Quando scrivo è per cercare fiato. Con stato d’animo curioso provo a star dietro a quelle visioni che nascono ogni giorno e che sono una confusa e primitiva parte di me. Poi, con un lavoro che completa l’intuizione, una volta catturata l’immagine cerco l’equilibrio, il suono da adattare. Ogni parola deve prestarsi a tutte le altre, fornire oltre che un senso anche una specie di armonia. A volte procedo con tranquillità, altre è possibile ch’io venga dirottata dalla forza di singole parole, capitandomi in definitiva di dover ammettere che il testo (come fosse esso stesso una creatura indipendente dalla mia volontà) abbia voluto svelare una sua sconosciuta verità. A volte mi viene da pensare che proprio da questa prepotenza nasca la migliore poesia.
Vera D’Atri
OPERE INEDITE
Mio padre e mia madre sanno che
il tappeto non può volare ma aprono lo stesso
le finestre e guardano lontano. La stanza è
così supplichevole ch’io scambio il
silenzio per una invocazione.
*
Fredde nel mattino
le promesse mancate.
La memoria sono le ossa indebolite,
i tragitti – come per le anatre
selvatiche la fine del volo.
*
Presto le vie in solitudine si trafficano.
Ci sono insegne, sgabelli cromati, manifesti.
Nessuno è qui per concepire un attimo di buio
e il pomeriggio luccica, fa propaganda,
dice che tutto può essere un inizio,
basta sentirvi una folata di mistero,
un’attesa di vedere se nella
descrizione mi intrometto, se resuscito,
se vengo via dalla regia immobile
di certi giorni disperati.
*
La fronte si è sparsa. E’ una stanza
che guarda il mare. La soluzione dei punti
di fuga sul corrimano dell’ultima luce.
L’amore è finito a mezzogiorno in un rovescio
di questioni antiche e si è difeso dal bianco
del soffitto sedendo a tavola per un estremo
variegare di silenzi.
Ma la possibile incrinatura attraversa
il pomeriggio, annulla gli slanci e comincia
a praticare il confine del reale.
La lesione comporta una correzione,
un sereno fraternizzare con gli esisti falliti.
Comporta il dolore da organizzare e il tempo
per mettere assieme un libro da scrivere
e una persona da cancellare.
*
E rivivi stanchezza perché l’infanzia
sta lottando per un granello di memoria.
Neanche dal bordo del mare giungono
ariose vele. C’è un vuoto nella cornice, nella cornice
una tale estraneità, tale nulla che il pensiero
si esercita a fornire uno scopo.
E c’è questo, quest’arte che con arte dispera,
ci sono i nostri verdi incompiuti, la mole dei sogni e,
nel tempo, la madre che a disfarli ritorna. Una
ruga sul volto impaurito.
*
Toccarti sarebbe bastato a far esplodere
la vista perché anche di notte le messi ardevano
e a giugno, invece di legarti alle corone dei morti,
avrei voluto ti prendesse radice, così forte radice da
farmi crescere in te e la stagione dal tuo corpo
sortire spighe nuove d’antico.
____ Vera D’Atri è nata a Roma nel marzo del 1948. Vive a Napoli dal 1992. Ha conseguito il diploma di archivista all’archivio di Stato di Napoli. Solo dopo il 1997 si interessa di scrittura redigendo numerosi racconti e alcune brevi poesie facenti parte della raccolta “Abitare Sparta” con la quale ottiene una menzione di merito al premio Lorenzo Montano diciassettesima edizione. A questa fanno seguito una piccola silloge poetica delle Edizioni della Biblioteca a cura di Giovanni Pugliese intitolata “Il museo di vaniglia” e nel 2009 la pubblicazione della silloge “Una data segnata per partire” edita dalla Kolibris di Bologna con prefazione di Rossella Tempesta. All’attivo anche alcuni racconti pubblicati in antologie e su riviste e un romanzo “ Buona bella brava” edito dalla Robin Edizioni nel 2010 e recensito da Enzo Rega su l’Indice dei libri. Suoi testi poetici compaiono su riviste, inserti culturali e numerosi blog (Opere inedite, Il giardino dei poeti,Transiti poetici, La casa senza tempo, La stanza di Nightingale, Gli occhi di Blimunda, Poetarum silva, Atelier). E’ presente inoltre nelle antologie “La giusta collera” edita da CFR, “Alter ego – Poeti al MANN”, Contatti diversi, I quaderni di Movimento Aperto, Scrittura sottovoce e Voci dell’aria ed è tra i vincitori del concorso “La vita in prosa 2011” con un racconto edito nell’antologia curata da Ivano Mugnaini e seconda classificata al concorso “ Scrivere a corte ” sempre del 2011. Terza classificata al premio Di Liegro 2012 sezione poesia. Sempre per la poesia è finalista al Premio Mazzacurati-Russo delle Edizioni d’If 2012-2013 con la plaquette “Tutte donne” A maggio 2013 esce la plaquette “Una tenace invadenza” a cura di Libro Aperto Edizioni. Ad ottobre 2013 è finalista al premio Michele Sovente, seconda edizione, sezione poesia inedita. Sue letture presso la biblioteca Nazionale di Napoli per la manifestazione “Veduta Leopardi”.
La poesia di Vera D’Atri ti fa respirare l’aria di una casa insieme angusta e sconfinata, per arguzia d’immagini e insofferenza dell’ovvio. A casa sua ci sta bene, questa poesia, e così arriva di slancio fino al lettore con la sua lingua domestica e rinfrescante. Brava e incisiva, questa poetessa, che ammiro da tempo.