Dalla Prefazione di Mario Santagostini
“Se mai esistesse ancora, un lettore ossequioso della divisione tra i generi letterari sosterrebbe che con questo libro di poesia Alberto Toni è rimasto fedele alla sua fondamentale, alta vena lirica ma l’ha, una volta per tutte, ramificata, contaminata, forse semistritolata fino a mascherarla e stravolgerla. Poi aggiungerebbe: Toni si è fermato un po’ prima d’arrivare nel terreno saldo dell’epos, è rimasto in una sorta di sua terra incognita. E noterebbe che nel viaggio si è servito di tutto: dai momenti verbali testati dalle storie letterarie fino ai topoi logori dal loro girare nella lingua viva.
La tesi troverebbe appoggi nelle serie di stilemi ripescati dalle grammatiche ermetiche che compaiono nel testo: per esempio negli inizi fastici nominali, o nelle anteposizioni dell’oggetto sul verbo. O nei puntuali e (io credo) studiati arcaismi, tra i quali un pascoliano “aree parole” mi pare essere il picco più evidente. Ma il richiamo alla tradizione e a un passo novecentesco o protonovecentesco è, in verità, soltanto uno tra i tanti componenti d’una matrice verbale primaria semisepolta nella memoria dell’autore e che, talvolta, riaffiora e offre frantumi, relitti lessicali riciclati, frammenti riusati. Tracce, insomma, di una sorta di lingua-sostrato che fa da supporto a una lingua di superficie anomala e generatrice di anomalie. Lingua dove coesistono momenti d’alta ricercatezza sintattica quale … ma anche a un passo il gelsomino/ tutto per te è fiorito/ e prelievi diretti del palato come: … Uno di passaggio che gli rivela qualche/ verità momentanea, tanto per dire/… ” […]
Vivo così: d’attesa,
spergiurando su cosa mai può essere:
cuculo, tortora d’attesa. Oscilla il lume,
la calda mano degli altri.
***
Raffaele, operaio Fiat, la notte al muletto,
è solo un tempo fantasma
che racconta di sé e del dolore non smette
mentre dall’altra parte il nipote non sa,
poi chiude gli occhi per pensare al domani.
Forse, si chiederà più tardi, il tormento
non passa così in fretta e ci sarà bisogno
di ricordare.
***
Tutto deve andare avanti.
Ma poi noi non sappiamo
se l’illusione è verità. Allora scendo
e salgo fino alla prova e non per paura
e dolore, ma soltanto per conoscenza.
vedrò tutti i colori insieme, soltanto
per un istante? Un vetro solo che separa,
esclude tutte le immagini più volte ripetute.
***
Uscire dal corpo si può,
per tenere il fuori campo, dibattersi,
controllare il flusso con tutto che rallenta.
Simili richieste dovresti tenerle per riprendere
fiato, una volta era più facile: bastava la vita
battente che si alzava a vortice. Non ora che
tutto è in bilico. Ma non c’è abiura, solo
nascondersi.
***
E’ un cambiamento di stato.
Quando l’albero cresce si ingrossano
le radici sull’asfalto. Se tremi è per la voce
debole, la fissità dello sguardo, a volte.
***
Raffaele non ha ancora reazioni alla vita.
Giugno potrebbe essere un mese come
un altro, ogni notte il gemito strazia l’aria,
corrempe il silenzio mai puro, tira in ballo
sogni di un’età spaventosa e raggiante.E’ assorto
denro il quadro degli affetti. Mancano.
Nulla toglie valore al sonno.
***
Potrebbe essere
uno di passaggio che gli rivela qualche
verità momentanea, tanto per dire,
o una duratura immersione, altre acque
di nascita e diluvio, parto e nuova
ragione, con il tempo che si rinnova
spariscono i vecchi sepolcri della fuga.
Da questo momento tutto è possibile,
lo sentivo rodere invelenito, il peggio
è passato ed è più disteso nel parlare.
***
Era l’eterno sorriso all’origine.
Poi fu l’alterno sorprendere dei momenti,
la ruota del prenderti e non prenderti,
sospendere il giudizio, spostare l’idea di Dio
e del firmamento. Non calibrato o previsto
si fece strada un documento scritto d’amore
e forza.
***
Con tecniche da iniziato,
sarà un districarsi lento e vuoto.
Perché di sofferenza in sofferenza
la luce non molla la sua presa?
Alberto Toni “Vivo così” (Nomos Edizioni, 2014)
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Alberto Toni (1954) vive e lavora a Roma. Tra le sue opere in versi: La chiara immagine, Rossi & Spera (1987), premio speciale opera prima L’isola di Arturo-Elsa Morante; Partenza, Empirìa (1988); Dogali, Empirìa (1997), premio Sandro Penna; Liturgia delle ore, Jaca Book (1998), premio internazionale Eugenio Montale; Teatralità dell’atto, Passigli (2004), premio Pier Paolo Pasolini; Mare di dentro, Puntoacapo Editrice (2009); Alla lontana, alla prima luce del mondo, Jaca Book (2009), finalista premio Brancati, premio Camaiore, premio Dessì;Democrazia, La Vita Felice (2011); Un padre, in Almanacco dello Specchio 2010-2011, Mondadori (2011); Polvere, sassi, oli, Il Bulino (2012); Mare di dentro e altre poesie, e-book, Vivo così Nomos (2014)
LaRecherche.it (2013) in collaborazione con Poesia 2.0; Et allons, Edizioni Progetto Cultura (2013); Stone Green. Selected Poems 1980-2010, Gradiva Publications (2014).
Ha pubblicato in prosa: Con Bassani verso Ferrara, Unicopli (2001); Quanto è lungo il sempre, Manni (2001); L’anima a Friburgo, Edup (2007). Ha tradotto, tra gli altri, testi di E. Dickinson, T. S. Eliot, M. Leiris. È anche autore di teatro: del 2003 il monologo Donna su una poltrona rossa, Editrice Ianua. Collabora con l’inserto letterario “Via Po” di “Conquiste del Lavoro”.