In memoria di te, Paul Celan

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Nella foto: Ingeborg Bachmann e Paul Celan con Reinhard Federmann e Milo Dor durante l’incontro del gruppo 47 a Niendorf nel 1952.

Nota di Luigia Sorrentino

Ho provato a leggere a voce alta “Fuga di morte” di Paul Celan. Ho provato, perché nessuna lettura potrà essere giusta, definitiva, assoluta. Nessuna intonazione o timbro della voce potrà imprimere sulla pelle, a fuoco, il marchio del “nero latte” che fu l’assassinio degli ebrei nei campi di sterminio nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. La verità listata a lutto che il poeta consegna in tedesco, la lingua colta parlata dalla minoranza ebraica rumena, a un ossimoro: il “nero latte” bevuto, e bevuto, la verità angosciosa iterata, più e più volte, il “nero latte” bevuto la sera, al mezzogiorno e al mattino, “lo beviamo di notte” … “scaviamo una tomba nell’aria là non si giace stretti”. Versi drammatici, consegnati, nel 1976 alla traduzione di Moshe Kahn e Marcella Bagnasco, (Arnoldo Mondadori Editore), una traduzione “possibile” questa, della poesia di uno dei poeti più grandi della lirica contemporanea.

Luigia Sorrentino legge “Fuga di morte” di PAUL CELAN , traduzione italiana a cura di Moshe Kahan e Marcella Bagnasco, Mondadori, Milano, 1976.

La musica è del compositore e pianista austriaco, Franz Schubert.

paul_celan_ingeborg_bachmannNel giugno del 1942 i genitori di Paul Celan furono deportati nel campo di sterminio tedesco di Michajlovka, in Ucraina e lì morirono, nell’inverno tra il 1942 e il 1943. Lui stesso era stato deportato in un campo di lavoro.

“Fuga di morte” è una poesia tratta da: “Papavero e memoria” la seconda raccolta di versi di Paul Celan pubblicata nel 1953; la prima, “Sabbia delle urne”, uscì in Austria, nel settembre del 1948. Il 17 dicembre del 1947 dopo la fuga dalla Romania, Celan si trasferì per un breve periodo in Austria. Il 16 maggio del 1948 incontrò, nella Vienna del dopoguerra, Ingeborg Bachmann. Lei, aveva 28 anni, lui 34. Ingeborg studiava all’Università e Celan viveva, dopo la fuga dalla Romania, come “displaced person”. A giugno dello stesso anno, Celan lasciò Vienna per trasferirsi a Parigi, ma fra i due iniziò una relazione, documentata dalle lettere che si scrissero per più di un decennio, “drammatica”, perché le parole con le quali si rincorreranno dal 1948 al 1961 (l’ultima lettera di Paul Celan a Ingeborg Bachmann è del settembre 1967) non è che un entrare e uscire dal dolore della Shoah vissuta in maniera diversa, dall’uno e dall’altro.

“Fuga di morte” apparve per la prima volta in rumeno nel 1947.

Il 10 maggio del 1970, dopo circa nove anni di assoluto silenzio fra Paul Celan e Ingeborg Bachmann, Gisèle Celan-Lestrange (la moglie di Paul Celan dalla quale il poeta aveva avuto un figlio, Eric e dalla quale si era poi separato), scrive da Parigi a Ingborg Bachmann:

malinaMia cara Ingeborg,
non so se la mia lettera La raggiungerà. Penso che abbia saputo la terribile notizia. Volevo comunque scriverLe.
Giovedì 16 aprile, mentre mio figlio Eric faceva colazione come al solito con Paul, ho capito che stava di nuovo molto male. Io stessa gli ho telefonato il giorno dopo e ho continuato a farlo fino a domenica 19 aprile, gli amici che hanno cercato di rintracciarlo o che l’hanno visto mi hanno confermato la crisi nella quale era ricaduto.
Nella notte fra domenica 19/20 aprile, ha lasciato il suo domicilio per non tornarvi mai più.
Ho passato quindici giorni a cercarlo dappertutto, non avevo alcuna speranza di ritrovarlo vivo. Solo il primo maggio la polizia lo ha ritrovato, dunque quasi quindici giorni dopo il suo terribile gesto. Il l’ho saputo soltanto il 4 maggio –
Paul si è gettato nella Senna. Ha scelto la morte più anonima e solitaria.
Che posso dire ancora, Ingeborg. Non ho saputo aiutarlo come avrei voluto.
Eric compirà quindici anni il mese prossimo.
La abbraccio

Gisèle Celan

lettereC’è un segreto epistolare che entra nella Storia e nella Letteratura nelle lettere fra Paul Celan e Ingeborg Bachmann. E’ questa la ragione fondamentale per la quale bisogna leggere il carteggio 1948-1973 tra Ingeborg Bachmann e Paul Celan (con i carteggi tra Paul Celan e Max Frish e tra Ingeborg Bachmann e Gisèle Celan-Lestrange) di: “Troviamo le parole” (nottetempo edizioni, 2010), a cura di Bernard Badiou, Hans Holler, Andrea Stoll e Barbara Wiedemann, edizione italiana a cura di Francesco Maione. (La traduzione di quest’opera ha ricevuto dal Goethe Institut una sovvenzione finanziata dal Ministero degli Esteri tedesco).

Paul Celan annega nella Senna. Il termine “deportazione”, preso dal vocabolario della burocrazia nazionalsocialista dei lager, stabilisce un legame fra il suicidio del poeta e la tragedia dello sterminio degli ebrei.

“La mia vita finisce perché lui è annegato nel fiume durante la deportazione”, dice l’Io dello straniero nel romanzo “Malina” (1971) di Ingeborg Bachmann, “Era la mia vita. Io l’ho amato più della mia vita”. (In: “Malina”, Adelphi, Milano, 2003, pag. 173).

Ingeborg Bachmann morirà in una clinica a Roma il 17 ottobre del 1973 a causa delle ustioni riportate in un incendio sviluppatosi nel suo appartamento di Via Giulia, 66, palazzo Sacchetti, la.notte fra il 25-26 settembre.

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Paul Celan – Todesfuge

Schwarze Milch der Frühe wir trinken sie abends
wir trinken sie mittags und morgens wir trinken sie nachts
wir trinken und trinken
wir schaufeln ein Grab in den Lüften da liegt man nicht eng
Ein Mann wohnt im Haus der spielt mit den Schlangen der schreibt
der schreibt wenn es dunkelt nach Deutschland dein goldenes Haar Margarete
er schreibt es und tritt vor das Haus und es blitzen die Sterne er pfeift seine Rüden herbei
er pfeift seine Juden hervor läßt schaufeln ein Grab in der Erde
er befiehlt uns spielt auf nun zum Tanz
Schwarze Milch der Frühe wir trinken dich nachts
wir trinken dich morgens und mittags wir trinken dich abends
wir trinken und trinken
Ein Mann wohnt im Haus der spielt mit den Schlangen der schreibt
der schreibt wenn es dunkelt nach Deutschland dein goldenes Haar Margarete
Dein aschenes Haar Sulamith wir schaufeln ein Grab in den Lüften da liegt man nicht eng
Er ruft stecht tiefer ins Erdreich ihr einen ihr andern singet und spielt
er greift nach dem Eisen im Gurt er schwingts seine Augen sind blau
stecht tiefer die Spaten ihr einen ihr andern spielt weiter zum Tanz auf

Schwarze Milch der Frühe wir trinken dich nachts
wir trinken dich mittags und morgens wir trinken dich abends
wir trinken und trinken
ein Mann wohnt im Haus dein goldenes Haar Margarete
dein aschenes Haar Sulamith er spielt mit den Schlangen
Er ruft spielt süßer den Tod der Tod ist ein Meister aus Deutschland
er ruft streicht dunkler die Geigen dann steigt ihr als Rauch in die Luft
dann habt ihr ein Grab in den Wolken da liegt man nicht eng

Schwarze Milch der Frühe wir trinken dich nachts
wir trinken dich mittags der Tod ist ein Meister aus Deutschland
wir trinken dich abends und morgens wir trinken und trinken
der Tod ist ein Meister aus Deutschland sein Auge ist blau
er trifft dich mit bleierner Kugel er trifft dich genau
ein Mann wohnt im Haus dein goldenes Haar Margarete
er hetzt seine Rüden auf uns er schenkt uns ein Grab in der Luft
er spielt mit den Schlangen und träumet der Tod ist ein Meister aus Deutschland

dein goldenes Haar Margarete
dein aschenes Haar Sulamith

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