La Musa Evasiva è un nuovo progetto di Innocenzo Odescalchi attraverso il quale l’artista affronta, in maniera molto radicale, il rapporto che intercorre tra percezione e processo artistico. Si tratta di un campo di ricerca molto esteso, direi sconfinato, che lui condensa principalmente in una grande opera centrale di aspetto bi-tridimensionale, allo stesso tempo pittorica e scultorea, ma anche iconica e informale, concettuale e naturalistica. A questa si aggiungono altre opere di dimensioni minori, come sdoppiamento e allontanamento di un particolare che acquista una propria autonomia.
La Musa invece è distesa a terra, velata e imponderabile, come assopita, a segnare il confine tra realtà e immaginazione. Dietro di lei, dal suo corpo tanto enigmatico quanto realistico, si staglia l’Opera, una grande tela a parete. La materia e i pigmenti sembrano autogestirsi, coagularsi, corrodersi, fagocitarsi e, in definitiva, ricrearsi. Come la materia cosmica dalla quale hanno avuto origine le galassie, i pianeti e tutte le forme di vita. In alcuni punti delle tele si intravedono dei simboli dai contorni evanescenti, lontane testimonianze di civiltà e di popoli che si mescolano, essi stessi, alla massa e ne ridiventano parte integrante. Pur nella sua concretezza e matericità, l’effetto complessivo è visionario e dualistico, brutale e ctonio, legato all’arcano della profondità e dei cicli immortali.
Il lavoro di Innocenzo Odescalchi si è sempre basato sull’ossimoro, cioè sull’accostamento di concetti di senso opposto. In questa occasione, tuttavia, l’artista espande ulteriormente tale concetto di dualità ad un moltiplicarsi di ambiti. Dalla sfera prettamente fisica arriva a quella mentale, fino a raggiungere un dualismo di reminiscenza heiddegeriana, quale quello tra autentico e inautentico, cioè tra vero e apparente. Ma ogni elemento, ogni rimando, sembra lottare tra il manifestarsi e lo scomparire, tra il separarsi dal tutto e il rimescolarsi. Questo suo processo rivela un sottile lavoro di decostruzione rispetto alla teoria e alla pratica dell’arte, quindi rispetto a tutto ciò che riguarda il pensare, il sentire e il fare.
La sua Musa Evasiva, difficile da cogliere, va intesa dunque come la circostanza descrittiva che dà vita ad un flusso di eventi, di fenomeni che si dispiegano in uno spazio dislocato e che mutano nel tempo. La Musa da allegoria diventa corpo reale, in cerca di uno stato di grazia e di contemplazione, di uno stato di superamento della materia e della sofferenza, di un’escatologia.
Il suo lavoro dunque si può considerare una rappresentazione in fieri che narra il nascere, l’evolversi e il solidificarsi di un’opera, così come di un pensiero o di un corpo.
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Galleria André, Innocenzo Odescalchi La Musa Evasiva