“Mi capita sempre più spesso di cogliere dentro le cose l’immagine della struttura che la mia mente proietta come costruzione su di esse, e di cogliere dunque immediatamente la feconda irrealtà di questa sovrastruttura. La dimensione sovra-individuale di questa sovrastruttura è stata chiamata Storia. La mia poesia si è diretta proprio lì, verso la Storia, perché è il luogo dove si esprime la massima presenza del nulla che ci assedia.
Cos’è altro la Storia se non una costruzione, un immaginare uno scopo nella vita dell’intera umanità, anzi un credere che di questo scopo, o insieme di scopi, ci sia una tracciabilità precisa (fatti, personaggi, idee)? Certo, sembra che qualcosa sia accaduto, che le persone siano esistite, che alcune idee siano state scritte: ma è il credere che nella vita ci sia una qualche direzione, come dice Camus, che spinge alla fine l’uomo a costruire la Storia. Nessun fatto è mai esistito per come viene trasmesso, e ancor prima, nessun fatto, mi verrebbe da dire, è mai esistito. La dimensione dell’assurdo è avere raggiunto una coscienza tale che alla fine si ha anche sempre la sensazione in realtà di pattinare su una superficie, senza riuscire a penetrare alcunché, perché non c’è niente da penetrare.”
[…]
Da Storia come allegoria, nota di commento dell’autrice
(Nella foto, in alto a sinistra, Giovanna Frene, qui accanto, Orlando Myxx)
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ESTRATTI
Da: Tecnica di sopravvivenza per l’Occidente che affonda, di Giovanna Frene, Con sei immagini di Orlando Myxx, Edizioni Arcipelago Itaca, 2015
I.
si sovrappongono, sembrano a tratti coincidere, si proiettano
a poco a poco, in tutta la perfezione si curvano
mattoni di fumo, o colpe riversate
per non essere proprie, crollate
perché alte, e gonfie. piove nero, ad arco.
ma non è così.
II.
inimmaginabile il pericolo del fango, non se ne parli.
esige, una mappa, il secco materiale, seguire
l’avanzata se è rapida, e più rapida ancora la traccia
se disegna in anticipo la falsa coincidenza, che
conta, si sovrappone, sembra collimare:
non piove, ma non è mai così.
III.
si sovrappongono come separazione naturale e mutabile,
approfittano della scissione scindendo, ma tutto è già avvenuto:
frattura misura solo frattura, circoscritta all’intero pavimento
chiamando potere la rovina del tempo. piove.
o non piove, se la pianta della città è la carta
del mondo, se la radice è nemica alla radice, che è.
IV.
perché nemico germogli a nemico, di notte si sostituisce,
si condensa in alto, appare come scuro cavaliere che cavalca
se stesso: fabbrica bene chi fabbrica per ultimo, approfittando
del cambio di azione, lo scopo non cambia mai, se piove,
se dio vuole, invece non piove, no, ma la terra
non è salvata, la carta, sfigurata.
V.
la diplopia su carta, sfigurata, non è del tutto assente, o presente:
ne hanno a metà, una media che mantiene il dire, il fare,
il domandare per scarsità di pioggia: che fece piovere,
alla fine, fu la perfezione del coincidere, cupo vento
diretto a Oriente, ma non è così: molto e giovane
il nuovo orgoglio, abita, qui.
VI.
: che si solleva da sola, per la testa e
che è un arrovellarsi di cerchi, con scarsi
risultati, che è una impotenza tolta
e rimessa per sempre, come un peccato, che è
infinita sete, che è pioggia che non piove
piovuta una volta per tutte
in odio
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Giovanna Frene, nata ad Asolo (TV), ha pubblicato: Immagine di voce, Facchin 1999; Spostamento, Lietocolle 2000 (Premio Montano, 2002); Datità, postfazione di A. Zanzotto, Manni 2001; Stato apparente, Lietocolle 2004; Sara Laughs, D’If 2007 (Premio Mazzacurati-Russo 2006); Il noto, il nuovo, con traduzione inglese, Transeuropa 2011. Ha curato il prosimetro Orfeo è morto. Lettere intorno un’amica uguale (Lietocolle 2002), di Federica Marte. Ha pubblicato poesie in riviste italiane e straniere, come “Paragone”, “Il Verri”, “Anterem”, “Poesia”, “Gradiva”, “Atelier”, “Italian Poetry Review” (New York, 2010), “Aufgabe” (New York, 2009); e più volte nei blog di “Nuovi Argomenti”, “Nazione Indiana”, “Atelier”. È inclusa in varie antologie poetiche, tra cui: Nuovi Poeti italiani 6, a cura di G. Rosadini, Einaudi 2012; Poeti degli Anni Zero, a cura di V. Ostuni, Ponte Sisto 2011; New Italian Writing, a cura di J. Calahan e R. Palumbo Mosca, “Chicago Review”, 56:1, Spring 2011; Parola Plurale. Sessantaquattro poeti italiani fra due secoli, Sossella Editore 2005.
È tradotta in antologie di poesia italiana statunitensi, inglesi e spagnole.
Come critica, ha pubblicato saggi e recensioni in volumi e riviste, tra cui il saggio Aspetti linguistici e stilistici nella poesia di Sovrimpressioni, in corso di pubblicazione negli Atti del Convegno Internazionale “Andrea Zanzotto. La natura, l’idioma”, tenutosi a Pieve di Soligo nell’ottobre 2014.
Arcipelago itaca Edizioni
di Danilo Mandolini
Via Monsignor Domenico Brizi, 4 – 60027 Osimo (AN)
Arcipelago itaca Edizioni, di DANILO MANDOLINI, è una casa edittrice nata nel 2015 e che aspira a divenire, nel tempo, un punto di riferimento per tutti gli appassionati italiani di poesia.
La missione del progetto – in altri termini si potrebbe dire l’obiettivo – è altresì quella di soddisfare al meglio e al massimo, assecondandola, la grande passione per la poesia che accomuna tutti i protagonisti di questa iniziativa (l’editore in primis).
Coscienti che di sola poesia è oggi impossibile vivere (i componenti del gruppo di lavoro si sostentano, infatti, occupandosi di altro) e che la poesia ha un “mercato” limitatissimo, vogliamo soprattutto, con Arcipelago itaca Edizioni, tentare, per quanto è e sarà possibile, di vivere nella poesia, di immergere, cioè, la nostra quotidianità e quella di chi ci seguirà, nella poesia, di promuovere e diffondere la poesia.
A chi si avvicinerà al nostro lavoro ci proponiamo di offrire – almeno a regime e liberi da qualsiasi condizionamento (in maniera, quindi, del tutto indipendente) – ciò che riteniamo rappresentare, nella contemporaneità che stiamo attraversando, il meglio (dal punto di vista qualitativo e, a tendere, a 360°) della poesia.
Per maggiori informazioni, visita il nostro sito:
http://www.arcipelagoitaca.it/