“Rappezzo risposte” così Ivano Cogo sembra proporsi, con tono di sconforto, nella poesia che apre la sua nuova raccolta “Canzoniere del dono”, (LietoColle 2014). Lo sconforto è solo apparente, il groviglio della vita non impedisce il canto, la voce è sicura, attenta a cogliere il molteplice per fare di ogni evento, sia pure minimo, un’occasione non solo di poesia, ma di profonda, sapiente intelligenza, nonché condivisione. Non a caso alla fine Cogo ringrazia diverse persone dicendoci che sono le stesse presenti in questi suoi versi; gente comune il cui segno è lo spartiacque tra l’essere partecipi e il mancare. Si comprende allora la spinta positiva di questi testi e anche il pensiero dell’autore che si muove sul fare concreto, lontano da ogni decadenza o da assurdi giochi esistenziali.
Un lirismo contenuto e un dettato denso danno forma al “Canzoniere” che cresce pagina dopo pagina e sembra dirci che non siamo in balia del caos, semmai di un ordine segreto che dobbiamo scoprire. Ci raggiunge così il sapore di una stagione della vita in cui si guarda tutto da una distanza che permette la scrittura e insieme è come se la voce toccasse di nuovo qualcosa tra la bellezza e il dolore: “ … mi strazia / oggi il coscienzioso fare delle cose…” (p.22)
Il libro è anche il diario di una provincia sonnolenta e laboriosa, un po’ invecchiata, ma sempre in un’attesa positiva che assume quasi un carattere evangelico. Cogo possiede un cifrario che svela di nuovo per noi l’irripetibilità della vita.
(Apparsa in QuiLibri n. 28 marzo aprile 2015)