Federica Codignola, “El claro en el bosque”

 

codignola_IMG_4200Mi affascinano le immagini ben definite nelle loro proporzioni, nella dinamica e nelle divisioni del bianco e del nero. Attraverso il rigore della composizione, che però vorrei intuitiva, attraverso un’inquadratura non perfetta, cerco di cogliere il momento in cui l’immagine è rivelata nella sua forma più evocatrice. Per questa ragione nessuna delle fotografie subisce mai tagli d’inquadratura successivi. Attraverso questa struttura rigorosa il quotidiano delle immagini dei miei percorsi e dei miei progetti (di viaggio, di ambienti urbani e industriali, di spazi interni, di geometrie cromatiche nei contrasti del bianco e nero) diventa strumento dell’espressione di un fatto che è reso permanente”. (Federica Codignola)

 

FEDERICA CODIGNOLA

El claro en el bosque

fotografie
 

inaugurazione

giovedì 14 maggio 2015

ore 18.30

 

c/o Dario De Santis Luigi Dimauro Morandi architetti

via Col di Lana 4
Milano

 

In mostra su appuntamento dal 14 maggio al 31 maggio 2015

inviare una mail a: federica_codignola@yahoo.it

 

codignola_IMG_4201La mostra si basa su una selezione di fotografie, scattate in Italia, Francia e Spagna fra il 2003 e il 2010. Il titolo della mostra, così come il tema, si rifà ad un saggio del 2008 dell’architetto spagnolo Fernando Espuelas: EL CLARO EN EL BOSQUE. Reflexiones sobre el vacìo en arquitectura. Uno dei concetti portanti del saggio, centrato sull’analisi del vuoto in architettura, è quello secondo cui  “vuoto e materia formano la polarità di base dell’architettura”. Lo stesso autore, per completare questa dicotomia, nel 2012 pubblica con Rizzoli  “Madre materia”. Nel testo si studia l’essenza primaria della materia, ovvero prima che questa venga trasformata dall’uomo in materiale da costruzione. La mostra indaga esattamente questa dualità fra vuoto e materia, completando fotografie di dettagli architettonici con immagini di ‘forme’ date dalla natura o, con l’inserimento della figura umana che gioca fra il vuoto dello spazio o della luce e la forma strutturale di una strada o di un edificio.

Le immagini si ispirano all’architettura dei portoghesi Aires Mateus, alle loro planimetrie di progetto, alle sezioni minimali, allo spazio bianco della carta dove è intagliata una linea, che spesso, da sola compone l’articolazione di uno spazio o il corpo di un edificio. La stessa calibrata gerarchia di nero e bianco, pieno e vuoto che graficamente, su un foglio, risalta l’architettura di Aires Mateus, la si è voluta ricercare nella potenzialità fotografica. Spesso, come in quest’esempio, l’architettura, soprattutto nella sua fase più estetica e creativa, offre tratti di astrattezza e purismo tali da influenzare l’emozione dello spazio reale. L’architettura è pura forma e la fotografia può cercare di testimoniarlo. Il saggio di Espuelas si sposa perfettamente con l’architettura di Mateus: nello studio codignola_IMG_4202del ‘vuoto’ per entrambi la base fondante è il togliere materia, lo scavare,  il sottrarre  volumi a forme precedentemente definite. In questo senso va letta la mostra: le fotografie testimoniano come le forme si fondono con il terreno su cui si appoggiano o su cui sono state costruite, portando a una trasformazione. Scavi, incisioni, terrazze: l’architettura offre figure astratte e la fotografia in bianco e nero, a forti contrasti, riesce forse a trasmetterne un senso. Un altro esempio, in questi termini, sono le fotografie delle opere di Michael Heizer, il land-artist che fonde paesaggio e arte. Anche la sua opera ha rappresentato un riferimento importante per il lavoro in mostra.

 

Michael Heizer


Come nei modelli di progetto di architetti e di land-artist, nelle immagini dell’esposizione la rappresentazione del negativo ha un ruolo importante. In questo modo è più facile dare forma al vuoto, un vuoto che può diventare il costruttore delle opere di architettura.

L’altro artista di riferimento è lo scultore Eduardo Chillida. Anche il suo lavoro si rifà alla metafora dello spazio scavato e dello scavo geometrico della materia grezza. Attraverso le sue sculture, ma anche con i suoi lavori grafici risalta il nero su foglio bianco, i collage di ritagli sovrapposti o le compenetrazioni di forme regolari o organiche. Le fotografie di questa mostra richiamano infatti le minimali rappresentazioni dell’artista, così come la grafica dei progetti architettonici dove  spesso gli elementi di servizio sono neri per dare risalto alla centralità degli ambienti fondamentali.

 

Eduardo Chillida

 

Le fotografie sono dunque spesso astratte, assolute, scavate e lo spazio bianco, luminoso, risulta quasi ‘alieno’ nel negli ‘scuri’ dell’immagine. Alcune fotografie, grazie all’inserimento dell’elemento umano raggiungono un risultato, appunto, più ‘naturale’: tale inclusione nel contesto, infatti, aiuta a stemperare il rigorismo geometrico del complesso.

El claro en el bosque o una casa fatta di vuoto. Sono questi alcuni validi esempi di una poetica spaziale che compone lo spazio rendendo protagonista il suo negativo.

Federica Codignola

_____

 

Federica Codignola è nata a Roma il 19 dicembre 1977. Ha vissuto a Roma, a Genova, a Montréal, a Londra, a Parigi, a Caen e ad Amsterdam. Oggi, vive e lavora a Milano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca come ricercatrice. Dal 1994 inizia a fotografare da autodidatta. Dal 1998 al 2000 segue un corso di fotografia professionale in Normandia a Caen, Francia. Dal 1997 ad oggi ha esposto le sue fotografie in quattro mostre collettive (Sanremo, Genova, Napoli, Milano) e quattro mostre personali (Genova, Milano, Vevey, Svizzera). Altri progetti fotografici vedono nel 2004 una collaborazione con Tecnocasa e dal 2012 al 2014 un progetto per un’azienda di preziosi. Nel 2010, svolge una “recensione fotografica” per la raccolta di poesie Roma del poeta Franco Buffoni.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *