Pino Tordiglione , “Il bacio azzurro”

 

baciodi Antonietta Gnerre

Il regista irpino Pino Tordiglione – dopo il successo del film sulla Beata Teresa Manganiello, approdato sugli schermi di Rai1, e quello sul viaggio Elettorale di Francesco De Sanctis – ha realizzato un nuovo brillante lavoro dal titolo: Il bacio azzurro, titolo che trae spunto da una poesia del poeta Federico Garcia Lorca sulla pioggia. La frase poetica centrale recita così, la pioggia “È un bacio azzurro che riceve la Terra”.

L’accostamento della poesia a questo lavoro, a metà strada tra film e documentario, fa pensare anche al poeta John Keats, e alla scritta sulla sua lapide “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua”. Penso al libro di Erri De Luca: Opere sull’acqua e altre poesie ( Einaudi, Torino 2002). Una raccolta poetica che racchiude la spiritualità dell’acqua come tema dominante, visivamente e metaforicamente. Scrive De Luca: “Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, / tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, / provare gratitudine senza ricordare di che.” In questa direzione penso al poeta e giornalista Mario De Santis, speaker di Radio Capital, al suo libro di poesia dal titolo La polvere sull’acqua (Crocetti, Milano 2012). Le parole in questa raccolta sono dosate come se fossero tante gocce di un fiume. L’acqua, qui, è una musa ispiratrice: “Guardo lasciando che nel buio / cadano gocce rumorose. L’acqua / che non ha spessore, che non è diretta, / porta il suo ritmo verso il niente, / diviene danza ossessiva di pianeti ”.

Il bacio azzurro è un sapiente viaggio dell’anima perché il tempo cosmico e quello onirico tendono a fondersi in un eterno presente accompagnato dall’acqua. In questo lavoro c’è l’Irpinia, la bellezza di una terra viva che esprime la coscienza di un universo che interroga. Il racconto prende il via in una scuola irpina dopo l’assegnazione agli studenti di una ricerca sull’acqua, allo stesso tempo l’Alto Calore apre le sorgenti per consentire le visite guidate agli studenti. Il protagonista, Francesco, è un bambino con una sensibilità che sorprende, figlio di genitori separati, viene accompagnato dal nonno, ex funzionario dell’Alto Calore, verso la scoperta dell’acqua. E proprio grazie alla magia di questa lunga riflessione tra i boschi magici e cosmici dell’Irpinia e ricerche eseguite su un pc, alla fine, la famiglia di Francesco si ricongiungerà. Si tratta di un viaggio incantato e fatato nel mondo dell’acqua, tra le sorgenti idriche dell’Irpinia, secondo bacino acquifero del Mondo (nel film è inserito anche il progetto del serbatoio di Solopaca, in provincia di Benevento, a firma dell’artista Mimmo Paladino).

La trama è raccontata al presente, ma possiede quel tempo magico che abitava le terre dell’Irpinia prima del sisma del 1980. Quel tempo dove i bambini, i ragazzi, correvano sulle biciclette, quel tempo dei nonni che raccontavano le storie e ogni istante diventava sillaba e parola. Quel tempo della civiltà contadina che curava i malocchi con una formula antica in un piatto con acqua e gocce di olio. Consueti momenti dove si andava sui ponti dei fiumi a gettare la monetina del desiderio affinché i sogni si avverassero per davvero.

In questo lungometraggio, ho rivisto chi eravamo attraverso i fili di un presente che diventa un’occasione di recupero di un passato che sembrava perduto. Pertanto, il docufilm, è un attraversamento, una dimensione in cui brilla ciò che è stato, ridonando senso a ciò che ora è. Il regista Tordiglione dichiara: “Il film mira a far riflettere su una situazione tristissima: spesso l’uomo pensa a costruire gasdotti, pale eoliche, piani industriali che finiscono per depauperare il territorio, mentre non cerca di salvaguardare l’unico bene primario senza il quale la vita sulla Terra sarebbe impossibile: l’acqua”.

Un film che ha lo scopo di educare all’importanza del “recupero” dell’Acqua, come bene fondamentale, e lo fa attraverso il rispetto che si dovrebbe portare alle cose e tramite messaggi che rimandano anche ad altri valori, come la pace, la libertà, la giustizia sociale e l’unione fra i popoli. Un’opera cinematografica che porta questi moniti attraverso il recupero del valore archetipico dell’acqua, riconsegnandole il suo antico ruolo di vera e propria Anima Mundi.

Il Film è interpretato da attori di primo piano, quali Remo Girone, Sebastiano Somma, Claudio Lippi e Lorenzo D’Agata. La sceneggiatura, invece, è di Alberto Rondalli, Pino Tordiglione e Fortunato Campanile, il soggetto di Tordiglione e Fausto Baldassarre, mentre la fotografia è di Claudio Collepiccolo. Le colonne sonore si avvalgono della voce di Amii Stewart e delle musiche del compositore internazionale Giovanni Lodigiani. Il docufilm ha ricevuto finora i seguenti riconoscimenti: Patrocinio ONU UN Water for Life 2014 Water Decade 2005- 2015; Patrocinio UNESCO; Menzione speciale fuori concorso AIFF 2014; Premio speciale  fuori concorso OFFICINEMA   2014; In concorso ONU Best Practices Awards 2015;  Selezionato al Capri Hollywood Film Festival dicembre 2014;  Selezionato al Los Angeles Italia Art Film Festival il  20 febbario 2015.

 

Riporto qui la bella poesia di Federico Garcia Lorca

 

Pioggia

La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l’anima addormentata del paesaggio.
 
È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.
 
È l’aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell’anima tristezza di ciò che non sappiamo.
 
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l’illusione inquieta di un domani impossibile
con l’inquietudine vicina del color della carne.
 
L’amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.
 
E son le gocce: occhi d’infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.
 
Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell’acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.
 
O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!
 
O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.
 
Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.
 
La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all’orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.
 
O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da’ all’anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell’anima addormentata del paesaggio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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