di Giampaolo Lai
Huis clos, ‘A porte chiuse’, è un dramma teatrale in un atto, scritto da Jean Paul Sartre tra il 1943 e l’inizio del 1944, la cui prima rappresentazione avvenne il 27 maggio del 1944 al teatro Vieux-Colombier, a Parigi. La città era allora occupata dalle truppe tedesche e della milizia francese. La liberazione da parte delle truppe americane e del generale Leclerc sarebbe avvenuta pochi mesi dopo, il 25 agosto del 1944. Quanto a Sartre, nato nel 1905, aveva allora poco meno di quarant’anni. Aveva già pubblicato il romanzo filosofico La nausée, ‘La nausea’, da Gallimard, nel 1938, e L’être et le néant, ‘L’essere e il nulla’, nel 1943. Il dramma Huis clos, dapprima chiamato Les autres, rispetta l’unità aristotelica di luogo, di tempo, di azione.
Il luogo, una stanza senza finestre e priva di specchi, ininterrottamente illuminata, arredata con tre divani Secondo Impero, si situa da qualche parte in un palazzo dell’Inferno. L’azione si svolge tra i tre inquilini che una dopo l’altra vi entrano, Garcin, Estelle, Ines, e un Valletto che compare brevemente. Tutti e tre, morti da poco, si aspettano di vedere gli strumenti di tortura e i torturatori e le pene infernali che qualcuno avrà escogitato per le loro colpe e azioni malvage compiute durante il soggiorno sulla terra. Ben presto, però, si renderanno conto che nessun torturatore arriva, portando con sé gli strumenti indicibili di tormenti infiniti. Semplicemente, si tortureranno l’un l’altro, vicendevolmente, con la loro presenza ineludibile, con i loro sguardi ai quali nessuno può sfuggire, con le domande che faranno cadere le maschere che ciascuno ha sovrapposto le une alle altre per dissimulare vizi, passioni, delitti, debolezze.
Ma perché, dentro la stanza, accettano di restare nel cerchio che li vede passare dalla posizione di vittime a quelle di torturatori? Perché non provano a arrangiare protezioni nella stanza, per esempio disponendo i pochi mobili come barricate di sicurezza? Perché non fuggono? Tanto più che, alla fine, si accorgono che l’unica porta di accesso e di uscita non era chiusa, ma aperta.
Ciascuno di loro sembra accettare, sembra scegliere, le torture da dare e da ricevere per tutte le eternità. Scoprendo che, come dice uno dei tre dannati, Garcin, l’inferno sono gli altri, l’enfer c’est les autres.