Gli impervi itinerari della traduzione per arrivare alla poesia di Vladimir Levchev
Nota di Fabio Izzo
Giunto negli Stati Uniti, il poeta bulgaro Vladimir Levchev iniziò a scrivere poesie direttamente in inglese. Precedentemente si era già occupato non solo delle traduzioni di alcuni poeti americani in bulgaro (principalmente l’amato Ginsberg), ma anche della traduzione di alcune sue poesie con l’aiuto di grandi poeti americani come Henry Taylor e Alicia Ostriker. Amore in piazza è un libro antologico, delicato nella sua composizione (anche nell’equilibrio), una specie di “conceptual book”; e contiene due poesie commemoranti la tragedia dell’11 settembre scritte in inglese. L’autore stesso racconta e vuole sottolineare in una sua nota: “Allora vivevo a Washington e vidi con i miei occhi come bruciava il Pentagono. Più tardi vidi anche la caduta delle Torri Gemelle a New York. La sera stessa mi misi a scrivere la poesia, dal titolo avente come citazione la famosa predica del poeta John Donne; più tardi produssi anche la sua versione in bulgaro. Anni dopo composi un’altra poesia legata a questa data e all’America, nel periodo successivo all’11 settembre 2001, quando George Bush Jr era presidente”.
La maggior parte delle poesie raccolte nell’Amore in piazza nascono in lingua bulgara e sono presenti in diversi libri pubblicati in Bulgaria prima del soggiorno americano, durato 13 anni, di Vladimir Levchev. Nel 2014, sette anni dopo il suo ritorno nel Paese natale (per ironia della sorte ci tornò come professore di letteratura americana all’univesità americana in Bulgaria), Levchev ha voluto selezionare tra le sue poesie quelle aventi come tema l’amore, la politica, Dio, quelle rappresentanti ciò che succede in piazza, quelle che parlano della missione dell’arte che per lui è “un rito nel tempio, un messaggio dall’altro mondo”. Così ha raccolto e revisionato alcune sue poesie scritte in un lasso di tempo lungo 35 anni, e pubblicate in Bulgaria e negli Stati Uniti, per dare vita a questo libro antologico, Amore in piazza. La raccolta si apre con l’ononima poesia, scritta in bulgaro nel 2014, a 25 anni della caduta del Muro di Berlino e del regime comunista in Bulgaria, un regime in cui lui era cresciuto con tanti privilegi essendo figlio di un poeta affermato e cantore di un radioso felice futuro. L’autore stesso vuole raccontare quanto segue relativamente ad una delle sue prime poesie, “Presentimento del giorno solenne”, datata 1980: “Avevo scritto questa poesia a 23 anni e l’avevo proposta per la pubblicazione al giornale “Puls”. Non avevo molta speranza di ricevere una risposta, ma con mia grande sorpresa la poesia fu pubblicata. Più tardi mi resi conto che la pubblicazione di questa poesia era dovuta al fatto che qualcuno voleva fare un torto a mio padre, che all’epoca era presidente dell’Unione degli scrittori in Bulgaria. Mio padre fu convocato affinché desse una spiegazione ai funzionari del partito comunista e rispose così: “Mio figlio scrive contro di me, non contro il compagno e segretario generale del partito Todor Zivkov”. In questo modo mi difese.”.
Le poesie dei primi anni ottanta presenti in Amore in piazza non presentano una loro versione inglese riscritta o tradotta dall’autore nella seconda parte degli anni novanta in America.
Preme precisare che per la traduzione italiana della poesia “Nessun uomo è un’isola”, scritta dall’autore in inglese la sera stessa dell’11 settembre 2001, dove sono presenti citazioni da John Donne, Walt Withman, dal Nuovo Testamento e da Dylan Thomas, si è dovuto far ricorso anche alla versione bulgara, dove le citazioni inglesi dei poeti appena menzionati erano aggiunte, appunto, in bulgaro.
Ecco una delle poesie di questo libro scritta originariamente in inglese, e poi tradotta in bulgaro dallo stesso autore per il libro Amore in piazza pubblicato in Bulgaria nel settembre 2014:
FIVE YEAR AFTER 9/11
It’s been like in those dreams:
you are at the beach,
in August, in high school,
green airy waves and laughter
of girls and seagulls.
And the snow begins to fall:
slow letters and shirts
from a heavenly explosion.
And the smiling faces
of teachers and kids
morph into monsters.
Later black kites and ravens
fly by low
over the leaden ocean.
And you realize
that your dream has come true:
you have grown up.
And you can’t wake up anymore
in that warm
other country.
9/11/2006
(written in English)
Cinque anni dopo l’11 settembre
А Reyna
È stato come in quei sogni:
sei alla spiaggia
in agosto, alle scuole superiori
verdi onde leggere e risate
di ragazze e di gabbiani.
E la neve comincia a cadere:
cristalli di neve silenziosi
lettere e magliette sparpagliate
Dal cielo un’esplosione paradisiaca.
E le facce sorridenti
di insegnanti e ragazzi
trasformate in mostri.
Neri aquiloni e corvi
volano bassi
sopra l’oceano plumbeo
sotto il cielo plumbeo…
E comprendi
che il tuo sogno è diventato realtà:
Sei cresciuta.
E ormai
puoi solo sognare
di svegliarti
in quel caldo lontano tuo Paese.
Washington, 11 settembre 2006
(traduzione di Fabio Izzo)
Nella traduzione italiana c’è la dedica “a Reyna” apparsa nell’edizione bulgara, ma assente nella versione originale in inglese.
Alcune delle poesie tradotte dall’inglese nell’edizione italiana edita da Terra d’ulivi vennero pubblicate dapprima nei libri bulgari di Vladimir Levchev negli anni precedenti al 1994, e poi furono tradotte in inglese dall’autore con l’auito di Henry Taylor, un poeta americano nato nel 1942, vincitore del Premio Pulitzer nel 1986 per il suo libro The Flying Change: Poems. Vladimir Levchev aveva tradotto in bulgaro alcune poesie di Taylor per un’antologia della poesia americana contemporanea di cui era uno dei curatori e traduttori alla fine di 1989 in Bulgaria. Poi, quando nel 1994 si trasferì a Washigton, Henry Taylor divenne suo professore, caro amico e co-traduttore.
Con lui Levchev ha lavorato alle traduzioni in inglese dei due testi che potremmo definire i capolavori metrici del libro Amore in piazza, due poesie ritmiche con le rime in bulgaro che volevamo venissero rispettate nelle traduzioni italiane, cercando di trasmettere la bellezza e la cadenza dei versi nella lingua natia dell’autore. Queste poesie furono pubblicate prima in due dei libri di Vladimir Levchev degli anni Ottanta, poi lui stesso le tradusse insieme a Henry Taylor in inglese; per lavorare sulla traduzione italiana abbiamo usato le due versioni dell’autore – l’originale bulgaro degli anni Ottanta e la traduzione inglese degli anni Novanta. Nelle poesie “Lo stagno azzurro vicino a Berkotsa” e “Nei temporali dell’eterno addio” abbiamo dunque cercato di seguire lo schema delle rime degli originali bulgari senza perdere il secondario ritmo americano; per la traduzione di queste due poesie, e la traduzione delle altre due liriche in rima “Il Risvegliato” (una tra le più vecchie nel libro, datata 1981) e “Fine delle anime” (datata 1993), che non hanno versioni in inglese, si ringrazia Fabrizio Dall’Aglio per il suo inestimabile apporto che ha contribuito a rendere al meglio il lavoro di Levchev in italiano.
Qui sotto si può leggere l’originale bulgaro della poesia “Lo stagno azzurro vicino a Berkotsa”, che nella fine degli anni Ottanta era senza la dedica in memoria della prima moglie del poeta. Nella versione bulgara che riportiamo nell’edizione italiana del libro, la dedica post mortem è presente perchè così è stata pubblicata nel libro bulgaro Amore in piazza.
Синият вир край Берковица
В памет на Цветана (Атинула) Панициду
Изплувахме голи от Синия вир,
а той ни нахлу в сетивата.
Изкачвахме дълго усоен баир –
студът ни разпали по залез телата.
Далече, по пътя, аз виждам – вървим.
Но пътят ни в мен е отивал.
А огънят в двора не бил само дим.
Звездите ме парят, когато заспивам.
На влажен чаршаф върху старо легло
аз влязох в съня ти тогава.
Сега той пулсира по мойто чело.
Той моята гола душа обладава.
Бюрото и лампата – кръг светлина
в разпенен поток, в планината…
Ухае на бор, снегове и злина…
А долу син залез обхожда земята…
Тревата дъхти на увяхнало лято –
най-сладко дъхти окосена.
По-топла и близка е днес синевата
под празната тъмна вселена.
Луната е няма. Червена. Прилича
на рана, която расте тази вечер.
Животът – отровен – кърви, изтича.
Смъртта на света е вечна.
1987
BLUE POND AT BERKOVITSA
In memory of Tsvetana Athinula Panitsidou
We swam naked out of the pond,
and the pond flew into our senses.
We climbed up the afternoon slope
and the chill inflamed our bodies.
Down the road I saw us walking.
But the road was leading inside me.
That bonfire was not only smoke:
the stars still singe me as I fall asleep.
On a damp sheet on an old bed
I entered your dream that evening.
But now it pulses on my forehead,
making love to my naked soul.
The desk and the lamp –a circle of light
in a churning creek, in the mountains. ..
A scent of pine and snow and menace
and, down below, a blue dusk prowling.
The withered summer breathеs from the grass.
The grass smells sweetest when freshly mown.
After we looked into the dark space
the blue sky seemed warmer and closer.
The moon is mute and red, resembling
a widening wound in the dark.
Life is open, it bleeds and drains.
Only the death of the world is eternal.
1987
(translated by the author with Henry Taylor)
Lo stagno azzurro vicino a Berkovitsa
In memoria di Tsvetana (Atinula) Panizidu
Riaffiorammo dallo stagno azzurro nudi
e quell’azzurro ci sorprese i sensi
salimmo la collina sotto le nubi
nel freddo il tramonto ci risvegliò i corpi.
Lontano, per strada, lo vedo che andiamo.
Ma è una strada che mi arriva dentro.
Quel fuoco in cortile non era solo fumo.
Un bruciore di stelle quando mi addormento.
Su lenzuola umide in un vecchio letto
così entrai teso nel tuo sogno allora.
Ora è quel sogno che vibra nel mio petto
a fecondare la mia anima nuda.
Scrivania e lampada – un cerchio di luce
in un torrente schiumoso, sul monte…
L’aria sa di pino e di neve, seduce…
E sopra la terra è azzurro il tramonto…
L’erba profuma d’estate appassita –
appena tagliata più dolce è il profumo
Più caldo, vicino è oggi l’azzurro.
sotto questo universo vuoto e buio.
La luna è muta. Rossa accesa. È come
una ferita che cresce stasera.
La vita – infetta – sanguina, scorre.
La morte del mondo è eterna.
1987
(traduzione di Fabio Izzo e Emilia Mirazchiyska)
Parlando degli itinerari della traduzione è doverso precisare che le poesie di questo libro antologico concepito dall’autore provengono da un ampio intervallo temporale ma, nonostante questo, delineano un quadro unitario e compatto che identifica tre itinerari principali nella poesia di Vladimir Levchev, caratterizzanti le tre sezioni di cui si compone Amore in piazza. Scrive Francesco Tomada: “Se la prima sezione “Amore” è quella di ambito più privato, “In piazza” raccoglie i testi di atmosfera più spiccatamente civile, e infine “Dio” si concentra su riflessioni di carattere religioso, umano, o che forse potrebbero essere definite come filosofiche.”
Un’altra poesia scritta prima in bulgaro e poi tradotta in inglese insieme a Henry Taylor è questa che troviamo nella terza sezione del libro, “Dio”, una breve poesia facilmente traducibile in tutte le lingue:
Дявол и Бог
Дяволът е разликата между нас.
Дяволът е тайната,
която всеки за себе си знае.
Бог е нещо общо между нас.
Бог е това,
което не знаем.
DEVIL AND GOD
The Devil is the difference between us.
The Devil is the secret
everyone knows about himself.
God is something we have in common.
God is what we don’t know.
(translated by the author with Henry Taylor)
Diavolo e Dio
Il diavolo è la differenza fra di noi.
Il diavolo è il segreto
che ognuno sa per se stesso.
Dio è la comunanza tra di noi.
Dio è ciò che non sappiamo.
(traduzione di Fabio Izzo)
Nel libro ci sono delle poesie, ritenute dall’autore “intraducibili”, che non hanno ancora una versione inglese; esse sono state dal bulgaro da Emilia Mirazchiyska. “Tavola” è una di queste, il cui titolo in bulgaro Маса ha due significati: “tavola” e “massa”. Alla traduzione italiana hanno collaborato anche Francesco Tomada e Fabrizio Dall’Aglio.
Маса
Лицето ми
е безучастно
като бялата покривка,
върху която много нещо се изля.
И стана черно пред очите ми.
Аз съм човекът
без лице.
Аз съм човекът
маса.
Аз съм Краят –
мръсната маса,
върху която са пирували
световните царе.
1988
Tavola
Il mio viso
è pietrificato
come la tavola bianca
su cui di continuo si posano oggetti.
Gli occhi in un istante si sono spenti.
Sono l’uomo
senza viso.
Sono l’uomo
tabula rasa.
Sono la Fine –
la tavola sporca
dove banchettavano
i re di questo mondo.
1988
Un’altra delle poesie “intraducibili” è “Perché il mondo esista”: infatti il verbo dice (казва in bulgaro) è radice in tutti i verbi di cui è composta la poesia. In italiano è stato possibile riprodurre il sistema linguistico voluto dall’autore solo con i primi due verbi dice e predice, in seguito per trasmettere il senso si è cercata una soluzione di compromesso, puntando sulle assonanze e sulle ripetizioni del suono finale. Questa traduzione è il punto più divergente di tutto il libro rispetto all’originale, ma dobbiamo precisare che in inglese gli itinerari della traduzione sono ancora impervi.
За да същестува светът
Бог казва.
Делфийският оракул предсказва.
Декарт доказва.
Данте показва.
Твоята Сянка наказва.
Perché il mondo esista
Dio dice.
L’oracolo di Delfi predice.
Cartesio intuisce.
Dante stupisce.
La Tua ombra punisce.
(traduzione di Emilia Mirazchiyska)
Continuando a raccontare l’itinerario della traduzione – cui ha preso parte anche l’autore mentre l’edizione italiana era in preparazione – possiamo far presente come la poesia “Amore in piazza” sia stata scritta in bulgaro prima che venisse pubblicato il libro italiano, e che l’autore l’aveva tradotta per proprio diletto in inglese. Lo stesso è successo anche con altre poesie come “Sala d’aspetto”, “L’impero della stanchezza”, “Immortalità”, “Milano”, “Letame per l’Eden”. Soffermandoci su quest’ultima in particolare, curiosamente l’autore voleva che nella traduzione italiana la parola „letame“ fosse tradotta con un’altro vocabolo apparso nella prima versione di quella poesia, ma la traduttrice Emilia Mirazchiyska ha insistito per renderla così com’è stata pubblicata nel libro bulgaro, essendo il testo iniziale della prima sezione “Amore”; inoltre l’autore stesso l’aveva tradotta in inglese rispettando la versione pubblicata nel libro bulgaro e quella italiana. Si è potuto infine notare che in inglese la poesia aveva perso la dedica:
Top за Райската градина
На Катя
Изкуството може да направи
от тор цветя.
Като природата.
Една хубава песен, един як блус, нещо
като: „Бейби, бейби, адски ми е кофти, мисля,
че умирам!“
може да те направи щастлива.
Трябва ни повече музика
и повече живот сред природата!
Нека нещастието ни да бъде
тор за Райската градина.
2013
Letame per l’Eden
A Katia
L’arte può fare
fiori dal letame.
Come la natura.
Una bella canzone, un blues forte
qualcosa di simile a “Baby, baby, sto male,
sto morendo credo” può renderti felice.
Abbiamo bisogno di più musica
e di più vita vicino alla natura.
Che la nostra infelicità
sia letame per l’Eden.
2013
(traduzione di Emilia Mirazchiyska e Fabio Izzo)
MANURE FOR THE GARDEN OF EDEN
Art can turn
manure into flowers.
Like nature.
A cool song, a nice blues,
something like: “ Мy baby left me…”
“I think I’m gonna die…”
can make you happy.
We need more music
and life in nature.
Let our misеry be
manure for the garden of Eden!
2013
(translated by the author)
Sempre seguendo gli itinerari della traduzione, possiamo svelare il fatto che la traduzione italiana della poesia “Immortalità”, su cui abbiamo lavorato avendo solo l’originale bulgaro, precede quella in inglese dell’autore, che a tale scopo si è ispirato alla versione italiana.
Безсмъртие
В безлунната нощ
над ливадите
вятърът разнася
празни найлонови торбички.
Те се явяват като духове.
Но са бездушни органични тела.
Не изгниват никога…
Дали това не е пророчески сън
за безсмъртието на човечеството?
България, 2008
Immortalità
Nella notte senza luna
sopra i prati
il vento sparge
vuote borse di plastica.
Sembrano fantasmi ma non sono
che corpi organici inanimati.
Non marciscono mai…
Chissà che non sia un sogno profetico
sull’immortalità dell’umanità?
Bulgaria, 2008
(traduzione di Emilia Mirazchiyska e Fabio Izzo)
IMMORTALITY
In the moonless night
above the meadows
the wind scatters
empty plastic bags.
They appear like ghost.
But they are soulless organic bodies.
They never rot…
Is this a prophet dream
of the immortality of human kind?
Bulgaria, 2008
( translated by the author )
Tradurre, è opportuno ricordare, è sempre un’opera di adattamento, più o meno facile, o comoda, dove la sfida non è con la pagina bianca ma con i caratteri neri, si tratta infatti di una disfida contro la volontà dell’autore, un demiurgo che ha già creato e stabilito un percorso. All’adattatore/traduttore non resta che scoprire, come in questo caso, cosa succede davvero in piazza, seguendo la corrente impostata dall’autore e risalendo, controcorrente, nella propria volontà. Vedi alla voce: Salmone, alla ricerca del senso, sifando ogni legge già prefissata dalla natura della scrittura.
Sicuramente mi è stato utile, come autore, ricordarmi degli sforzi fatti per scrivere il capitolo di To Jest narrante il momento in cui la poetessa polacca Wislawa Szymborska compone “Le due scimmie di Bruguel”, motore creativo delle vicende del libro. Vero è che uno scrittore per scrivere bene deve leggere tanto, questo è il primo consiglio che viene dato agli autori in erba, da parte mia, come traduttore in erba, ho messo in pratica un altro consiglio che mi sono auto suggerito. Se si vuole tradurre bene, si deve ricordare. Ricordare qual è il proprio posto, il senso della poesia e ricordare, nella propria lingua le parole, se non giuste, di certo più adatte. Per concludere, usando altre parole, cercando di mantenere lo stesso significato, potremmo dire che il processo creativo/traduttivo, seppur impervio è rimasto fedele allo spirito e alle intenzioni dell’autore e della sua trinità: Amore, Piazza e Dio.
Vladimir Levchev, è bulgaro ma parla perfettamente inglese. Ha la cittadinanza americana perché ha vissuto per 13 anni negli Stati Uniti, suo figlio è nato lì, nel 2007 poi Vladimir è tornato in Bulgaria come professore all’Università Americana della Bulgaria, nella città di Blagoevgrad dove trascorre la settimana da lunedì al giovedì. Venerdì, sabato e domenica torna a Sofia, la città dove è nato, il 17 ottobre 1957. E’ autore di sedici libri di poesia, di cui quattro pubblicati negli Stati Uniti. È, inoltre, autore di tre romanzi, un libro di saggi e una raccolta di racconti pubblicati in Bulgaria. Nel 1994 con una borsa di studio Fulbright parte per gli Stati Uniti dove rimane per 13 anni a Washington dove il poeta Henry Taylor (b. 1942, Pulitzer Prize in 1986 for his book, The Flying Change: Poems) è diventato il suo professore e caro amico.
Vladimir Levchev era in corrispondenza con Henry Taylor ancora prima di trasferirsi negli Stati Uniti, aveva tradotto alcune poesie di Henry Taylor e di altri poeti americani per un’antologia della poesia americana contemporanea della quale è stato uno dei curatori e traduttori che ha avuto un grande successo alla fine del 1989 in Bulgaria.
Poi ha tradotto in bulgaro Allen Ginsberg, The selected poems by T.S. Eliot, le piece teatrali di Sarah Kane. Tra il 1996 e il 2007 ha insegnato letteratura e scrittura creativa presso l’Università del Maryland (Baltimora), il Montgomery College, e la George Washington University. Dal 2007 è professore di letteratura e scrittura creativa all’American University in Bulgaria, nella città di Blagoevgrad.
Si è sposato e ha divorziato due volte. La prima moglie che d’origine greca ha tradotto in bulgaro Odysseas Elytīs. Dopo il primo divorzio si è trasferito con la seconda moglie negli Stati Uniti dalla quale ha avuto un figlio. Era negli USA quando ha saputo dal padre (anche lui un poeta famoso in Bulgaria) della morte della sua prima moglie Tsvetana (Atinula) Panizidu (ci si sono due poesie dedicate a lei nel libro). Alla fine è tornato single dall’America e sua seconda moglie adesso vive a Bosnia con il suo secondo marito. Il loro figlio studia musica elettronica a Londra.
In America Vladimir Levchev ha cominciato a scrivere poesie direttamente in inglese. Precedentemente si era già occupato della traduzione di alcune sue poesie con l’aiuto di poeti americani come Henry Taylor e Alicia Ostriker. Tra le poesie del libro antologico Amore in piazza ne compaiono due scritte direttamente in inglese, cioè quelle commemoranti la tragedia dell’11 settembre.
I TRADUTTORI
Fabio Izzo è nato in provincia di Alessandria, ad Acqui Terme. Dopo aver girovagato per l’Europa Nord Orientale, Finlandia e Polonia, ha fatto ritorno in Italia, dove ha pubblicato Eco a Perdere, Balla Juary, Il Nucleo e Doppio Umano. È vincitore del “Premio Grinzane Cavour Dialoghi con Pavese”.
Fedele alla letteratura polacca crede in Gombrowicz, Schulz, Witkiewicz e Hlasko.
Le sue parole hanno collaborato anche con il gruppo musicale dei Tomakin e con la compagnia teatrale Fabbrica di Trame.
Emilia Mirazchiyska (1972) vive e lavora a Sofia, Bulgaria, dove è nata. E’ editore e direttore della piccola casa editrice Scalino, che include a catalogo anche due antologie pubblicate in italiano da lei curate: Maternità possibili (insieme a Rayna Castoldi, 2011) e Saluti a Dickens – 15 storie di Natale (2012). Oltre ad aver insegnato per anni Storia dell’Arte al Liceo Italiano a Sofia, è traduttrice: a sua firma la versione tradotta del primo romanzo di Francesca Lancini Senza tacchi (Milano, Bompiani, 2011). Ha inoltre tradotto dal bulgaro all’italiano le poesie di Georgi Gospodinov, Beloslava Dimitrova, Ivan Landzhev, Edvin Sugarev. A breve uscirà con Kolibris Edizioni il libro antologico delle poesie di Aksinia Mihaylova Nel delta del mondo, alla cui versione italiana ha lavorato insieme al poeta Francesco Tomada.
Settembre da ricordare….
11 SETTEMBRE 2001
Quell’odio che viaggia nel vento
Promosso da menti deviate
Mascherate di sacro e divino
Per giustificare l’assassino
Si schianta su simboli d’oro
Che producon contratti e risorse
Per amanti di vanto e apparenza
Torri di superba umana opulenza
Torrioni trasformati in un Faro
Incredula gente che guarda stupita
Che fugge, che grida ed esclama
A quel fuoco e a quel fumo che emana
Si spendono gli eroici pompieri
Ricoperti di polvere bianca
Come morti risorti e sgomenti
In cerca di rumori e lamenti
Quei corpi che cadono grevi
E quelli che bruciano lenti
In una terra di cento etnie
Sono martiri di queste follie
Da Sem, da Cam o da Iafet,
O dai figli di Agar o di Sara,
Devoti a Cristo o a Brahma,
O con radici nell’antica Savana,
Hanno tutti il sangue vermiglio
Quella gente che urla nel vuoto.
Si esalta soltanto un carnefice nero
Pago di dar la pace… del cimitero.
Dopo il grande pianto
Quella pace, scatenò la guerra
Contro ogni sospettato Emiro*
Mandante della strage di Ground Zero
Vitaliano Vagnini (11 settembre 2019)
Amìr = “uno che comanda”