di Silvana Lazzarino
L’universo dei sogni, della fantasia appartiene all’arte di Joan Mirò (Barcellona 1893- Palma di Maiorca1983) che con spontaneità e ritmo poetico, proteso verso orizzonti lontani dove realtà e immaginazione si confondono, disegna una realtà fatta di forme, oggetti visti, pensati e immaginati come attraverso una dimensione mistico-magica.
Il suo itinerario artistico che lo vede passare dalla scuola di Barcellona all’esperienza con la pittura fauves specie per i ritratti ed i paesaggi, dall’incontro parigino con il movimento cubista e in particolare con Picasso suo coetaneo, a quello con il dadaismo di Tzara, trova il suo culmine e la piena realizzazione a contatto con la corrente surrealista. E’ il Surrealismo, infatti, a sintetizzare i contenuti ritmico-espressivi della sua pittura protesa verso una sperimentazione libera di dar vita a nuove forme e colori che, pur appartenendo alla realtà sono proiettate in una dimensione “altra”, distante perché riferibile all’inconscio onirico.
A Mantova presso Palazzo Te fino al prossimo 6 aprile 2015 è possibile visitare un’interessante mostra dedicata a questo artista fra i più rappresentativi del Surrealismo insieme a Dalì e Ernst.
Promossa e organizzata dal Comune di Mantova, curata da Elvira Camara Lopez, l’esposizione, Joan Mirò. L’impulso creativo presenta oltre cinquanta opere dell’artista catalano tra dipinti, arazzi dai colori vivaci, terracotte, bronzi, disegni, grafiche e la ricostruzione degli studi Sert e Son Bote, i luoghi nei quali l’artista dava vita ai suoi capolavori, con tutti gli oggetti, i pennelli e gli strumenti che usava durante il processo creativo. E’ proprio lungo il processo creativo dell’artista che viene accompagnato il visitatore a scoprire le diverse tecniche, mezzi e materiali da lui utilizzati. Il tratto semplice, i pochi colori decisi, il nero che guida con forza l’idea e il gesto, la sperimentazione nell’utilizzare anche materiali di scarto dando loro nuovo significato, fanno di Miro’ il pittore che forse più di ogni altro ha influenzato le avanguardie europee.
La mostra che percorre quasi trent’anni della sua produzione artistica presentando i motivi ed i temi più ricorrenti come la figura femminile, gli animali, gli uccelli e le costellazioni, presenta cinque aree tematiche attraverso cui viene evidenziato il processo creativo dello stesso Mirò che unisce impulso e riflessione e ad un tempo quella passione e quella forza interiore che lo hanno guidato lungo tutto il suo iter artistico. Attraverso le cinque aree tematiche del percorso il visitatore entra nel vivo dell’azione creativa di Mirò tra istinto e attenzione per scoprire il suo prediligere la semplicità della linea, i colori primari, l’uso prevalente del nero e l’uso sperimentale di diversi tipi di materiali.
Si procede dal Gesto, area tematica che dimostra come nella spontaneità del tratto ed espressività del gesto l’artista catalano sia stato affascinato dall’Espressionismo Astratto americano, da Jackson Pollock e dalla cultura orientale e giapponese fatta di suggestioni e armonie, per poi entrare nella seconda area tematica La forza del nero in cui Mirò esplora la dimensione visiva di questo colore che accoglie dalla cultura giapponese valorizzato secondo una personale percezione.
Il trattamento dei fondi come punto di partenza creativa guida il visitatore nel terzo momento della fase compositiva dell’artista che vede il superamento della pittura tradizionale attraverso l’uso di materiali anche non convenzionali come giornali, compensato, chiodi, corde, lana. Ad una rarefazione cromatica e formale nel segno del potere evocativo della semplicità si giunge con la quarta tappa del percorso L’eloquenza della semplicità, dove anche attraverso una semplice linea, un punto, una macchia egli riusciva a dare forma ad un intero universo. Immaginazione e sperimentazione si intrecciano nella fase realizzativa dei fondi come evidenziato nella sezione La sperimentazione materica che chiude il percorso. I fondi hanno offerto a Miró un’occasione privilegiata per testare tutte le forme e sfumature suggeritegli dalla sua immaginazione: accanto ai prodotti tradizionali con cui preparava le tele egli utilizza anche benzina, acqua sporca, succhi di fiori o qualunque altro liquido potesse servire a dare respiro alla sua immaginazione.
Un percorso avvolgente tra pittura e scultura dove si fanno strada la forza dell’immaginazione e il pensiero evocativo: punti fermi con cui leggere le opere di Mirò che trasformano ogni aspetto, situazione della realtà in altro da sé. Un arte gioiosa e creativa, a tratti misteriosa e magica che tra suggestioni surrealiste, accostamento incongruo delle forme, unitamente ad un spirito ludico e provocatorio impresso nei soggetti rappresentati, rivela e nasconde pensieri reali e sognati, possibili e immaginati.
Dai dipinti, ai bronzi alle ceramiche è una metamorfosi senza fine di forme e colori per dare una visione nuova dei suoi personaggi simbolici e ancestrali come le donne, gli ambienti naturali, gli uccelli di cui si coglie lo spirito ludico e provocatorio. Accanto a L’uccello prende il volo verso l’isola deserta (1966),), Senza titolo del 1973 e Senza titolo del 1974, sono Personaggio e uccello (1976) la scultura Progetto per un monumento (1972) e La lucertola dalle piume d’oro.
Serenità, voglia di vivere, e sognare mondi lontani eppure possibili riempiono il microcosmo di Mirò abitato da insetti, animali, teste, costellazioni che si combinano diventando testimoni di un altro modo di leggere l’esistenza.
Ma dalla serenità Mirò è capace anche di piombare in stati malinconici, abitati da tormenti, come è espresso nelle cosiddette “pitture selvagge in cui l’artista fa riferimento a tematiche angosciose dove i colori tendono a scurirsi e le forme degli oggetti a contrarsi.
Anche i disegni presenti in mostra, realizzati con le tecniche più svariate (carboncino, pastello, gessetti, matite, penna a sfera) esprimono la libertà creativa dell’artista attraverso una “scrittura” scarna ed essenziale fatta di linee, segni e macchie.
Trasgressione e anticonformismo si palesano attraverso l’essenza di forme, colori che sulla tela diventano materializzazione di un pensiero, un gesto o una parola appartenenti all’immaginario che dà voce all’indicibile. Segni, immagini che capovolgono il senso della realtà esprimendo nuovi linguaggi entro gli spazi liberi, incontaminati della fantasia.
JOAN MIRO’. L’impulso creativo
Fruttiere di Palazzo Te, Viale Te 13, Mantova
fino al 6 aprile 2015