Dalla Prefazione di Claudio Damiani
Imparare le cose
Scrivere poesie vuol dire trascrivere, elaborare una propria visione del mondo. Questa visione non è mai data, ma è sempre nell’atto del suo farsi (altrimenti sarebbe ideologia, e non poesia). Autore e lettore assistono allo stesso atto, contemporaneamente, che è la visione poetica. E’ come aprire una finestra. Giovanni Fierro vorrebbe essere una finestra, avere la sua trasparenza. Come la trasparenza di una partita di calcio, dove nessuno può mentire. La finestra “divide il dentro dal fuori”, mi fa vedere le cose e mi protegge nello stesso tempo dal fuori. Ecco, una finestra insegna molto.
Una cosa molto bella nella poesia di Giovanni Fierro è il desiderio continuo, necessario come il respiro, di imparare. La cosa vista, la visione poetica, è sempre maestra. Ed è vista con tanta attenzione, e nettezza, e interezza, perché insegna. Parla a noi e ci dice: fai anche tu così.
Si può imparare a far l’amore da una coccinella. Si può imparare anche da cose banali e quotidiane. Soprattutto si impara da cose vere, necessarie, evidenti. Come le nuvole ad esempio. Stanno lì, sono evidenti, e possono insegnare molto. Noi stessi ad esempio siamo come un proiettile sparato da un fucile, o un coriandolo lanciato dalla mano della notte. Abbiamo un volo breve ma assolutamente inevitabile e dato, predeterminato potremmo dire. In sostanza Fierro è come se ci dicesse che la nostra vita è come un volo giù dalla finestra perché qualcuno ci ha spinto. Non è che abbiamo tanto tempo per pensare, o comunque non serve sapere chi ci ha spinto, perché siamo in aria e dobbiamo volare. Ciò che è importante per Fierro è imparare a volare, e bisogna trovare il tempo per questo.
In questa poesia filosofica, come è filosofica secondo me ogni poesia, la figura determinante è la similitudine. La similitudine presuppone che fra le cose ci siano somiglianze, e è attraverso queste somiglianze che è possibile insegnare, e imparare. La metafora invece tende a saltare questo tempo dell’insegnare e dell’imparare, dello studio e del dialogo, è un po’ un vogliamo tutto e subito, come la magia, e un po’, anche, come l’ideologia. A parte ciò, vorrei ribadire il fatto che in Fierro la similitudine non presuppone qualcosa di schematico, nel senso che un dato elemento produce sempre la stessa similitudine, o insegna la stessa cosa. Le nuvole ad esempio insegnano a volte una cosa a volte un’altra, in una poesia a un certo punto le nuvole insegnano che tutto scorre e va in un certo senso, e niente torna indietro, perché “nel cielo e nel suo muoversi / non ho mai visto / una nuvola / tornare / indietro”. […]
ESTRATTI
PIOGGIA
Mi chiedi le parole dell’amore che io non dico
perché non ho braccia robuste
e poca forza nelle mani
per poterle proteggere.
Ma è stato il tuo ‘ti amo Giovanni, incondizionatamente’
ha messo il seme nel mio istinto.
Poi io sono stato capace di un unico gesto animale
ho voluto fare del tuo ventre un nido.
Se amore è quando noi due finiamo di pranzare e cenare
sui piatti vuoti e sulla tovaglia rimangono le briciole
se le mettiamo assieme fanno un pezzetto di pane
da sole sono la fame.
.
AD AUSCHWITZ
Tra la neve e il suo bianco
c’è una crepatura
è lo sguardo, quando
non corrisponde alla parola pronunciata
che spingi dalla bocca
è evidente che qui
neanche la natura ha tenuto
si è sfaldata come una bugia
quando viene scoperta.
Per chi mai, qui
la neve, ha promesso
il Natale?
.
PREGHIERA
La mia distanza da dio sarebbe perfetta
se non fosse una frattura
perché non a lui
ma solo alla poiana
posso chiedere se in cielo
c’è una tana.
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Giovanni Fierro è nato nel 1968 a Gorizia, dove vive. Nel gennaio 2007 ha pubblicato “Acque di acqua”, raccolta di sette componimenti, inerenti al dvd “Jùdrio” dell’artista cormonese Mauro Bon. Gli stessi testi, integrati da nuovi scritti, sono apparsi nell’antologia “Dall’Adige all’Isonzo. Poeti a Nord-Est”, edita da Fara editore nel 2008.
Ha partecipato a varie letture e festival poetici in Italia, Slovenia, Croazia, Austria e Repubblica Ceca.