Cinque donne e un’onda, Ianieri Editore, 2015 è il recente lavoro poetico di Davide Rondoni. L’autore mette in scena, in questo libro, l’incanto di vicende stranamente reali, appartenenti al mondo di alcune donne che hanno fatto la storia e la letteratura. Il punto di vista del poeta è tenerissimo e commovente: lo sguardo si posa inizialmente sull’affascinante figura di Caterina Sforza, poi sulla bellissima Giulia Gonzaga, sulla splendida vedova Ghertruda, madre di Amleto, fino ad arrivare alla giovanissima pittrice bolognese Elisabetta Sirani, a Eluana Englaro e a Vittoria Colonna, marchesa di Pescara. Questi personaggi si ritrovano tangibili e invisibili messi in scena dalla volontà di Rondoni di confondere e svelare indizi, esperienze, per annunciare e soccorrere l’inquietante ricerca della collocazione rassicurante e realistica nei fatti dell’umanità, ma, soprattutto, per teatralizzare la poesia, la bellezza. Donne che confluiscono e confondono la prepotente interrogazione della coscienza rimandando il lettore al flusso del monologo teatrale, tensione che amplifica il discorso lirico-filosofico.
L’indecifrabile maschera amorosa evoca e turba lo sfarinamento del reale immaginabile nell’enigma teatro/scudo dell’innamoramento, dell’amore, della passione che prolifera e si accresce in versi struggenti e preziosi. Il poeta richiama l’ipersensibilità di chi legge per configurare le voci, le parti, le uscite: ogni figura di donna è una e molteplice come sono innumerevoli i sussurri che suggeriscono tentazioni e ripensamenti. L’inchiostro nero segna e dichiara anime coniugate da grazia culturale e profonda umanità. Gli accenti sentimentali fanno da traino alle interpretazioni politico-moderate che celano sincerità e minacce. Il progetto poetico è complesso e complice di sollecitazioni letterarie, di accezioni simboliche per sciogliere dubbi antropologici, segnali o alleanze tra antico e nuovo mondo. È la donna dagli occhi di onda che fa arrivare al delirio poetico la voce erudita del vate: lei, la donna in cui ogni donna può identificarsi, ha tutta l’aria di essere parente stretta della poesia, lei è la fuga, la salvezza, la sintesi, la semplicità, la prigione, la discesa, la salita, il conflitto, la resistenza e la verità.
Almeno le labbra, qui le labbra
con cui pronunciare
fosse ultima cosa prima di morire
come sei bella,
salvandosi almeno loro
le lacrimose labbra, o no
nemmeno l’ultimo filo d”oro
della bocca che sorride, freme, no,
come sei bella, salvandosi niente,
solo
lei, la voce, o rimasuglio
___
Davide Rondoni (Forlì, 1964) è poeta e scrittore. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia come “Il bar del tempo” (Guanda, 1999), “Avrebbe amato chiunque” (Guanda, 2003), “Apocalisse amore” (Mondadori, 2008) e “Si tira avanti solo con lo schianto” (WhiteFly, 2013). È tradotto in vari paesi in volume e rivista ed è presente nelle più importanti antologie. Ha fondato e dirige il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna e la rivista «clanDestino». In prosa ha pubblicato “Gesù, un racconto sempre nuovo” (Piemme, 2013), “Hermann” (Rizzoli, 2010), “L’amore non è giusto” (CartaCanta, 2013), “Se tu fossi qui” (San Paolo Editore, Premio Andersen 2015), “E se brucia anche il cielo” (Frassinelli, 2015) e diversi saggi tra cui “Il fuoco della poesia” (Rizzoli, 2008), “Contro la letteratura” (Saggiatore, 2011) e “Nell’arte vivendo” (Marietti, 2012).