Una Roma cupa e magica emerge da questi racconti, dove Giorgio Vigolo esplora il lato “notturno” della città, come indica il titolo, che viene rappresentato con un “alto grado di visionarietà” in una prosa limpida e sorvegliata pur nelle sue accensioni fantastiche.
Luoghi, personaggi, remote epoche storiche e moderni paesaggi urbani coesistono nella narrazione dove “ la fantasia, la memoria, il sogno, la storia si compenetrano” per restituire tutto l’arcano e ambiguo fascino della città eterna.
IL VISO di Giorgio Vigolo
Malinconia d’esistere con questo
volto remoto che ci esprime l’anima
e la sua storia e i giorni alti e perduti,
senza più averne la memoria e il senso.
Scruti meglio la pietra; in selve amare
più domestica lingua hanno le foglie
e i paesi si leggono; s’intende
l’innocenza dei monti. Ma l’umano
viso, il tuo stesso, che ti senti in carne
fitto all’essenza, che vuol dire?
Indaghi
inutilmente questa tua persona
che sempre hai teco e nei notturni vuoti
s’ingrandisce di sogni, apre il suo libro
su figure dolcissime e tremende.
E’ allora che prendendo del tuo buio
una rapita conoscenza, credi
finalmente di leggerti; decifri
lettere e i nomi sciogli.
Illuso! in altro
specchio t’appari. O dispieghi in vaste
epoche d’astri e spaziati cosmi
o stringi i tempi in questi sensi d’uomo,
solo saprai di non saper chi sei.