Maurits Cornelis Escher

 
Escher 3[1]Nota di Silvana Lazzarino
Sequenze geometriche dove segni grafici descrivono con eleganza rappresentazioni reali, oniriche legate all’universo esterno proprio dei volti della natura e all’universo interiore nel suo rapportarsi ai processi esistenziali, attraversano l’opera di Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden 1898- Laren 1972), incisore e grafico olandese di raffinato gusto e sorprendente originalità. L’interesse per le grandi teorie di inizio Novecento quali quella della relatività e lo sviluppo della psicanalisi, oltre alla vicinanza di un padre ingegnere e diverse discussioni con fisici e matematici hanno suscitato in lui un nuovo modo di osservare la realtà circostante cercando di coglierne gli aspetti scientifici e metafisici.
Alla sua opera che descrive l’incontro di universi culturali apparentemente inconciliabili, ma che lui riesce ad armonizzare in una dimensione artistica unica e senza eguali, è dedicata una suggestiva mostra antologica a Roma presso il Chiostro del Bramante dal 20 settembre 2014 fino al 22 febbraio 2015.
L’esposizione Escher, curata da Marco Bussagli, prodotta da DART Chiostro del Bramante e Arthemisia Group, ripercorre attraverso più di 150 opere – provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e istituzioni nazionali, l’iter dell’artista dagli esordi alla maturità.
EschermanoLe opere provenienti tra gli altri dalla M.C. Escher Foundation e dalla Collezione Giudiceandrea creano suggestioni visive attraverso un attento studio di rapporti tra spazio e profondità. Escher invita ad un nuovo modo di osservare la natura e il suo paesaggio mediante un punto di vista diverso tale da far emergere in filigrana quella bellezza della regolarità geometrica che talora diviene magia e gioco.
L’arte di Escher infatti presenta contaminazioni del pensiero scientifico che diventa punto di partenza per una lettura simbolico matematica del contesto esistenziale in cui le geometrie in evoluzione nello spazio e i disegni periodici diventano protagonisti.
Attraverso le opere con cui Escher traduce i principi della relatività, della creazione e della relazione tra piani e spazio, il visitatore entra negli universi legati alla natura, ai paesaggi, alle architetture e ai mondi onirici interiori dello stesso artista che ha saputo dar vita a forme geometriche in continuo divenire elaborando una spazialità nuova entro cui le stesse geometrie creano ritmi armonici ed equilibrati proprio come equilibrato e perfetto è l’universo matematico.
In questa elaborazione Escher ha fatto propri certi riferimenti artistici dal rigore figurativo di Albrecht Durer, agli spazi aperti di Giovan Battista Piranesi, per toccare l’idea di una linea avvolgente e armoniosa propria del Liberty, fino ad arrivare a alla forza dinamica del Futurismo e ad una trasfigurazione della realtà propria del movimento Surrealista.
Escher. 2. jpgIl percorso della mostra offre l’occasione di seguire lo sguardo di Escher che prende le mosse dall’osservazione diretta e puntuale della natura sull’onda del fascino che esercitò su di lui il paesaggio italiano nei suoi viaggi a Roma, Firenze, Ravello e in particolare quello della campagna senese e di Troppa, senza dimenticare la Sicilia, per poi passare ai luoghi più grigi della Svizzera e dell’Olanda dove iniziò ad indagare l’aspetto astratto dei fenomeni naturali. Il suo sguardo ha catturato non solo le meraviglie offerte dagli scorci del nostro paese, ma anche le piccole realtà naturali: dai soffioni agli scarabei, dalle foglie alle cavallette, dai frattali ai gechi. Ogni presenza naturale animata e inanimata, per lui era come una straordinaria architettura naturale: egli riusciva a cogliere la realtà del reticolo geometrico dietro le cose da cui partire per poi successivamente dare forma a visioni interiori. Da una rappresentazione diretta e realistica ella realtà si passa a scoprire un orizzonte legato alle immagini interiori dell’artista con cui sono descritte architetture, prospettive e spazi in cui l’effetto ottico gioca un ruolo fondamentale. L’organo deputato alla visione è l’occhio che ricorda per Escher la rotondità della Terra, il ciclo della creazione senza inizio né fine: ogni aspetto in natura rimanda alla rotondità della sfera e l’occhio permette di esplorare i misteri del creato. Ed è proprio il suo occhio che l’artista ha voluto riprodurre in una famosa litografia ingrandito fino all’eccesso in cui è riflesso il motore da cui dipende l’esistenza: un teschio simbolo della caducità della vita.
Accanto alle costruzioni geometriche disegnate ponendo attenzione ai più piccoli dettagli ed ai particolari, sono i paesaggi illusionisti, le prospettive invertite che talora creano spaesamento e ambiguità nella lettura delle stesse opere.
Escher 1.jpgPoesia, matematica e alchimia sembrano impadronirsi di queste visioni e apparizioni mentali in cui ricreare un proprio universo interiore, dove recuperare un possibile specchio della natura riletto sotto una nuova luce quella delle rappresentazioni metafisiche in cui geometria e ripetitività coniugano eleganza e razionalità. In questa ottica vanno lette opere quali: Ex libris (1922), Scarebei (1935), e le suggestioni paesaggistiche legate a Tropea di Santa Severina (1931).
L’universo descritto da Escher denso di gioia e dinamismo, costellato di raffigurazioni di mondi impossibili, esplora con entusiasmo lo spazio circostante con le sue diverse disposizioni dove geometrie interconnesse sviluppano via via forme in costante cambiamento in cui la bidimensionalità si interseca con la tridimensionalità. A sottolineare questa ricerca sono anche Mano con sfera riflettente (1935), Tre sfere (1945), Relatività (1953), Convesso e Concavo (1955), Nastro di Mobius II (1963), Altro mondo II, oltre ai numerosi disegni.
Un percorso in cui non mancano riferimenti alle ricerche della Gestalt (corrente sulla psicologia della forma incentrata sui temi della percezione), le implicazioni matematiche e geometriche della sua arte, le leggi della percezione visiva e l’eco della sua opera nella società del tempo.
L’esposizione presenta una sezione in cui la sua opera è messa a confronto con quella di artisti a lui contemporanei e successivi che da lui hanno tratto ispirazione e riferimenti stilistico linguistici: accanto a Marcel Duchamp e Giorgio de Chirico, sono Giacomo Balla e Luca Maria Patella.
Stando alle sue parole il mondo in cui viviamo malgrado tutto si presenta ordinato, forse perché ogni aspetto della realtà non è altro che l’espressione di una rappresentazione di forme geometriche apparentemente invisibili. Il percorso artistico di Escher, la cui mente è come sospesa tra scienza e misticismo, intreccia il linguaggio dei numeri, della geometria, della percezione spaziale tra reale e virtuale, aprendo ad una percezione visiva innovativa che propone una chiave di lettura originale e nuova con cui affacciarsi al mondo.
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ESCHER
Roma Chiostro del Bramante
dal 20 settembre 2014 al 22 febbraio 2015
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
 

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