Nota di Stefano Serri
Una passeggiata che si fa dialogo
Traducendo Jean-Baptiste Para
Imbattendomi, all’improvviso, nelle poesie di Jean-Baptiste Para, mi sono accorto di avere di fronte un’opera (non un solo libro) coerente e equilibrata. Non vanno molto di moda la calma, l’attenzione e la costanza: ma sono queste le caratteristiche che guidano la mano dell’autore di Atlantes e la Faim des ombres. Ho intuito, nel corso della lettura prima, e della traduzione poi, una profonda fedeltà ad alcuni temi e modi: tra tutti, emerge la costante ricerca di intersezioni tra culture differenti. Per prima la classicità, che si offre in un ricco repertorio di personaggi e miti; poi l’universo russo e quello italiano: “anima russa e italiana all’unisono”, cita in “Tra il marmo e il vapore”. Senza dimenticare altri apporti, di paesi di lingua francese, fino all’antica poesia iraniana.
Ma questo crocevia di saperi non genera un dotto esercizio umanistico: al centro della maggior parte delle poesie qui tradotte si trovano persone e storie, più che aneddoti ed emblemi. Come in una galleria di erme custodite in un lapidario vivente, attraversiamo un frutteto di dialoghi orentati a stabilire “La forma esatta dell’incerto”.
L’interlocutore piò essere un bambino o uno starec, un poeta o una ragazza slava, un fratello , una sorella. E pur intercalando nelle poesie frasi in presa diretta, la versificazione non accentua asprezze e irregolarità, ma tende a una pulizia e a una sinteticità che l’uso frequente dei distci sottolinea: le immagini nitide e puntuali, sono più incise che dipinte.
Pur se popolata da numerose voci, questa passeggiata poetica si svolge spesso lontana dalla città, in una natura per lo più silenziosa dove abbondano prede e falconi, cavalli e ortiche, acque e ombre. Non siamo di frote ai riassunti di esistenze alla Spoon River, né a bozzetti impressionisti di passanti. La religione e i miti hanno posto tra le pagine (così come l’odiata Storia con “il suo muso rosa”), ma la morte, spesso presente, sembra vissua in una prospettiva esistenzialista e nell’interrogazione del volto umano.
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DIECI POESIE DI JEAN-BAPTISTE PARA’
da ATLANTES
LA LÉGENDE DELA TORTUE
Entre les arbres du verger, l’un de nous retourna la tortue
Et ce conjoint de la lenteur, ce confident de l’ombre
Chancela un moment sur l’écaille — ses pattes s’agitaient
Comme en refus du ciel, mais presque intimidées
Non, je n’invente rien, ses gestes courts
Sa nage dolente — au plus fort du péril
La confusion des herbes offrit le dénouement
Et chaque pas depuis se souvient du prodige.
TANQUAM TABULATA NAUFRAGII
De l’ovale de l’oeil au lever d’Orion
Nous retrouvons l’injure, les lanières durcies
Le point d’épreuve où l’image se fronce
Et nous donnons au vent qui nous dévaste
Trois syllabes qui s’agrègent, se désagrègent
Coureurs cloués vifs dans le bleu
L’envol d’un geai nous dictera notre âge
Quand pareils à des ombres sur le fleuve
Nous aurons la forme exacte de l’incertain.
da LA FAIM DES OMBRES
UNE LÉGÈRE FIÈVRE
Perdre ce qui aurait pu être
a laissé une trace,
un mot vacant
du côté du feuillage
où le temps s’égoutte.
L’inerte contient une vitesse
que je n’atteindrai jamais.
C’est notre chambre sur la rue.
Je voudrais regarder ton visage
à l’instant où le monde prend feu.
Mais tout ce qui est
souffre d’être traduit.
Qui pourrait séparer les ombres
pour qu’à nouveau elles connaissent l’attente ?
Le poème s’apprend
à plat ventre dans les orties.
Je sais que je dois étouffer ma voix.
TRIBUT
Car tu es comme l’eau qui chante sous la glac
comme l’air fortifiant mes jointures et mes os
C’est la nuit qui t’éclaire comme un cri répété
c’est la main qui a pris des chardons sous les langes
Et tous les noms hissés devant la rade sombre
puis tombés comme graines sur la nuque des eaux
Je suis l’enfant aux paumes tachées d’encre
une jument qui tousse au sortir du brouillard
Et je mords mon pain dans les herbes luisantes
et je dénoue l’ombre avec tes cheveux
La franchise du tabac amer, c’est ma haine de l’Histoire
son mufle rose, son café froidi, son puits de pestilence
Les lendemains sont jugulés
On jettera les cadavres dans un autre poème.
TROIS FRÈRES
Mon premier frère est sorti.
Dans le grain répandu,
dans sa tristesse indéchiffrable,
il a lu les noms d’une dynastie.
Il a gravé le sien sur l’arbre qui grandit.
Mon autre frère est resté sur le seuil,
le coeur percé d’une corne de froid.
Pour moi,
le silence et la voix
se sont aimés
comme la braise et l’encens
dans un poème qui dure
le temps que la pluie cesse.
De jour en jour les orties gagnent.
Tout scintille dans la paume du monde.
da OÙ LUISENT LES LOUTRES
Les femmes de l’île autrefois nous l’ont dit.
— Si la rose un peu s’enneige, si la neige un peu rosit,
ne romps pas les liens de patience.
Sois dans cette vie
comme une larme sur un cil
et jamais ne daigne
alourdir ta naissance.
Ton extinction recevra douceur
de ta clarté : une lampe de nuit
dans un couloir vide.
da L’INCONCEVABLE
Le coeur de l’enfant est petit comme un oeuf orné de lettres noires.
Il sent que sa naissance est une chose étrange, que le monde est sans bornes
Au-delà des montagnes, et que l’eau fraîche qu’il boit dans sa paume
Abreuve aussi les bêtes, les plantes, jusqu’au dernier geste
Où l’on asperge le corps sans ombre d’une grand-mère
Parée du surtout de soie mauve qu’elle portait au jour de ses noces
Et qui ressemble à une fleur séchée dans la grande caisse
Que l’on cloue maintenant sous les pommiers sauvages.
*
Au lendemain des funérailles, on commence à pétrir.
Le rituel du deuil exige que l’on cuise du pain.
La famille distribuera cette manne dans le village et les bergeries.
Des yeux rougis de sa mère, une larme tombe dans la farine.
Sur la chemise de son père, la sueur forme une croûte salée.
« Et s’il y avait autant de miches dans le four que de mots dans un livre ?
Alors j’écrirai un livre et ce sera mon offrande », dit l’enfant.
da AU CIEL DES STEPPES
D’où vient le vent vient aussi le bonheur
La terre est sanglée de sentiers infinis
Le matin m’enveloppe de sifflements d’oiseaux
L’ombre qui tourne broie le bleu du futur
*
Toutes les villes inconnues
J’y marchais comme dans un champ de lin
Ou comme on tourne autour de l’immeuble
D’une femme qui nous quitte
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da ATLANTI
LA LEGGENDA DELLA TARTARUGA
Tra i tronchi del frutteto, uno di noi voltò la tartaruga
E questa sposa della calma, questa sorella d’ombra
Barcollò un istante sullo scudo – zampe in aria
Come negando il cielo, ma quasi con timore
No, non invento nulla, le sue minime mosse
La falcata dolente – all’estremo del pericolo
Nel disordine dell’erba ha fine questa favola
E d’ora in poi ogni passo non scorderà il miracolo.
TANQUAM TABULATA NAUFRAGII
Nell’ovale dell’occhio al levarsi d’Orione
Ritroviamo l’ingiuria, le corregge indurite
Il cardine dove l’immagine increspa
E allora diamo al vento che ci devasta
Tre sillabe che s’aggregano, si disgregano
Corridori inchiodati vivi all’azzurro
Una ghiandaia in volo guiderà il nostro tempo
Quando simili alle ombre sopra il fiume
Avremo la forma esatta dell’incerto.
da LA FAME DELLE OMBRE
UNA LEGGERA FEBBRE
Perdere ciò che avrebbe potuto essere
ha lasciato un segno,
una parola mancante
accanto al fogliame
dove sgocciola il tempo.
L’inerte ha dentro un’energia
che io non raggiungerò.
È la nostra stanza sulla strada.
Vorrei guardare il tuo viso
nell’istante che il mondo s’incendia.
Ma tutto ciò che esiste
se lo traduco soffre.
Chi potrebbe separare le ombre
perché di nuovo conoscano l’attesa?
La poesia si impara
stesi sul dorso tra le ortiche.
So che devo soffocare la mia voce.
TRIBUTO
Perché tu sei l’acqua che canta sotto il ghiaccio
aria che mi rafforza tendini e ossa
È la notte a illuminarti come un grido ripetuto
la mano ti ha tolto dalle fasce i cardi
E tutti i nomi issati sulla radura scura
caduti come semi sulla nuca delle acque
Sono il bambino dai palmi tinti d’inchiostro
giumenta che tossisce se s’alza la nebbia
E mordo il mio pane tra erbe luccicanti
e dipano l’ombra con i tuoi capelli
Franco tabacco amaro è il mio odio per la Storia
il suo muso rosa, il caffè freddato, il pozzo della peste
I nostri domani sono strozzati
Ne getteranno i cadaveri in un’altra poesia.
TRE FRATELLI
Il mio primo fratello è uscito.
Nel grano sparpagliato,
nella sua nostalgia enigmatica,
ha letto il nome di una dinastia.
Incide il suo sull’albero che cresce.
L’altro mio fratello è rimasto sulla soglia,
il cuore bucato da una cornata di gelo.
Per me,
il silenzio e la voce
si sono amati
come la brace e l’incenso
in un poema che dura
per il tempo che smette la pioggia.
Di giorno in giorno avanzano le ortiche.
Tutto brilla nel palmo del mondo.
da DOVE BRILLANO LE LONTRE
Le donne dell’isola già una volta lo hanno detto.
– Se la rosa un po’ s’inneva, se la neve un po’ si rosa,
tu non rompere i legami di pazienza.
Resta in questa vita
come lacrima su ciglia
e non provare mai
ad alterare la tua nascita.
Estinguiti con la dolcezza
della tua luce: una lampada notturna
in una corsia vuota.
da L’INCONCEPIBILE
Cuore di bimbo è un ovetto coperto di lettere nere.
Sente che il nascere gli è cosa strana, che il mondo è privo di bordi
Al di là dei monti, e che l’acqua fresca bevuta nel palmo
Abbevera pure le bestie, le piante, fino all’ultimo gesto
Quando si asperge la salma senz’ombra della nonna
Coperta da un trionfo in seta malva come il giorno delle nozze
E assomiglia a un fiore secco nella grande cassa
Che sotto i meli selvatici s’inchioda proprio adesso.
*
Il giorno dopo i funerali, si comincia a impastare.
Il rituale del lutto vuole che si cuocia il pane.
La famiglia offrirà questa manna a pastori e paesani.
Dagli occhi rossi della mamma, una lacrima va nella farina.
Sulla camicia del papà, il sudore è una crosta salata.
“E se ci fossero tante pagnotte nel forno quante parole in un libro?
Allora scriverò un libro e questa sarà la mia offerta”, dice il bambino.
da NEL CIELO DELLE STEPPE
Da dove viene il vento viene anche la gioia
La terra è allacciata da sentieri infiniti
Il mattino mi fascia di fischi di uccelli
L’ombra che ruota trita il blu del futuro
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Ogni città è sconosciuta
Ci cammino come in campi di lino
O come si gira intorno al portone
Di una donna che ci abbandona
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Da: La forma esatta dell’incerto, di Jean-Baptiste Para, KOLIBRIS EDIZIONI, 2014
Traduzione di Stefano Serri, Prefazione di Chiara De Luca
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Bibliografia e pubblicazioni di Jean-Baptiste Para
Arcanes de l’ermite et du monde, Temps actuels, Messidor, 1985
Une semaine dans la vie de Mona Grembo, MEET, 1986
Atlantes, Arcane 17, 1991
Longa tibi exilia, Éditions AEncrages & Co, 1990
O. V. De Lubicz Milosz, J-B Para, La Berline arrêtée dans la nuit, anthologie poétique, Gallimard, 1999
Anthologie de la poésie française du XXe siècle T2, Gallimard, 2000, préface Jorge Semprun
Le jeûne des yeux et autres exercices du regard, éd. du Rocher, 2000
La faim des ombres, Obsidiane, 2006
Tarduzioni
Antonio Tabucchi, Les Oiseaux de Fra Angelico, éd. Christian Bourgeois, 1989
Giuseppe Conte, Le manuscrit de Saint-Nazaire, MEET, 1989
Giuseppe Conte, Les Saisons, éd. Royaumont, 1989
Camillo Sbarbaro, Copeaux. Feux follets, poèmes traduits par Jean-Baptiste Para, suivi de “Souvenir de Sbarbaro” par Eugenio Montale, Clémence Hiver éd., 1992
Camillo Sbarbaro, Pianissimo-Rémanences, traduit de l’italien par Jean-Baptiste Para, Bruna
Zanchi et Bernard Vargaftig, Clémence Hiver éd., 1992
Cristina Campo, Les Impardonnables, traduction de Jean-Baptiste Para, Francine Martinoir et Gérard Macé, L’Arpenteur / Gallimard, 1992
Milo de Angelis, L’océan autour de Milan, Maison Écrivains Étrangers Traducteurs, 1994
Alberto Nessi, La couleur de la mauve – Il colore della malva, éd. Empreintes, 1996
Giuseppe Conte, L’océan et l’enfant, (éd. Arcane 17, 1989) Jacques Brémond, 2002
Giuseppe Conte, Villa Hanbury et autres poèmes, éd. L’Escampette, 2002
Antonio Tabucchi, Une malle pleine de gens, Essai sur Fernando Pessoa, éd. 10/18, 2002
Alberto Nessi, Algues noires – Alghe nere, MEET, 2003
Alberto Savinio, Angélique ou la nuit de mai, éd. Arcane 17, 2003
Vera Pavlova, L’animal céleste, traduit par Jean-Baptiste Para et Hugo Para, éd. L’Escampette, 2004