Concorso Internazionale di Poesia e Teatro Castello di Duino 2016

duino_concorsoE’ dedicata al “gesto e la genesi”, l’atto creativo e la forza della nascita, la XII edizione del Concorso Internazionale di Poesia e Teatro Castello di Duino, uno dei più importanti premi letterari riservati ai giovani, patrocinato dall’UNESCO fin dalla sua prima edizione.

Il “Castello di Duino” è un Concorso davvero peculiare per la sua impostazione, che lo distingue dagli altri premi letterari: valuta infatti tutti i testi in lingua originale, grazie a una giuria di carattere internazionale composta da poeti, critici, docenti di letterature comparate e, da quest’anno, anche da giovani ex-vincitori. Riservato ai poeti fino ai 30 anni di età, con una graduatoria speciale per i giovanissimi, una sezione riservata alle scuole e una sezione teatrale, ha registrato una partecipazione sempre più ampia negli anni. Dai suoi esordi ad oggi ha coinvolto ben 12000 poeti provenienti da 90 Paesi e un pubblico sempre più numeroso e appassionato. Nell’edizione di quest’anno a cimentarsi sul tema assegnato sono stati più di 900 concorrenti, provenienti da ogni angolo del globo, dalla Cina alla Palestina, dal Botswana al Cile e fino alla Nuova Zelanda, oltre a moltissimi poeti europei.

Tanti di questi giovani autori, che hanno inviato versi e pièces teatrali, dal 15 al 20 marzo arriveranno a Trieste, città cosmopolita per storia e collocazione geografica, per partecipare ai numerosi incontri in calendario per la “Festa della letteratura e della poesia”: incontri, letture, workshop, concerti, spettacoli teatrali, esposizioni. A concludere la manifestazione sarà proprio la cerimonia di premiazione del concorso, ospitata ancora una volta negli spazi del Castello di Duino, celebrati da Rilke nelle sue “Elegie Duinesi” e aperti con gioia dai principi della Torre e Tasso per questo appuntamento. A giudicare questi poeti, valutandone le poesie nella loro lingua madre, una giuria internazionale composta da Helena Simoes Barbagelata, Marji Čuk, Guido Cupani, Arben Dedja, Antonio Della Rocca, Pietro U. Dini, Silvia Favaretto, Julius Franzot, Franco Gatti, Irini Karavalaki, Tomaso Kemeny, Giancarlo Micheli, Isabella Panfido, Sandro Pecchiari, Ana Cecilia Prenz, Lili Radoeva Destradi, Marina Bartolucci Sedmak, Antonio Staude, Iza Strselecka e Anna Zoppellari.

A spuntarla quest’anno, aggiudicandosi la prestigiosa medaglia del Presidente della Repubblica, è stato un giovane autore polacco, Jakub Kożbiał, con la poesia “Martwe morze” (Acque morte). Va a un’autrice italiana invece il primo premio del concorso, 500 euro vinti da Angelica Barona (Dubino, Sondrio), con “Tenerezza e indaco”. Viene dal Nicaragua il secondo classificato, Rafael Antonio Zeledón Amador, che con “Cuatro bombardeos en un país lejano” (Quattro bombardamenti in un paese lontano) vince 500 euro. Sul terzo gradino del podio, con la poesia “Genesi 2, 23”, un’altra poetessa italiana, la bolognese Stefania Marchese, che si è aggiudicata un premio da 500 euro.

Vola in Nigeria la Targa Centro UNESCO di Trieste, vinta da Ehizogie Emmanuel Iyeomoan con il componimento “A dead poet’s table of contents” (Sommario di un poeta morto), mentre la Targa Alut va a un poeta bosniaco, Edin Rikalo, con “Strijelac” (Cecchino).

La Targa dedicata a Sergio Penco, compianto membro della giuria e poeta amico dei giovani, va a una giovanissima italiana under 16: Shannon Magri (Cremona), con “Così è (nascita e morte di un gesto)”.

Saranno assegnate inoltre delle menzioni speciali ad altri giovanissimi, dai dieci ai 16 anni, e premi per i progetti scuola. Per la sezione riservata al teatro invece, che richiedeva l’invio di un monologo o dialogo tra due personaggi, la giuria – composta da Giuliana Artico, Paolo Quazzolo, Gianfranco Sodomaco, Fabrizio Stefanini e Giuliano Zannier – assegna il primo premio alla triestina Giuliana Tumia, con “Dentro un cerchio c’è il sole”, segnalando inoltre i lavori “Lo sciopero dei gesti” di Michael Crisantemi (Terni), e “Polvere”, di Stella Radicati (Lussemburgo).

“Quest’anno il tema era sofisticato e suggestivo, difficile da interpretare – commenta la prof.ssa Gabriella Valera, promotrice del concorso con l’associazione da lei presieduta, Poesia e Solidarietà -: il gesto della genesi è così puro da non poter reggere il confronto con nessun altro gesto, se non con quello della distruzione, scrive un giovane poeta di 16 anni. Molti partecipanti hanno riletto i temi della Genesi con sentimenti nuovi, come il terzo premio, Stefania Marchese: “Non dalla fredda costola di Adamo nacqui io… Sono sporca di sangue, di terra e sudore. Sono nata da Eva, da un peccato d’amore”; o il vincitore della medaglia del presidente della Repubblica, nella cui poesia si avverte il dramma delle migrazioni”.

A testimonianza del forte impegno civile che caratterizza il concorso parte dei premi in denaro sarà devoluta dai vincitori a progetti umanitari nel loro Paese d’origine e, per volontà di Antonietta Risolo, titolare della Casa Editrice Ibiskos Risolo, anche il ricavato del libro che raccoglierà le poesie dei vincitori andrà alla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, per i bambini vittime di guerra.

Concorso Internazionale di Poesia Castello di Duino
Trieste – Duino (varie sedi)
15-20 marzo 2016
http://home.castellodiduinopoesia.org

____

CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA E TEATRO “CASTELLO DI DUINO” XII EDIZIONE

Poesie vincitrici

Jakub Kożbiał (Polonia)

Martwe morze

Pomiędzy odpływającymi żaglami ukryłaś się we mnie. Nocą, w poszukiwaniach
wielkiej niedźwiedzicy, gdy skamieniałości tonęły w morzu, szkicowałem na piasku nasz
dom. Nad brzegiem mówiłaś, jak pozbyć się szaleństwa.
Śmierć nie nadejdzie – powtarzałaś.
Powoli fale zabierały ślady.
Wodorosty kleją się do rąk. Butelka bez listu odpływa.
Moja skóra blednie, jak horyzont.
amięć ma słony smak.

Acque morte

In mezzo alle vele che andavano alla deriva ti nascondesti dentro di me. La notte,
durante la ricerca del grande orso, quando i fossili andavano a fondo nel mare,
sulla sabbia stavo schizzando la nostra casa. Dalla riva tu stavi parlando di come
sbarazzarti della follia. La morte non verrà – continuavi a ripetere.
Lentamente le onde portarono via le impronte.
Alghe s’incollano alle mani. Una bottiglia senza messaggio scivola via.
La mia pelle impallidisce, come l’orizzonte.
La memoria ha il sapore del sale.

***

Angelica Barona

Tenderness and indigo

In the way words
leave your lips,
you taught me
how to write
of butterflies landing.

Tenerezza e indaco

Nel modo in cui le parole
lasciano le tue labbra,
mi insegnasti
come scrivere
di atterraggi di farfalle.

***

Rafael Antonio Zeledón Amador (Nicaragua)

Cuatro bombardeos en un país lejano.
I
Carla es insípida, inmoral,
descuartizada, indomable,
sadomasoquista.
la amo.

II
Tres pasos… se detiene.
Mira a la izquierda. Tres pasos… avanza más rápido.
Se detiene. Dos pasos…
Retrocede. Corre y avanza aun más.
Respira. Aumenta su ritmo cardíaco.
Se detiene. Dos pasos…
Avanza.
Cae al cauce. Intenta un paso…
Muere.

III
Sus dedos meticulosos palpaban la nada.
Sus dedos de cirujano recortaban la nada.
Sus dedos de nada, salpicaban el agua.
Sus aguas de dedos desbordaban la piel.
Su piel de verano inundaba el cauce.
Su Verano de olvido despertaba en el cauce.
Su cauce de olvido recordaba el verano.
Su agua de lodo moría en el cauce.
Sus dientes tan blancos mordían el cauce.
Sus pies de otoño llenaban el cauce.
Sus manos de nada en primera plana.
Un puto titular en primera plana.
La mierda de sentimiento que causa esa primera plana.
El agua deshace la primera plana.
Está arrugado el periódico en la mesa y los dientes de lodo muerden la mesa
y el verano carcome la mierda en la mesa
y nadie se queda en casa
Y todos se van al cauce.

IV
Hoy podremos hablar de libertad, amor.
De la que siempre soñamos. De la que nadie conocía,
hasta ahora,
en este ataúd.

Quattro bombardamenti in un paese lontano

I
Carla è insipida, immorale,
spezzata, indomabile,
sadomasochista,
la amo.

II
Tre passi…si ferma.
Guarda a sinistra. Tre passi … avanza più velocemente.
Si ferma. Due passi…
Retrocede. Corre e avanza ancora di più.
Respira. Aumenta il suo ritmo cardiaco.
Si ferma. Due passi…
Avanza.
Cade nell’alveo. Prova a fare un passo…
Muore.

III
Le sue dita meticolose palpavano il nulla.
Le sue dita da chirurgo ritagliavano il nulla.
Le sue dita di nulla, spruzzavano l’acqua.
Le sue acque di dita straripavano dalla pelle.
La sua pelle d’estate inondava l’alveo.
La sua estate di oblio si svegliava nell’alveo.
Il suo alveo di oblio ricordava l’estate.
La sua acqua di fango moriva nell’alveo.
I suoi denti così bianchi mordevano l’alveo.
I suoi piedi di autunno riempivano l’alveo.
Le sue mani di nulla in prima pagina.
Un maledetto articolo in prima pagina.
Il sentimento di merda che genera quella prima pagina.
L’acqua disfa la prima pagina.
E’ stropicciato il giornale sul tavolo e i denti di fango mordono il tavolo
E l’estate corrode la merda sul tavolo
E nessuno resta a casa
E tutti se ne vanno all’alveo.

IV
Oggi potremo parlare di libertà, amore.
Di quella che abbiamo sempre sognato. Di quella che nessuno conosceva,
finora,
in questa bara.

***

Stefania Marchese

Genesi 2, 23

Non dalla fredda costola di Adamo
nacqui io.
Non sono il sottoprodotto
del fianco di un uomo,
fedele assistente del governatore,
degna compagna di degno padrone.

Io vengo
dal caldo ventre di Eva,
madre gentile dalle mani di pane,
sorella custode di vecchi segreti,
moglie a nessuno, sposa a se stessa.

Ho messo radici nella sorellanza,
nel sangue comune che nutre la terra,
negli occhi segnati di mascara colato,
nelle nenie cantate da madri di guerra.

Le vedi col mento sporco di fango,
col velo che copre le rughe profonde,
mendicando il ritorno del figlio adorato,
e un soldo per bere su tutte le ombre.

I miei piedi segnati dalle spine dei rovi,
non ballano intorno al grande dio Sole.
In silenzio, leggeri, con gracile forza,
fanno onore a Selene e al suo sacro pallore.
Non è il fianco di Adamo che mi ha dato la vita,
non ho chiesto il permesso all’Esimio Rettore.
Sono sporca di sangue, di terra e sudore.
Sono nata da Eva, da un peccato d’amore.

***

Ehizogie Emmanuel Iyeomoan

A dead poet’s table of contents
a spring of scenting aromatic letters
a string of finished poems
he still calls work in progress
a blank note and a floating fountain pen
to set free the many trapped demons dancing in his head
a mirror of broken things
a map with many roads leading to nowhere
a cobwebby shelf studded with dusty books he never read
an ellipsis of endless questions without answers
napping on the sofas of a dry diary full of wet emotions
a creed to an unknown god
a clueless clue like a suggestion to the genesis of words
a broken chain of wild and wide resonating thoughts
an endless journey of wise words and sane sayings
a treasured philosopher’s quotes
hanging slantly on the walls of a quiet room
with Beethoven’s or Mozart’s symphonies
meandering out from a damaged gramophone
breaking silence’s fast with soothing songs
a catalogue of daring the devil dreams
an almost complete letter to a secret crush
who may never bother opening it
talk less of reading it
she’s always on a pair of dark sunglasses
how would he have known she is blind
a soft pillow which holds not sleep but dreams
some empty bottles of wine rum or vodka
or anything else liquid and spirit
a footnote of bragging rights
published here and there and forthcoming elsewhere
resting on a pile of rejection letters
and a suicide note hidden in a framed photograph
of a very cute enchanting and unclad lady
a monochrome painting he hopes to get married to
as soon as he falls into deep sleep

Sommario di un poeta morto

Una primavera di odorose lettere aromatiche
Una primavera di rifiniti poemi
Che chiama ancora lavoro in divenire
Una nota rimasta in bianco e una penna fontana galleggiante
Per liberare i molti demoni intrappolati che gli danzano in testa
Uno specchio di oggetti in frantumi
Una mappa con molte strade che non portano da nessuna parte
Un ripiano coperto di ragnatele ornato di libri polverosi che non legge mai
Un’ellisse di infinite domande senza risposta
Che si appisolano sul sofà di un secco diario pieno di umide emozioni
Una dottrina di un dio ignoto
Un’inetta definizione come un suggerimento alla genesi delle parole
Una catena spezzata di selvaggi e pienamente risonanti pensieri
Un infinito viaggio di sagge parole e sane sentenze
Citazioni di uno stimato filosofo
Pendenti di sbieco sui muri di una quieta stanza
Con le sinfonie di Beethoven e Mozart
Che serpeggiano fuori da un grammofono danneggiato
Che rompono il digiuno del silenzio con canzoni rilassanti
Un catalogo di sogni da sfidare il diavolo
Una lettera quasi ultimata per una segreta fiamma
Che potrebbe non preoccuparsi mai di aprirla
Per non parlar poi di leggerla
Lei porta sempre un paio di occhiali da sole scuri
Come avrebbe potuto lui sapere che è cieca
Un soffice cuscino che sostiene non il sonno ma sogni
Alcune bottiglie vuote di vino rum o vodka
O qualcos’altro di liquido e alcolico
Una nota a piè di pagina di diritti a vantarsi
Pubblicata qua e là e di prossima pubblicazione altrove
Posata su una pila di lettere di rifiuto
E un appunto suicida nascosto in una fotografia incorniciata
Di una donna molto carina incantevole e discinta
Un dipinto monocromatico che egli spera di sposare
Non appena sprofonda nel sonno

***

Edin Rikalo Bosnia

Strijelac (Shooter)

Sirijsko dijete kuršumskim zvucima udaraju po guzi
Plač privremeno nadjačava zvukove rata, neki čovjek u sobi čita Ilijadu
Agamemnon sprema vojsku. Ocu tek rođenog djeteta predstoje Agamemnonske noći.
Kako pobijediti vojsku. Srditi Ahilej bezbrižno spava dok po grčkim hramovima traže pare
Dijete je rođeno slijepo, Homerovo pjevanje prekida tužna vijest.
Neće vidjeti krv ispred svoga dvorišta, roditelji vide sreću dok beba još plače, jako, jače

Prosječni savremeni pisac piše svoj novi roman, u njemu krv I zgrade
Kako da opiše zgrade iz kojih curi krv, to šalje kriminalnu sliku svijeta. Ubijamo I zidamo zidine pune krvi
Zadovoljno trlja ruke dok na vijestima javljaju o izbjegličkoj krizi
Mađarska gradi zid, Njemačka zatvara granicu, danas u Berlinu mučan ljetni dan
Pjesnik ispisana slova makazama reže I baca, udaraju u zid sobe, moraju slova imati glavu
Mislite, govori im. Opet ih lijepi I opet reže I baca, sada već formirane riječi padaju krvave na pod

Književnici proglašavaju najružniju riječ: profit. Progoni ih noćima vlastita umiješanost u svemu
Na jednom svijetu, rat progoni milione ljudi. Naš Homer u očevom naručju bježi iz Sirije
Ništa ne vidi, a na Zapadu će mu objasniti zbog čega se vodi rat, slikovito, pjesnički dočarati
Na vijestima će objavljivati potresne slike poginule djece, svijet će žaliti
Pisat će se nove knjige, smrad ljudske zlobe se mora temeljno objasniti
Na kraju, nije važno šta je bilo i zašto, već opisati kako je bilo i reći da se ne smije ponoviti

Budim se iz nekog teškog sna, javljaju mi da su izašli rezultati konkursa za najbolju pjesmu
Na stranici čudno obavještenje :
Poštovani pjesnici svjetskoga glasa,
Dragi humanisti, brižni čuvari svijeta
Žalimo što moramo pisati ružne redove
Sve pristigle pjesme su uništene
Jutros
Našli smo ih u krvlju, nečitljive su
Još jednom, žalimo
Granata je pala baš u tu prostoriju

Neka i bilo ružno u očima svijeta, novac od nagrade je otišao slučajnom strijelcu
Iznenađen primio je pare i šutio, njegov najbolji pogodak u ovome ratu
Književnici zamišljeno govore o izrečenoj alegoriji
Rekli bi da je to lijepa pjesnička slika, ali kako
Šute
U svijetu rat i zvukovi tastature ometaju Homera da spava

Cecchino (Shooter)

Battono sul sedere un bambino siriano con i suoni del piombo
Il pianto momentaneamente accresce il rumore della guerra, un uomo nella stanza legge l’Iliade
Agamennone prepara le truppe. Incombono sul padre del bambino appena nato le notti di Agamennone. Come vincere l’esercito. L’iroso Achille placidamente dorme mentre nei templi greci
cercano i denari
Il bambino è nato cieco, la triste notizia interrompe il racconto di Omero.
Non vedrà il sangue davanti al suo cortile, i genitori provano gioia mentre il bambino ancora piange forte,
più forte

Lo scrittore medio moderno scrive il suo nuovo romanzo, in esso il sangue e gli edifici
Come descrivere edifici da cui cola il sangue, questo rimanda un’immagine criminale del mondo. Uccidiamo e
costruiamo edifici pieni di sangue
Soddisfatto si sfrega le mani mentre le notizie annunciano la crisi dei profughi
L’Ungheria erige un muro, la Germania chiude le frontiere, oggi a Berlino una giornata estiva noiosa
Lo scrittore ritaglia con le forbici le lettere scritte e le lancia, battono sulla parete della stanza, le lettere devono avere una testa
Pensate, gli dice. Di nuovo le attacca e di nuovo le taglia e le lancia, ora le parole già formate cadono
insanguinate a terra

Gli scrittori annunciano la parola più brutta: profitto. Li perseguita di notte il proprio coinvolgimento in tutto
In un mondo, la guerra perseguita milioni di persone. Il nostro Omero in braccio al padre fugge dalla Siria
Non vede niente, mentre a Ovest gli spiegheranno perché si fa la guerra, in senso figurato, poeticamente
Il notiziario pubblicherà le immagini strazianti di bambini uccisi, il mondo si lamenterà
Si scriveranno nuovi libri, il fetore della cattiveria umana deve essere accuratamente spiegato
Alla fine, non importa quello che è successo e perché, ma descrivere com’è andata e dire che non si dovrà ripetere

Mi sveglio da un sonno pesante, mi avvisano che sono usciti i risultati del concorso di poesia
L’annuncio è sorprendente:
Cari poeti di fama internazionale,
Cari umanisti, amorevoli guardiani del mondo
Ci dispiace di dover scrivere queste brutte righe
Tutti i brani presentati sono andati distrutti
Questa mattina,
Li abbiamo trovati nel sangue, sono illeggibili
Ancora una volta, ci dispiace
Una granata è caduta proprio nella stanza

Sia pure brutto agli occhi del mondo, ma il premio in denaro è andato a un cecchino accidentale
Sorpreso, ha ricevuto il denaro e taciuto, il suo colpo migliore in questa guerra
Gli scrittori pensierosi commentano l’allegoria pronunciata
Direbbero che è una bella immagine poetica, ma
tacciono
Nel mondo la guerra e i rumori della tastiera impediscono a Omero di dormire

***

Shannon Magri

Così è (nascita e morte di un gesto)

Prima una montagna, poi il bosco
Tra poco il vento, in ritardo il sole
Il ghiaccio, il caldo, il freddo, il calore
Un respiro che si tramanda tra strascichi di nuvole
Che ridono, che giocano oltre la stella polare.

Tu pensi – che grandezza! Che anima!
Oh, che mondo di sublime gesto è questo.
E vedi passare i torrenti tra i verdi prati di Agosto.
E vedi gli oceani, gli stagni:
ogni acqua tra le più fresche mai bevute.

Tu dici – amo questo gesto e questa vita:
vi prego, lasciate che io crei ancora un po’.
Cade dal cielo la neve, poi la pioggia,
poi la nebbia, dopo tutto risplende
e poi ogni cosa diventa il suo opposto.

Tu alzi gli occhi al cielo, crei la luna,
affinché illumini ogni cosa.
Ma poi fa giorno, poi torna il buio,
poi l’alba, poi il tramonto.
Allora generi le stelle, che sempre in cielo stanno:
sembra che ti seguano con fare indiscreto;
e illuminano e osservano e restano ferme.

Ma poi dici – è tardi, è passato il tempo:
la creazione dev’essere distrutta.
E a chi non crede e non sente ragione di sparire
Dici – così è come la genesi termina e
da sempre terminerà: con la distruzione.
Poiché l’una vien dall’altra,
e non c’è gesto che sopravviva al suo destino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *