Dalla Postfazione di
Gian Mario Villalta
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Senza forzature, con ritmo sicuro e voce ferma, Marco Aragno ci conduce attraverso paesaggi realissimi, ben riconoscibili nella quotidianità del vivere, e però intaccati da una piaga, un’ulcerazione, una lesione a volte appena percettibile, a volte diffusa e lieve, altre volte menomante, che quella realtà nutre con il suo corpo.
È la Terra di mezzo, dove ciò che sappiamo essere reale e quanto il simbolico accampa come suo dominio ridiventano incerti, dicendo l’uno la verità dell’altra. È la terra della poesia, dove pulsa il cuore segreto del tempo.
E proprio il tempo appare come la sostanza operante dentro questi componimenti, nel tentativo di afferrare il volto di un vero sé nella mutazione, che offre solo segni, il più delle volte ambigui, tracce di dolore e di gioia, subito riassorbite nella potenza della materia. […]
ESTRATTI
Sembra in piena costruzione
una parte di mondo che forse
resisterà anche a noi:
grattacieli in espansione,
impalcature e strati d’acciaio
votati un giorno a farsi orizzonte
a competere col cielo e col sole.
Eppure non basta
– mi chiedi camminando –
la crepa che sfalda il cemento
l’asfalto spaccato o il tombino
che come un ventre scoperto
mostra rifiuti e liquami
a restringere il tuo sguardo
a sospendere la gioia provvisoria
di gru e cantieri in movimento?
Non è sufficiente, mi ripeti,
un piede messo in fallo
sul marciapiede, il tuo sorriso
che fa luce e si smorza
nel silenzio di questo parco
a liberare come sciami da un albero
l’accumulo di fragilità,
a fare di questo fresco bitume
che calpestiamo con sicurezza
città sepolte prima di noi
nere zolle, lingue non sopravvissute
morti e sabbia e scaglie di pietre?
**
Ci sarebbe bastata una radice
offerta al nostro passaggio
da un muro che costeggia la casa,
una radice emersa dal tufo
dal buio della pietra
per legare il presente col passato.
L’avresti piantata in giardino
sotto un mattone sberciato
perché l’edificio crescesse in altezza
e reggesse all’urto dei venti
che lo scuotevano in profondità.
Invece hai scelto il mare
per prendere il largo, tagliare
la schiuma degli oceani,
lottare contro la forza delle correnti
che spezzano il fianco delle navi
e stravolgono le rotte
fino a togliere dal cuore e dalla mente
il ricordo delle sponde
dei relitti che brillano sui fondali
negli occhi muti dei pesci.
**
Abbiamo difeso la nostra infanzia
in un pugno di casupole bianche
tufo aggrappato al dorso della roccia
esposto al passaggio delle stagioni.
L’abbiamo difesa in una stanza
riscaldandoci al fuoco serale
che riaccende questi volti come faceva
con le facce dei nostri padri.
Altri, invece, tentarono la sorte
attratti dalla grandezza della valle;
violarono il cuore delle foreste
che li sedusse col palpito del verde
e rubò la vita a uomini e animali.
Marco Aragno è nato in provincia di Napoli nel 1986. E’ caporedattore del quotidiano on-line ilmeridianonews.it. e collabora con linkiesta.it. Nel 2010 ha pubblicato la sua opera prima Zugunruhe, Lietocolle. Secondo premio al “Premio Beppe Manfredi – Opera Prima” 2012). Nell’aprile del 2015 ha pubblicato un romanzo, Absolute per la Con-fine edizioni.