trittico per il martirio d’Ortigia
…in fuga dall’altra terra il martirio
d’Ortigia s’accomoda
nell’angolo
in ombra della sala dove non
è traccia d’un
amore dietro i pentimenti
del pittore. se tu stemperi
sul tappeto persiano il garbuglio
dei sensi in un pomeriggio
di prima estate
sei nel triangolo della memoria
o è un miscuglio di colori quel
me e te confusi d’umori nuovi…
da: il martirio di ortigia, Manni, 2010
***
io tu
a t.
una maglietta mimetica sul
cuscino un cd la prova del tuo
esserci stato
in un crogiuolo di frangenti mi
fa scalinare
in quello spazio famigliare dove
ora non c’è più nessuno.
forse solo io tu per ascoltare
il crac delle cose
Da: sulla via di genoard, Lecce, Manni, 2007
***
la conchiglia
mi si è spezzata tra le dita oggi
la conchiglia
che portavo al collo. mi ci provo
a ricomporla
e non ne sono capace
forse ci vuole un attack speciale
e un protocollo d’intervento
ma ho paura di perdere
il rumore del mare che ascoltavo
avvicinandola all’orecchio. s’illuminano
i frantumi
sotto il led del comodino e s’attorcigliano
ancora. a sorpresa di prima mattina
tu incolli il garagòlo ridisegnando
paziente la trama della roccia bianca
che s’arrampica sul promontorio
del plemmirio. lì un tempo eri
in cima alla vetta di fronte al vecchio
faro a raccontare d’un novembre
troppo lungo finito malamente
dopo gli anni di nuotate e di tuffi
dalla costa alta (temevi d’affogare)
mentre arrostivo al sole meridiano…
***
il fachiro
stanza 9 – primo piano – economato
ci vado io – mi dici – a chiedere il permesso
per l’aldilà timbrato dall’ufficio
giusto e ritorno al di qua dell’arco
diroccato dove un labirinto di strade
mi porta in quell’anfratto. tra le quinte
pende la torre sopra le nostre pene.
nella sala d’aspetto sono un numero
-43… l’importante è il tre – mi precisa
la portantina. all’appello rispondo.
sono un fachiro che impara
a camminare sui carboni. c’è
da centrare il punto giusto… un cm
un mm più su più giù … il cerchio non
si chiude. va calibrata l’immagine
s’illumina quel raggio rosso in fondo
come un tramonto d’agosto. qualcuno
m’accarezza il dorso con la mano.
forse un bacio è di troppo nel lettino
stretta dentro il tubo sento un calore
sul fondoschiena poi un sibilo acuto…
sette il numero nuovo… ma devo attendere…
il mio caso non è chiaro
Da: la svista, Catania, A&B editrice, 2011