Dalla Prefazione di Anna Maria Farabbi
“Mi sono fermata tra le pepite di Damizia per l’originalità della forma: segmenti narrativi, strappi di prosa essenziale e nitida si intrecciano come fi-lamenti di trame esistenziali.
Ciascuno è appeso significativamente al vuoto vasto della pagina, con un nero minimo di parole, sufficienti a tracciare le impronte di un individuo, di un passeggero, di un transito. Il guscio narra-tivo dei testi include una polpa poetica, una scansione interna poetica, respiri, pause, accenti, toni, cromatismi, scelte sintattiche versificatorie.
Eppure consonanti e vocali si distendono su un piano orizzontale da margine a margine, come se si dovesse congiungere nella lettura e nella scrittura una sponda all’altra, come se le parole in fila indiana dovessero necessariamente posarsi sul piano, per consegnarci forse un senso più realistico, una forza oggettiva, estranea a ogni caduta sentimentale.”
Celestina C.
Oggi è ressa al nostro camposanto, arrivano due bare. Un vecchio stanco, di quasi novanta anni, che da lungo tempo giaceva e si spegneva.
Un bambinetto schiacciato da una macchina mentre, i capelli al vento, correva e rideva.
Enrica B.
Albeggia. Il mondo stamani è pieno di pioggia.
Carletto N.
A ogni ora del giorno e della notte piombavano in casa arraffando ogni cosa e spaventando i bambini, mentre io mi rompevo le ossa su quella poca terra.
Per non dargli la scrofa, mi feci ammazzare di botte.
Paolo D.
Due giorni a piedi e una notte al bivacco lanciando cori ai monti Simbruini, fino alla chiesa della Trinità.
E cantavamo Viva la Santissima con la violenza di Bandiera Rossa.
___
Tarcisio Damizia è nato nel 1934 a Serrone (FR), dove risiede.
Tra le sue passioni: il teatro e la pittura. Nel 1972 ha ricevuto il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per una sua commedia inedita.
Questa è la sua prima pubblicazione.