Dall’Introduzione di Edoardo Sanguineti
Gozzano, cosciente dell’obsolescenza, non finge entusiasmi, e non si getta dentro: è il suo vero esilio. La sua linea di condotta è gustosamente paradossale: anziché fabbricare il moderno destinato all’invecchiamento, come accade per i vini di buona annata e per ogni neue Dichtung, cioè l’obsolescenza, fabbrica direttamente l’obsoleto, in perfetta coscienza e serietà. Ciò che è di moda è da lui contemplato e assunto come già démodé: il tocco da fantino è subito percepito come esotico nel tempo, esattamente al modo in cui (rovesciato il procedimento) la fotografia è una «novissima cosa». Il segreto di una poetica degli oggetti, se vogliamo, è tutta qui: si tratta di intendere che tutto è datato, irrimediabilmente datato («Adoro le date. Le date: incanto che non so dire...»), e che dunque, in partenza, la degradazione del consumo fa di ogni immagine, di ogni «bella cosa viva», una «vecchia stampa», anche e soprattutto ove si tratti di realtà di forte evidenza «moderna», come avviene per l’automobile di Totò Merúmeni, e per presenze affini. Non resta che coltivare cose «vestite di tempo»: ma tutto è già vestito di tempo, ormai.
E a questo punto si può procedere, come con Carlotta, al capitale «esperimento», in regime di commedia: non c’è «bella cosa viva» che non si renda percepibile se non per «travestimento». E si ottiene questo Gozzano che conosciamo, «sempre ventenne» sì, ma «come in un ritratto», poeta parodico per eccellenza, e per emergenza di situazione, che rimaneggia e lima, o impavidamente cita, «i versi delicati | d’una musa del tempo che fu già».
La più bella
I.
Ma bella più di tutte l’Isola Non-Trovata:
quella che il Re di Spagna s’ebbe da suo cugino
il Re di Portogallo con firma sugellata
e bulla del Pontefice in gotico latino.
L’Infante fece vela pel regno favoloso,
vide le Fortunate: Iunionia, Gorgo, Hera
e il mare di Sargasso e il Mare Tenebroso
quell’isola cercando… Ma l’isola non c’era.
Invano le galee panciute a vele tonde,
le caravelle invano armarono la prora:
Con pace del Pontefice l’isola si nasconde,
e Portogallo e Spagna la cercano tuttora.
II.
L’isola esiste. Appare talora da lontano
tra Teneriffe e Palma, soffusa di mistero:
«… l’Isola Non-Trovata! » Il buon Canariano
dal picco alto di Teyde l’addita al forestiero.
La segnano le carte antiche dei corsari,
… Hifola da-trovarfi?… Hifola pellegrina?…
E’ l’isola fatata che scivola sui muri;
talora i naviganti la vedono vicina…
Radono con le prore quella beata riva:
tra fiori mai veduti settano palme somme,
odora la divina foresta spessa e viva,
lacrima il cardamomo, trasudano le gomme…
S’annuncia col profumo, come una cortigiana,
l’Isola Non-Trovata … Ma se il piloto avanza,
rapida si dilegua come parvenza vana,
si tinge dell’azzurro color di lontananza…
Guido Gozzano, “Le poesie“, a cura di Edoardo Sanguineti, Collezione Einaudi, 2016, in due volumi (€ 22,00)
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Guido Gozzano (Torino1883 – 1916) è considerato dalla critica il massimo esponente del crepuscolarismo. La sua poesia è capace di assecondare l’andamento della lingua parlata che persegue nella rivalutazione estetica del reale già avviata da Gabriele D’Annunzio. Tra le sue opere le raccolte di versi La via del rifugio (1907) e I colloqui (1911).