Le tre poesie inedite di Paolo Valesio, sono tratte dalla nuova raccolta di versi Esploratrici solitarie, di prossima pubblicazione. Sono, (nell’ordine cronologico della composizione): “Il ripensando“, “Certi momenti in cui“, “L’anatomia non è un destino“.
Esploratrici solitarie ha due personaggi principali, ovvero protagonisti: il Testimone e l’Idiota, (da scriversi con la T e la I rigorosamente maiscole). L’Idiota sembra collocarsi nella genealogia del Principe Myskin di Dostoevskij.
Due personaggi che però non si incontrano mai tra loro. Resta, dunque, aperta la questione, che qui non si presume di sciogliere, se si tratti del “doppio”, l’uno dell’altro.
TRE POESIE
IL RIPENSANDO
Il Testimone non sa
che cosa gli succeda in questo istante:
solo sa che desidera morire.
Desiderio ch’è doppiamente vile
perché è una sberla alla vita
(che non bisogna schiaffeggiare mai)
ma soprattutto perché dice il falso
nel medesimo istante
in cui si dichiara.
Quello infatti che lui davvero intende
è: ‘Vorrei vivere ancora
contro il possibile e il realistico
perché persiste in me la sfrontatezza
(nascosta sotto maschera di sobrietà)
che chiede in elemosina
ancora un poco di non si sa che’.
CERTI MOMENTI IN CUI
Certi momenti quando
l’Idiota, assorto, contempla
come gli accade a volte
con le braccia conserte al davanzale
della finestrina del cesso.
Guarda-non-vede l’aria sgocciolante
del casamento alto che blocca la sua vista
riequilibrando
l’umida vastità del cortile-giardino
e compensando questo ostacolo
con lo spettacolo
delle sue finestrelle e finestrone
e sgabuzzini e balconcini
dispersi pazzamente per tutta la facciata
mostrando così cicatrici
di vite e di storie edilizie:
tutt’insieme strati geologici
di colli che in tal modo
conquistano il mistero.
L’ANATOMIA NON E’ UN DESTINO
C’era un tempo che aveva delle labbra —
a volte esaltate
(tanto che, trasportato dal mascherato
egoismo dell’entusiasmo,
le sentiva fiorite),
a volte degradate
e involucrate
in avventure labirintiche.
Adesso ha soltanto una bocca:
diligentemente distesa
anzi, tirata; e pronta
al definitivo stiramento
sull’osso sottostante.
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Paolo Valesio, nato e formato a Bologna, ha trascorso la maggior parte della sua attività universitaria negli Stati Uniti, cominciando con un periodo di studio e insegnamento all’Università di Harvard. In seguito Valesio ha insegnato all’Università di New York, a Yale University (per più di un quarto di secolo) e alla Columbia University, dove conclude la sua carriera come Giuseppe Ungaretti Professor Emeritus in Italian Literature. Valesio è stato professore in visita presso varie università in Italia e all’estero, fra cui Canada e Brasile; ha tenuto seminari a Firenze, Spoleto, Recanati, Liegi, Flensburg, ed è stato Fellow del Center for the Humanities di Wesleyan University, della Fondazione Guggenheim e del Whitney Humanities Center (Yale University). A Yale, Valesio ha fondato e diretto il “Yale Poetry Group”, riunione bisettimanale di discussioni e letture poetiche (1993-2003).
Nel 1997, Valesio ha fondato e diretto la rivista “Yale Italian Poetry (YIP)”, che nel 2006 è divenuta “Italian Poetry Review (IPR)” con indirizzo presso la Italian Academy for Advanced Studies in America at Columbia University. Egli è presidente della giuria del Premio Internazionale di Poesia “Piero Alinari” a Firenze.
Oltre a numerosi articoli, saggi e racconti Paolo Valesio ha pubblicato cinque libri di critica e sedici volumi di poesia (uno dei quali, Il volto quasi umano, è stato finalista al “Premio Luzi”, e il più recente dei quali è La mezzanotte di Spoleto). Egli ha inoltre pubblicato due romanzi, una raccolta di racconti brevi, e un racconto lungo; e si è occupato della messa in scena di un suo atto unico in versi e delle versioni drammatiche di alcune delle sue raccolte di poesia. Fra altre attività, Paolo Valesio è attualmente impegnato nella composizione simultanea di una trilogia di romanzi diaristici paralleli scritti da prospettive differenti.
Nella primavera del 2013, Paolo Valesio ha fondato il “Centro Studi Sara Valesio” che svolge la sua attività presso il Museo della Città di Bologna, con sede in Palazzo Fava a Bologna.
Perche’ utilizza le parentesi?