“Questa stupida faccia”, la Clizia

  • Irma Brandeis, Gianfranco Contini, «Questa stupida faccia» - 1
 

Irma Brandeis,  Gianfranco Contini, “Questa stupida faccia” . Un carteggio della ” Clizia”nel segno di Eugenio Montale, a cura di Marco Sonzogni, prefazione di Domenico De Martino (Archinto, 2015). 

 

DALLA NOTA AL LIBRO DI MARCO SONZOGNI

 

La vita che si rimpe nei travasi
secreti a te ho legata:
quella che si dibatte in sé e par quasi
non ti sappia, presenza soffocata.

                  Eugenio Montale

Quando Montale scrive questi versi – sono del 1926, e la poesia a cui appartengono “Delta”, battezzata nello stesso anno in rivista, troverà poi spazio nella seconda edizione di Ossi di seppia del 1928 – non ha ancora incontrato Irma Brandeis. Eppure, ignorando questi due dati cronologici, si può dire che l’abbia scritta per lei. Certamente la poesia piace alla sua interlocutrice d’oltreoceano: il poeta, infatti, gliene invia una redazione manoscritta quasi in pulito cui intende far seguire, come si evince dalla lettera che le scrive il 15 febbraio 1935, la traduzione inglese firmata un lustro prima da Samuel Beckett.

La lingua inglese, e la traduzione, sono una filigrana – sommesso ma sempre presente: un basso continuo mi viene da dire, visto che i due estensori amavano la musica – che mi alleggerisce, almeno in parte, il compito di giustificare altre righe su Clizia e Montale, anche se di semplice accompagnamento a questo breve carteggio: perché è stato scritto, e si continua a scrivere tanto (troppo, forse, lo si chiedesse a “Irma Brandeis”).

Nello scriverle queste righe, preferisco quindi seguire liminalmente i “travasi secreti” che hanno “tradotto” Irma in Clizia: una metamorfosi inevitabilmente – e, per la protagonista, ingiustamente – incastonata nei versi di due classici antichi, Ovidio e Dante, e in quelli di un classico moderno in fieri, Montale. […]

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *