“La scelta di leggere ‘I limoni’ di Eugenio Montale, è stata spontanea, sentita.
In questa poesia vi sono “silenzi in cui le cose si abbandonano” come scrive Montale.
L’attrazione per la sua poetica, nasce dalle cose semplici delle quali il poeta ci ha parlato: natura, (come l’odore dei limoni, il volo degli uccelli che si disperde nell’ aria, le viuzze , i ciuffi d’erba , i ciglioni e che si accostano in maniera quasi coincidente con quelli della mia terra di origine), punti di partenza verso cui proiettare tematiche universali, interiori alla ricerca del libero volo. Il giallo dei limoni è una apertura alla vita, tanto da disfare il gelo dei nostri cuori e ricominciare dal suono della speranza, nella più alta espressione di gioia e felicità che un animo possa offrire e custodire.”
L’attrazione per la sua poetica, nasce dalle cose semplici delle quali il poeta ci ha parlato: natura, (come l’odore dei limoni, il volo degli uccelli che si disperde nell’ aria, le viuzze , i ciuffi d’erba , i ciglioni e che si accostano in maniera quasi coincidente con quelli della mia terra di origine), punti di partenza verso cui proiettare tematiche universali, interiori alla ricerca del libero volo. Il giallo dei limoni è una apertura alla vita, tanto da disfare il gelo dei nostri cuori e ricominciare dal suono della speranza, nella più alta espressione di gioia e felicità che un animo possa offrire e custodire.”
Nino Morena
Biografia
Nato a Reggio Calabria il 22-04-1965, risiede e vive fino all’età di 26 anni a San Roberto, piccolo centro di 2000 abitanti alle falde dell’ Aspromonte.
Dal 1992 trasferitosi a Torino, lavora come Assistente Tecnico di ruolo presso l’ I.I.S. Peano della stessa città.
Appassionato di poesia e di lettura, compone i primi versi in vernacolo.
Nel 2011 vince il 1° Premio di poesia in vernacolo con la lirica “Sciumara”.(Città di San Roberto II edizione).
Il 24 novembre del 2012 viene premiato a Fiumara (RC) premio “Giovanni Cianci” con il premio della Critica e della Giuria, per la lirica : Affresco Antico in lingua italiana.
Il 31 maggio del 2013 ottiene il primo posto al Premio Internazionale di Poesia sociale e Religiosa di Reggio Calabria “San Gaetano Catanoso” con la poesia : Ti do la mia mano “organizzato dal CIS Calabria.
Partecipa a vari concorsi di poesia dove ottiene la pubblicazione di alcune liriche nelle relative antologie e segnalazioni di merito.
Motivazione della scelta
La scelta di questa lirica di Eugenio Montale, è stata quasi spontanea, direi sentita.
Ritengo che oggi più che mai ci sia bisogno di poesia, di attimi in cui la riflessione umana vada cercata e ricercata.
Rappresenta una necessaria opportunità che ognuno di noi si deve dare alla ricerca dei temi fondamentali che accompagnano la nostra esistenza, l’attimo in cui ci confrontiamo con noi stessi, alla ricerca più genuina e limpida del nostro pensare, delle nostre motivazioni del vivere.
O forse ” del mal di vivere “.
Che spesso incontriamo, a cui non riusciamo a dare una risposta adeguata e lo accantoniamo come momento inopportuno e quindi da scartare.
Invece, è proprio “in questi silenzi in cui le cose si abbandonano” è l’attimo che bisogna cogliere, per divenire protagonista di una percezione che diventa protagonista essa stessa di chi la affronta o la scrive.
Come dice Montale:” la mente indaga accorda disinusce”.
E’ qui che trovo l’attrazione per la sua poetica, nel trarre da cose semplici di natura, (come l’odore dei limoni, il volo degli uccelli che si disperde nell’ aria, le viuzze , i ciuffi d’erba , i ciglioni e che si accostano in maniera quasi coincidente con quelli della mia terra di origine), punti di partenza verso cui proiettare tematiche universali, interiori
alla ricerca del libero volo.
In questa lirica ho ritrovato suoni, guizzi, profumi, ricerca di verità, che un giorno lontano ho perduto ma che ho ritrovato tra i “rumori” della città dove vivo e lavoro.
Certo la vita ci riporta “amara l’anima”, ma la speranza è lì, dietro l’angolo di un portone malchiuso.
Rivedere il giallo dei limoni contiene una apertura alla vita di spessore ampio, tanto da disfare il gelo che i nostri cuori contengono e ricomincia il suono alla speranza, nella più alta espressione di gioia e felicità che un animo possa offrire e custodire.
Mi verrebbe da chiedere, :”perchè non leggere Montale” ?
Come si fa a dire di no, alla traccia poetica che parte dai suoni più semplici e naturali, dalle cose vere di ogni giorno, di questa nostra vita ed elevarsi con una metrica che rompe a suo modo con il vecchio e rinasce con intrusioni improvvise e scuote l’animo di chi legge in maniera dirompente e con le parole rifarti sentire il profumo dei limoni e ti piove in petto una dolcezza inquieta.
E’ quasi un perdersi nella musicalità dei versi, una forza sovrannaturale che mi trascina e mi porta sulla soglia di questa poesia.
Da Ossi di Seppia di Eugenio Montale: I Limoni, Oscar Mondadori -Classici modern i- Anno 2013
I limoni
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall’azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest’odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d’intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.