Ungaretti, “Da una lastra di deserto”

giuseppe_ungaretti

In occasione del centenario dell’entrata dell’Italia in guerra (24 maggio 1915), Mondadori pubblica nei  Meridiani paperback Da una lastra di deserto. Lettere dal fronte a Gherardo Marone di Giuseppe Ungaretti.

Tra gli scrittori che, su diversi fronti, hanno preso parte alla Prima guerra mondiale, Giuseppe Ungaretti occupa una posizione di primissimo piano. È infatti sul fronte dall’autunno del 1915 fino all’armistizio del 1918. In particolare, nascono nelle trincee della Prima guerra mondiale le poesie della sua prima raccolta, Il porto sepolto (1916), e molte di Allegria di naufragi (1919) e dell’Allegria (1931).  

Dall’orrore delle trincee si alza la limpida e sconvolgente voce poetica di Giuseppe Ungaretti.

 

Da “Il porto sepolto” (1916)

I fiumi

Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna

Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato

L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso

Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua

Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole

Questo è l’Isonzo
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo

Il mio supplizio
È quando
Non mi credo
In armonia

Ma quelle occulte
Mani
Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità

Ho ripassato
Le epoche
Della mia vita

Questi sono
I miei fiumi

Questo è il Serchio
Al quale hanno attinto
Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.

Questo è il Nilo
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle estese pianure

Questa è la Senna
E in quel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo

Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre 

Durante gli anni di guerra Ungaretti intrattiene una fittissima corrispondenza con amici intellettuali che si trovano al fronte o a casa: Enrico Pea, Giovanni Papini. Ardengo Soffici, Carlo Carrà e il napoletano Gherardo Marone. Con quest’ultimo, editore della rivista letteraria “La Diana” su cui appaiono via via numerose poesie di Ungaretti, il dialogo è fittissimo e le lettere spesso sono accompagnate da prime stesure delle poesie.

teaser-news-ungaretti_a3_2_news_imgUna prima edizione mondadoriana delle lettere di Ungaretti a Marone uscì nel 1978, curata da Armando Marone. La nuova edizione è curata da Francesca Bernardini Napoletano, che ha aggiunto alle lettere già pubblicate da Marone anche le molte successivamente ritrovate in modo  del tutto fortuito sia al mercato di Porta Portese a Roma sia al mercato di Salerno e ora conservate all’Archivio del Novecento presso l’Università La Sapienza di Roma.

Questa attesissima nuova edizione completa, corredata di apparati critico-filologici, getta nuova luce sulla genesi delle più note poesie ungarettiane e testimonia il miracolo per cui la grande poesia può nascere in mezzo all’orrore.

Nell’incipit di questa lettera a Gherardo Marone, che risale alla prima metà di agosto 1917, si può intravedere la testimonianza del miracolo per cui in mezzo all’orrore può prodursi quel “gran silenzio d’armi” da cui fiorisce la poesia:

«Mio Gherardo, qualche soldato canta; da una baracca all’altra si sente il coro; D’Indy potrebbe trovarci confermata la sua teoria dell’origine della polifonia; qualche aeroplano gironza; la tua arriva; si fa un gran silenzio d’armi; uno scalpitìo di salmerie che salgono; ci sono intervalli di tutto silenzio che turbano; e piano piano il vallone s’affonda in un grosso muraglione negro trapunto qui e là da un lumino oscillante; la luce di una candela che a me, venuto da una metropoli nebbiosa di giorno, dove di notte l’uomo scatenava il sole, rammenta “Le Chaperon Rouge” “Petit Poucet” e non so qual altro stupore della mia infanzia lontana».

Giuseppe Ungaretti, “Da una lastra di deserto”
Lettere dal fronte a Gherardo Marone
Nuova edizione a cura di Francesca Bernardini Napoletano
Anno: 2015  
I Meridiani Mondadori (15,00)
(disponibile in E book)

1 pensiero su “Ungaretti, “Da una lastra di deserto”

  1. È sempre una bellissima cosa ricorda al poeta Ungaretti amante della pace, della speranza, dei sentieri pieni di domande di vita. Poeta di viaggi senza fine, poeta universale.un poeta che nasce vedendo il sole del deserto lo porta sempre dentro di sé e Ungaretti è sempre stato un poeta della esperienza e della verità.

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