Giorgio Luzzi, “Troppo tardi per Santiago”

 

LuzziNell’itinerario ormai annoso di Giorgio Luzzi, Troppo tardi per Santiago si segnala come il frutto più maturo di un impegno assiduo e risoluto. Così privo di “ornazione”, o di ornato. Così ricco di fiato.

A circolare dappertutto è un senso di degrado, di disfatta, o meglio: di tradimento. Dell’uomo che tradisce se stesso, la rissa nefanda, la “serva istoria”, i conti che non tornano mai, le crepe, le sconfitte, i nodi, i complotti, tra “mondo pesante” e “inganno del pensante”.

Sono le lacerazioni ecologiche, “il disonore” che “non ha tregua”, i massacri dei migranti, la raccolta schiava dei pomodori, i mercanti del tutto, oro e dignità, i “lugubri carnami”, la striscia di Gaza e l’odio che divide e la “sordida parete”, le “scacchiere di morte”, il “violentàme”.

ESTRATTI

Da: TROPPO TARDI PER SANTIAGO, di Guirgio Luzzi, Nino Aragno Editore, 2915- 
€ 12,00.

Parole a Liù

Bevilo il lutto. E i giorni ti consiglino
In questa sorpresa di carne che taglia la neve
i miti desideri  i baci del dominio
respirano voraci un fuoco di caverna
L’ora bussa a persiane scardinate
Sotto le navate delle costole è il tuo cuore che batte
Ma vogliamo che tu chiuda la fronte
siderale a domande troppo umane Graziosi
scorrono lungo il funereo carnevale
relitti: aghi, anelli, manichini…

Campo d’esercitazioni

Uno addita una nuvola prima di sera
Ne esce una sagoma strana è l’ossame
bizzarro e immortale dei cesari Poi
i fuggiaschi tornano a flettersi come rovi
Si vedono putrelle premere gli sterni Reporter
chini sugli spaghetti condom nelle magliette
si stuzzicano i denti eludono i controlli
assistono a episodi di decapitazione

La vocazione e le sue corolle

Una semieternità sarebbe più che sufficiente
Per un pugno d’affari si pubblicano tante demenze
Sto smontando la mia vocazione
Amiche amici facciamoci del bene
scriviamo l’incompreso Firmiamo
questa irta corolla di enigmi
Facciamoci la fame il linciaggio l’eter-
nità la sua metà
Sola tra tante guerre una felice
onesta azione Aizziamo nelle folle
il gioco rimosso e vilipeso
spargiamo l’incompreso
Contro i bolidi d’oro della chiarezza
Oltre il falso univoco
Sotto la calma piatta
giù, prossimi alle feci, al dono raro. Tanto
quello che è chiaro è falso
Quello che è falso è chiaro

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Giorgio Luzzi di origini retico-lombarde, è nato nel 1940 e vive a Torino da quattro decenni. Ha pubblicato versi per gli editori L’Arzanà, Crocetti, Donzelli, Marsilio, Neos, Scheiwiller. Suo il romanzo di ambientazione viennese La traversata (2005). All’interno della attività di critico, tra gli scritti in volume, due lavori frutto di studi in area milanese, Poeti della Linea Lombarda (1987) e Poesia italiana 1941-1988: la via lombarda (1989), apparati critici per una antologia di poesie di Zanzotto (1987), un lavoro sulla poesia di Paolo Valesio (Per una storia della poesia di Paolo Valesio, 2008), la cura dei versi ultimi di Turoldo Nel lucido buio (2002). Numerose le collaborazioni a riviste del settore: per anni con i mensili «L’Indice», «Poesia» e le pagine culturali di «La Rinascita»; tuttora stabilmente con «l’immaginazione», con il periodico «Istmi», con l’annuario «Italian Poetry Review» della Columbia University di New York. Ha tradotto poeti francesi (Apollinaire, Prévert, Jammes) e di lingua tedesca (Goethe, Trakl, Rilke, il contemporaneo Volker Braun con Anna Chiarloni).

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