IN MOSTRA A MILANO A PALAZZO REALE DAL 18 OTTOBRE 2014
Nota di Silvana Lazzarino
“Non si era immedesimato nella natura, aveva immedesimato in se stesso la natura, l’aveva obbligata a piegarsi, a modellarsi secondo le forme del proprio pensiero, a seguirlo nelle sue impennate, addirittura a subire le sue deformazioni”. Con queste parole lo scrittore francese d’avanguardia Octave Mirbeau definisce il malessere, l’angoscia e la tensione esistenziale, riflesse e proiettate da Vincent Van Gogh nella sua opera.
A ripercorrere questo difficile rapporto con la realtà e in particolare tra l’uomo e la natura, vista, percepita da Van Gogh nei suoi orizzonti più oscuri, silenziosi, realtà che sfugge diventando inconciliabile con la stessa esistenza, è la mostra che si aprirà il prossimo 18 ottobre 2014 a Milano presso Palazzo Reale, visibile fino all’8 marzo 2015.
Le opere più belle e suggestive di questo artista, tra i più famosi al mondo, tornano a distanza di 62 anni a Palazzo Reale dove il 22 febbraio del 1952 si era aperta la prima grande esposizione monografica a lui dedicata in Italia. La stampa di allora riportò giudizi e commenti entusiasti da parte della critica e del pubblico letteralmente in delirio di fronte ai dipinti di Van Gogh per la maggior parte provenienti da dal Kröller-Müller Museum di Otterlo.
Promossa dal Comune di Milano – Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale di Milano, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, con il patrocinio dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma, l’esposizione Van Gogh. L’uomo e la terra presenta più di cinquanta opere provenienti, oltre che dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, anche dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dal Museo Soumaya-Fundación Carlos Slim di Città del Messico, dal Centraal Museum di Utrecht e da collezioni private normalmente inaccessibili.
L’esposizione curata da Kathleen Adler, propone una lettura inedita dell’opera di Van Gogh centrata sulle tematiche legate all’Expo 2015 quali la terra e i suoi frutti, la vita rurale e agreste e l’uomo al centro del mondo reale descritte con intensa partecipazione emotiva da questo straordinario artista olandese tra i più famosi di ogni tempo.
Questi straordinari dipinti che descrivono il paesaggio rurale e il mondo contadino, accompagnano il visitatore con gli occhi e la mente attraverso gli stati d’animo dell’artista a percepire i suoi tormenti interiori dove si addensa l’ombra dell’angoscia raramente rischiarata da squarci di luce in cui recuperare serenità. Un percorso che individua e mette a fuoco il complesso rapporto tra uomo e natura, la fatica del vivere e la bellezza del paesaggio, entrando da vicino nelle sfumature del dramma esistenziale di Van Gogh.
Nato a Groot Zundert nel1853, spirito tormentato in conflitto con se stesso e gli altri, Van Gogh si è trovato a vivere in un clima difficile a partire dall’ambiente famigliare dove i rapporti non erano affatto facili, così come sofferti e impossibili erano i suoi legami con le donne. Ansia e angoscia hanno sempre accompagnato il suo doloroso percorso esistenziale: un percorso di solitudine e tormenti che lo hanno sempre più fatto sentire escluso dalla società; aspetti che lo hanno portato ad interrogarsi sul significato dell’esistenza e del proprio essere nel mondo. Prima commerciante d’arte, poi predicatore come missionario fra i minatori del Borinage, a trent’anni finalmente trova la sua strada nella pittura, che diventa strumento per dar voce alle sue inquietudini. Pittore per necessità non per vocazione, porta avanti una tecnica tutta personale in grado di dare forma e corpo al proprio orizzonte immaginario dove la realtà è trasfigurata in funzione delle proprie percezioni interiori.
Dal 1880 al 1890 anno della sua morte prematura per suicidio con un colpo di rivoltella nei pressi di Auverse, Van Gogh lavora intensamente realizzando un elevatissimo numero di opere (più di 850) mostrando una personalità ed uno stile libero di esprimersi secondo i ritmi dei diversi stati d’animo. Così dalla visone trasfigurata della realtà emerge un agitato e complesso mondo interiore quale espressione dell’angoscia esistenziale. Un modo soggettivo di percepire la realtà di cui esprime non tanto fatti e situazioni, quanto il significato umano e le emozioni. Sono, infatti gli uomini, specie gli umili ad interessarlo coi loro problemi e le angosce di ogni giorno. Ed è da qui che inizia la sua indagine esistenziale. Nel periodo olandese Van Gogh sulla scia di Dammier e Millet guarda al problema sociale: al centro dei suoi quadri è la disperazione dei contadini con il duro lavoro le fatiche, descritte attraverso toni cupi e contrasti di luci e ombre. Successivamente nell’interludio parigino dove resta colpito dagli impressionisti ed entra in contatto con alcuni fra gli artisti d’avanguardia quali Tolouse Lautrec, abbandona i temi sociali e scopre la bellezza dei colori che acquistano toni più violenti e vibranti. E’ ad Arles in Provenza a contatto con nuovi ambienti e spazi che Van Gogh trova il suo “oriente” dai colori brillanti e accesi.
Al centro di questo percorso sono la sua indagine sulla vita e le mansioni della tradizione agreste con il duro lavoro dei campi, tanto che i lavoratori della terra sono visti quali figure eroiche e gloriose: il suo interesse verso gli umili cui si sente affine e di cui coglie il dignitoso contegno è presente dalle prime opere realizzate in Olanda alle ultime di Arles.
Tra le opere più significative della mostra vanno citati: L’autoritratto del 1887, il Ritratto di Joseph Michel Ginoux del 1888, Vista di Saintes Maries de la Mer del 1888, e ancora Paesaggio con covoni di grano e luna che sorge 1889, Natura morta con piatto di cipolle 1889 e La vigna verde 1888; senza dimenticare i molti disegni come Testa di pescatore del 1883 e Bruciatore di stoppie, seduto in carriola con la moglie del 1883. L’aspetto armonioso e conciliante si incontra con quello sublime e imprevedibile in un’interazione che apre ad una riflessione sul senso del limite tra percezione e visione, presenza e assenza.
L’arte secondo Van Gogh deve mirare alla verità, deve divenire voce della forze profonde del pensiero, non una superficiale rappresentazione della sensazione o emozione, ma un articolato interagire di stati d’animo per una ricerca etica della stessa realtà. Una realtà mostrata come “altra” con immagini che tendono a distorcersi e deformarsi per l’accostamento stridente dei colori e l’andamento spezzato delle linee. Segni animati da una vitalità febbrile, convulsa che definiscono l’incomunicabilità fra mondo interno ed esterno, e quel senso tragico della vita avvertito dall’artista constatando il proprio limite.
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VAN GOGH
L’UOMO E LA TERRA
Palazzo Reale
Milano – Piazza Duomo
dal 18 ottobre 2014 all’8 marzo 2015