E’ morto all’età di 95 anni Nelo Risi, fratello di Dino. Nato a Milano ma da anni residente a Roma, il poeta e regista si è spento ieri sera nella sua abitazione di via del Babuino.
Accanto a lui fino alla fine, la moglie, la scrittrice e poetessa di origini ungheresi Edith Bruck.
Nato il 21 aprile 1920, laureato in medicina come il fratello Dino (morto nel 2008 a 91 anni, Nelo Risi si è dedicato alla poesia a partire dal 1941, anno in cui pubblicò la sua prima raccolta, “Le opere e i giorni” da Scheiwiller. Il critico Luciano Anceschi inserì nell’antologia “Linea Lombarda” (1952) una serie di componimenti della prima produzione poetica di Risi. Nello stesso periodo Nelo Risi affiancò all’attività letteraria quella di regista (l’esordio con il film “Andremo in città” del 1966) realizzando otto film, oltre che un telefilm e diversi documentari, cortometraggi e inchieste televisive.
Nel cinema il suo nome è legato soprattutto al film “Diario di una schizofrenica” (1968), tratto dall’omonimo romanzo di Marguerite A. Sechehaye. Altri suoi film, tutti centrati sull’analisi psicologica, sono “Una stagione all’inferno” (1971), “Un amore di donna” (1988) e “Per odio, per amore” (1990). Nel 1972 girò “La colonna infame”, ispirato all’omonima opera di Alessandro Manzoni.
Tra le raccolte di liriche più recenti si segnalano inoltre: “Ruggine” (2004), “Di certe cose. Poesie 1953-2005” (2006), “Né il giorno né l’ora” (2008), tutte pubblicate da Mondadori.
La pratica letteraria di Nelo Risi si è orientata anche nell’ambito della traduzione poetica. Risi ha lavorato a organiche traduzioni di Pierre Jean Jouve e delle “Moralità leggendarie” di Jules Laforgue; altri poeti francesi di cui ha tradotto episodicamente alcuni versi sono stati Guillaume Apollinaire, Gérard de Nerval, Robert Desnos, Max Jacob, André Frénaud, Raymond Queneau, Henri Michaux (traduzioni antologizzate in “Compito di francese e altre lingue 1943-1993”). Alla base di questo interesse per la letteratura francese risiede, in parte, anche il periodo trascorso a Parigi nel secondo dopoguerra. (1948-1953).
Fra i poeti della generazione post-ermetica, Nelo Risi è stato uno dei più pronti ad avvertire l’urgenza di articolare in “discorso” l’essenzialità espressiva, ormai divenuta maniera, portando il lessico a livello del parlato e affrancando la sintassi dai nessi e dalle strutture tradizionali, fino a una libertà quasi diaristica. La sua opera poetica è stata ricompensata con numerosi riconoscimenti, tra i quali il Premio Dino Campana nel 2006, il Premio Viareggio con “Di certe cose” nel 1970 e il Premio Giosuè Carducci nel 2007. Nelo Risi rifugge dalla concezione di poesia come evasione o sogno, e anzi in essa vede uno strumento di impegno civile (evidente soprattutto nella raccolte degli anni Sessanta-Settanta fino ad “Amica mia nemica” del 1976). “Scrivere è un atto politico”, afferma Risi in “Dentro la sostanza” (1965).
Tra le sue raccolte poetiche si ricordano “L’esperienza” (1948), “Polso teso” (1956, primo titolo pubblicato con Mondadori, che poi diventerà il suo editore), “Pensieri elementari” (1961), “Di certe cose che dette in versi suonano meglio che in prosa” (1970), “I fabbricanti del ‘bello'” (1983), “Mutazioni” (1991), “Il mondo in una mano (1994). Queste opere testimoniano della felicità di questa risalita verso una “poetica dell’usuale”, intesa a cogliere le contraddizioni, le assurdità, le mistificazioni del nostro vivere quotidiano.