse, anche metodologiche, al nostro ‘visti da fuori’, a mo’ di postille dobbiamo considerare l’intervento sui blog di Samuele Fioravanti, che ci rendiconta da una mossa e mutante aggregazione per gran parte poco definita, e la breve antologia-proposta curata da Sinfonico, nei termini ‘stretti’ (pochi nomi), cari alla tradizione di nuova corrente, due modalità (i blog, l’antologia) – tra tradizione e novità testuale – poste qui quasi in contrappunto.
Non molti anni fa (nel febbraio 2009) un grande amico della civiltà italiana come José Saramago, annotando sconfortato l’”incubo” civile dell’Italia che poteva osservare da Lisbona, si augurava il recupero dell’”esaltante spirito verdiano che è stato, un tempo, la sua migliore definizione”. E’ un augurio per me molto condivisibile e spero sia possibile che alcuni siano contagiati da quello spirito; in ogni caso è un segno di attenzione che da fuori ci viene rivolto, lo stesso si ritrova nelle pagine di questo fascicolo, un segno forse non inutile di cui prendere consapevolezza.