E’ morto a 84 anni nella sua casa di Lisbona, lo scrittore Herberto Hélder, considerato uno dei più grandi poeti contemporanei del Portogallo, in Italia poco conosciuto e tradotto.
Herberto Hélder de Oliveira era nato il 23 novembre 1930 a Funchal, nell’arcipelago di Madera, nell’oceano Atlantico. Negli ultimi trent’anni non ha quasi mai rilasciato interviste.
Nel 1994 ha rifiutato il premio Pessoa, uno dei maggiori riconoscimenti portoghesi nel campo letterario e della scienza.
In un messaggio di condoglianze, il presidente del Portogallo, Aníbal Cavaco Silva, ha detto: “Con una fantasia e una sensibilità rare, la sua opera si distingue per originalità, coerenza e genio, e grazie a ciò si è affermato fin dal suo primo libro” del 1958. Secondo il critico letterario Pedro Mexia: “La sua importanza per la seconda metà del ventesimo secolo è equivalente a quella di Fernando Pessoa per la prima metà”.
Di discendenza ebrea, nel corso della sua vita fu anche bibliotecario, agente pubblicitario e giornalista negli anni della decolonizzazione in Angola. La sua più recente opera è “A mote sem mestre“, pubblicato nel 2014, salutato dalla critica portoghese come “libro dell’anno” .
In Italia, il libro O la poesia continua è pubblicato dall’editore Donzelli, La macchina lirica da edizioni del Leone.
Vi proponiamo una sua poesia tradotta da Domenico Ingenito.
Cresce incerto un poema
nella confusione della carne.
Emerge ancora senza parole, nel gusto feroce,
forse come sangue
o ancora ombra di sangue,
lungo le vene dell’essere.
Fuori c’è il mondo. Fuori, la splendida violenza
o gli acini d’uva da cui nascono
le minute radici del sole.
Fuori, i genuini inalterabili corpi
del nostro amore,
fiumi, la grande pace esteriore delle cose,
foglie che dormono il silenzio
– l’ora teatrale del possesso.