Il canto delle Muse
Più t’amo, più la notte
sfavilla insaziata.
La tua grazia arde come frutto
agli altri uomini interdetto
e agli Dei. Ebbra di vita
ogni tua movenza
zittisce il mondo
e nella polvere dei giorni
il canto delle Muse riporta.
***
Sotto la pioggia
Sì, sì sotto la pioggia la primavera canta
come un notturno mai composto
da Fryderyk Chopin e si ubriaca
del proprio canto-canto contrappuntato
dal vento
Ma se il vento tace e la pioggia
sull’asfalto, sull’albero, sui tetti
tamburella, il suo triste notturno
canto scora e c’è chi non sa trattenersi
dal pianto
***
L’autentico demone furibondo
Sonora metamorfosi della mia persona
in una partitura inseparabile dall’idea di bellezza
Misteriosa forza forse ctonia e sinfonia
per la costruzione di un mondo
Soffio vitale dell’universo per flauti
e oboe, dialogo con strumenti a corda
Ed ecco l’autentico demone furibondo
a orientarmi eroico in un turbinio di scintille
Flusso di cosmica energia che scorre
in una rete di vasi, ma orde
di mostri che non hanno seme invadono
la scena con musiche canagliesche
Dal fango pur striato di neve fresca
istrioni pagliacci clown emergono
con sussulti effimeri per mancanza
di una forma. Sonora, rosa mia,
salvami dal flaccido sbavare, nella veggenza.
Tomaso Kemeny da “Una scintilla d’oro a Castiglione Olona”, Effigie, Milano, 2014