Anna Elisa De Gregorio, “Un punto di biacca”

un-punto-di-biacca-314407Nota di Francesco Scarabicchi

I versi che porta con sé domanda indiretta o affermazione. Non bastano, «dentro un nero di anni», eppure si scrivono, come conferma Un punto di biacca di Anna Elisa De Gregorio che compone, nelle quattro sezioni del nuovo libro, una partitura in cui abitano le parole (il loro compito, il fare luce col suono) alle quali è affidato quel che resta dentro il precipitare e lo sparire, nulla che ha il suo sosia in niente. La lingua del lessico è un “sommesso” che si accosta all’ascolto come volesse confidare un segreto, l’impronta vocale della scrittura che conserva e trattiene quel che è possibile e necessario («Volontà di salvezza delle cose»), precarietà del mondo che vacilla ad ogni istante. Dolore degli addii, il viaggio, il sensibile annotare a memoria le “scene” del labirinto della mente, l’amore che siamo stati, il tempo scomparso, tutta la vita incontrata e persa, malinconia dell’ironico, consapevole che il lessico della lingua si fa pane amaro e bianco, meraviglia e strazio che non grida.

ESTRATTI
da: “Un punto di biacca” di Anna Elisa De Gregorio, La Vita Felice, 2016


INTERFERENZA

 

Spiare dalla porta
che per grazia è socchiusa,
angeli ai quattro punti della terra,
chiusi fuori dal forte,
scansare il velo delle mura: un gioco.

Accomodarsi in attimi di sguardo
sul paese che dorme,
come San Giovanni in sogno, sporgersi
per capire l’insieme
e un attimo riuscirci.

Tutto ha avuto inizio da una chiocciola
che occhieggiava cauta
dall’uscio della chiesa.

Cimabue, Visione degli angeli ai quattro angoli della terra, affresco, Basilica Superiore di San Francesco, Assisi

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IL VERO E IL FALSO

Per sempre sarà lui il mio preferito:
lo decisi un pomeriggio d’estate.
Era Roma, dal vecchio caffè Greco,
in profilo, assolata,
era lui nei tratti del viso accigliato
con una lama di bianco sul naso,
un autoritratto perfetto.

«Ecco De Chirico» sussurra un tale,
«si siede laggiù ogni pomeriggio.»
Mai visto un pittore dal vero:
era lì, avrei potuto toccarlo,
un signore panciuto,
sulla fronte una zazzera famosa,
la noia, negli occhi, già metafisica:

Giorgio De Chirico, Autoritratto con manto e corazza, Fondazione Giorgio e Isa De Chirico, Roma

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V (APRITI CIELO)

Mi ricordo in vetrina
un orologio con l’anima esposta:
i congegni fra loro incatenati
da dentellate ruote,
un eterno ritorno
nel gioco di torture medievali.

Smascherato nel suo corvo il tempo
da chiunque non addetto ai lavori.
In sogno, quella notte,
ho dato un giro di vite sul mondo
e un ordine preciso:
mai guardare nel cuore delle cose.

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Anna Elisa De Gregorio è nata a Siena da genitori campani. Abita ad Ancona dal 1959 dove lavora presso una agenzia di marketing.
Ha pubblicato nel 2010 il suo primo libro di poesie Le Rondini di Manet (Polistampa), prefazione di Alessandro Fo (Premio Pisa 2010 opera prima; Premio Contini Bonacossi 2011 opera prima). Nel 2012, grazie al concorso «Inedito Colline di Torino», ha pubblicato il suo secondo libro Dopo tanto esilio (Raffaelli Editore), prefazione di Davide Rondoni (nella cinquina finalista del premio Gradiva, New York 2013, primo premio Borgo di Alberona 2014). Nel 2013 ha pubblicato, grazie al dars di Udine, una plaquette di poesie dal titolo Corde de tempo in dialetto anconetano.
E’ presente in numerose antologie, pubblica articoli su riviste letterarie e blog. Ha organizzato stage presso le scuole medie e elementari sulla poesia Haiku.

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