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In mostra a Lucca presso il Lucca Center of Contemporary Art fino al 6 aprile 2015
La dimensione umana e sociale, l’impegno politico e culturale che in pieno Risorgimento preparava gli animi all’unità d’Italia, trova un significativo riscontro nella pittura di in un gruppo di artisti denominati “Macchiaioli” moderni e ribelli alle convenzioni per il nuovo modo di accostarsi e interpretare la vita reale e spirituale.
Sorto a Firenze tra il 1850 e il 1860 il movimento dei Macchiaioli si fece interprete di un’epoca – quella tra il 1848 e il 1870- ricca di speranze, fermenti e desiderio di rompere con la tradizione, ma anche di delusioni. Considerato una semplice parentesi di passaggio tra il romanticismo e l’impressionismo, non ebbe molta fortuna al suo tempo tanto che il termine “macchiaioli” con cui erano definiti questi artisti, era utilizzato in senso dispregiativo, mentre solo molti anni più tardi la critica lo ha pienamente rivalutato sotto il profilo tecnico e contenutistico nel cogliere i valori universali dell’esperienza quotidiana.
A Lucca i Macchiaioli sono protagonisti di un’interessante mostra presso il Center of Contemporary Art, in cui viene analizzato in modo attento e analitico il ruolo che questi pittori hanno avuto nel loro tempo indirizzandosi verso un nuovo modo di osservare la realtà e di coglierne aspetti quotidiani, ordinari legati alla vita sociale, militare e alle atmosfere della campagna, attraverso uno stile e un linguaggio diretto e avvolgente. Essi si sono fatti interpreti rivoluzionari e moderni delle tensioni e trasformazioni sociali e il loro punto di ritrovo dove discutevano su come procedere per attuare questo cambiamento era il Caffè Michelangelo di Via Larga, vicino all’Accademia di Belle Arti, frequentato da giovani artisti; qui avevano infatti la possibilità di confrontarsi con i vari colleghi europei in particolare francesi.
L’esposizione loro dedicata Signorini, Fattori, Lega e i Macchiaioli del Caffè Michelangiolo. Ribelli si nasce, in corso presso il Lucca Center of Contemporary Art fino al 6 aprile 2015, si sofferma sulla modernità di questi artisti, sul loro ribellarsi a quelle regole accademiche punti di riferimento irrinunciabili per superare e andare contro ogni convenzione acquisita. Il percorso della mostra, curata da Maurizio Vanni e Stefano Cecchetto, attraverso circa quaranta opere dei maggiori esponenti del movimento: da Giovanni Fattori suo rappresentante a Silvestro Lega, da Telemaco Signorini ad Adriano Cecioni, da Odoardo Borrani a Giuseppe Abbati, fino a Giovanni Boldini e Raffaello Sernesi, solo per citare i più conosciuti, sottolinea la volontà e il tentativo da parte del movimento stesso di portare attraverso la cultura dell’arte un cambiamento effettivo nella vita del proprio paese e più in generale nella società. Il percorso proietta il visitatore attraverso le fasi principali del movimento dei Macchiaioli dalle origini alla sua evoluzione analizzando la loro ricerca sperimentale che individuava nell’uso di una luce caratteristica un modo per riprodurre il vero senza artifici.
Essi sperimentano e danno vita ad un nuovo modo di dipingere traendo spesso spunto da ciò che in quegli anni accadeva in Francia: Delacroix, Corot e la scuola di Barbizon suggeriscono nuove idee e stili per interpretare la realtà facendo del colore e della luce gli strumenti privilegiati con cui dare forma e consistenza a paesaggi, persone, animali e oggetti che animano i quadri.
La loro poetica antiaccademica, essenzialmente realista, si contrappone al romanticismo purista e moderato per orientarsi verso uno studio diretto e immediato della realtà, e in questo senso il richiamo più evidente va a Corot e Courbet il cui realismo non è altro che una pura e semplice constatazione del vero.
Le opere, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, testimoniano una ricerca di verità sia nell’uso di colori autentici, sia nella resa descrittiva di scenari e contesti umani e sociali.
Protagoniste nel definire la realtà sono le macchie di colore: macchie di colore, ma anche di chiaroscuro che la luce scandisce definendo i rapporti spaziali. Le macchie ed i toni di colore si esaltano in rapporti di luce e ombra evitando di definire i contorni delle forme che non si riscontrano nella realtà. Si tratta di un linguaggio figurativo che, attraverso la descrizione di ambienti naturali, sociali, vita quotidiana e militare, intende essere espressione di un sentire nazional popolare, come traspare da scene di battaglia, prigionieri, accampamenti, descritte con forte carica emotiva e profonda veridicità. Così accanto a Pattuglia di artiglieria e la Preghiera della sera di Giovanni Fattori, Le cucitrici in terrazza di Silvestro Lega, Bambino al sole di Luigi Bechi, si possono ammirare Giardino a Settignano di Telemaco Signorini, Interno di campanile di Giuseppe Abbati e Ritratto di Vincenzo Cabianca di Giovanni Boldini.
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MACCHIAIOLI
Signorini, Fattori, Lega e i Macchiaioli del Caffè Michelangiolo. Ribelli si nasce
Lucca- Lucca Center of Contemporary Art
Via della Fratta, 36
Fino al 6 aprile 2015
per info:
www.luccamuseum.com; info@luccamuseum.com
Orario: da martedì alla domenica 10-19
chiuso il lunedì
Grazie per diffondere l’informazione. Sono sempre rattristata quando vedo palore inglesi utilizzate invece di quelle italiane. Si puo’ benissimo dire “Centro di arte internazionale”, perche’ scriverlo in inglese? In questo modo lentamente e sicuramente sgretoliamo la nosta bella lingua. Se vogliamo essere gentili con i turisti possiamo sempre scriverlo in due o tre lingue, ma non si puo’ diventare servili. La lingua ci rappresenta e la nostra e’ particolarmente ricca.