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Un romanzo epistolare, condotto su un doppio registro: quello in versi del poeta che scrive per lunghi mesi da una casa di cura, e quello in prosa della dolce amica che gli risponde, Elisabetta, Elis, con cui il dialogo si infittisce tra ricordi, riflessioni, e il muoversi con discrezione estrema del sentimento. Così si realizza questo nuovo libro di Silvio Ramat, Elis Island, dove la corrispondente diviene un ideale punto di approdo, un’isola sognata verso cui il poeta apre lo sguardo. E lo riapre anche, o soprattutto, condividendo le sue emozioni con Elis, sui mille rivoli e i molti territori di un passato anche remoto, poiché “la memoria aduna / i luoghi del mondo visitati”. E infatti, lettera dopo lettera, si viene disegnando una geografia vastissima che va dalla Lombardia alla California da New York alla Cina o al lago di Garda, mentre in questo intenso scambio epistolare fra il poeta e l’amica letterata si affacciano i nomi e le opere di numerosi poeti e scrittori, come Stendhal o Virginia Woolf, come Carducci, Pascoli, Montale, magari intrecciati a ricordi di film celebri, come quelli di Hitchcock, o al suono di belle canzoni d’amore di un’epoca ormai lontana.
Recluso, eppure attivissimo nella sua mente, il poeta che si avvia a divenire l’amico risanato è come un grande viaggiatore che recupera il passato assorbendolo nel suo incerto presente, e che ne accresce la sostanza attraverso la meditazione e gli stimoli prodotti in lui da una impareggiabile corrispondente.
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ESTRATTO
da Elis Island, Poesie da un esilio, di Silvio Ramat, Mondadori, 2015
XXXIX
Amica, a volte non mi riconosco.
E non è il trauma previsto – lo specchio
che ti rimanda una figura nuova
di te, segnata dal declino.
E’ altro,
è il rimpianto delle cose neglette,
di eventi che da sempre ho disprezzato.
Ecco, ultimamente, nella cornice
desertica di giorni che fra poco
non riuscirò nemmeno a enumerare
farsi strada una voglia di mercati
e fiere, di passare tra i banchetti
sfiorando i cenci le stampe le pentole
come non ho mai fatto nelle età
governate (ne ero certo) dal senno.
E nostalgia di voci, di rumori,
di passi che s’incrociano: un fastidio
ieri quand’erano troppi, un miraggio
oggi che te ne parlo senza voce.
16 luglio
Silvio Ramat, nato nel 1939 a Firenze, ha insegnato letteratura italiana contemporanea all’università di Padova. Accanto al fitto lavoro del critico (premiato nel 2001 dall’Accademia dei Lincei) c’è quello del poeta, con numerosi titoli raccolti nel volumeTutte le poesie 1958-2005 (2006). Sono poi usciti Il Canzoniere dell’amico espatriato (2009 e 2012), Banchi di prova (2011) e La dirimpettaia e altri affanni (2013). Per gli Oscar Mondadori ha curato Tutte le poesie di Alfonso Gatto (2005).