Emily Dickinson & Sacha Piersanti

sacha_piersantiNota di Sacha Piersanti

I testi di Emily Dickinson e da me tradotti sono tratti dal libro Emily Dickinson, Poesie, Milano, Garzanti, 2002, a cura di Sonia Giorgi, con un’Introduzione di Paola Zaccaria e una nota di Marisa Bulgheroni.

Ogni espressione umana che voglia dirsi artistica deve necessariamente fondarsi sulla consapevolezza che “forma” e “contenuto” sono due facce, sì, di una stessa medaglia, ma còlta al volo nel momento di massima rotazione: l’una è nell’altro, l’altro è nell’una – scissione vera non è data. E, se questo è vero per ogni scrittore, per ogni poeta, per la poesia di Emily Dickinson lo è ancora di più. Il traduttore dovrà allora tenerne conto, e fare di tutto perché la “forma” e il “contenuto” del testo di partenza restino compatti, avvinghiati, anche nel testo d’arrivo: rime, assonanze, allitterazioni, virate d’accento e accelerazioni sillabiche, sono la sostanza di cui si nutrono le pacate, ma potentissime, liriche di Dickinson, sostanza che non può, non deve perdersi nella traduzione.

Quello che con queste tre versioni in italiano si è cercato di riproporre è appunto la sostanza, lo spirito nella lettera del testo inglese, tentando, per quanto possibile, data anche la strutturale differenza tra quella lingua e la nostra, di rispettare in toto l’organizzazione e l’ispirazione dickinsoniana, ricordando che, per dirla con Busi, “tradurre non è tradire ma trasportare”: se allora, ad esempio, si è scelto di elevare a titolo ciò che nel testo originale era parte del verso, come è avvenuto nella poesia 1212 (A word is dead), il lettore capirà che lo si è fatto, optando per il “male minore” (quello necessario, che risulta quindi quasi nullo), per non gelare la fulminante rapidità dell’inglese, lì più che mai fondamentale perché iconica, allo stesso tempo, dell’entusiasmo della scoperta e del pronto germogliare di una parola. Di ogni parola.

 

OMAGGIO A EMILY DICKINSON (1830-1886)

1052
I never saw a Moor –
I never saw the Sea –
Yet know I how the Heather looks
And what a Billow be.
I never spoke with God
Nor visited in Heaven –
Yet certain am I of the spot
As if the Checks were given –

1052
Non ho mai visto una brughiera,
non ho mai visto il mare,
ma so di cosa l’erica odora
e cosa un’onda sa fare.
Il Cielo non lo conosco
(non ho mai parlato con Dio)
ma sono certa del posto –
la prenotazione è a nome mio.

1212
A word is dead
When it is said,
Some say.
I say it just
Begins to live
That day.

1212 – La parola
È morta
se è detta,
si dice.
La dico
e vive,
felice.

1760
Elysium is as far as to
The very nearest Room
If in that Room a Friend await
Felicity or Doom –
What fortitude the Soul contains,
That it can so endure
The accent of a coming Foot –
The opening of a Door –

1760
L’Elisio è lontano
quanto la stanza vicino
se in quella stanza un amico
attende gioia o destino –
Quanto coraggio in un’anima
se sa sopportare
l’avvicinarsi di un passo,
una porta che s’apre.

 

Sacha Piersanti è nato a Roma il 23 giugno 1993. Dopo la pubblicazione di singole poesie in alcune antologie, tra cui Viaggi di Versi a cura di Elio Pecora (Pagine, 2012) e Antologia di poesia contemporanea (Fondazione Mario Luzi, 2015), esordisce con Pagine in corpo (Empirìa, 2015. Prefazione di Roberto Deidier).
Del maggio 2016 è la realizzazione, insieme a Emanuele Marchetti, grazie alla collaborazione di Biancamaria Frabotta, dello spettacolo teatrale L’ora dell’alt – Concerto di voci su quattro corde in omaggio a Giorgio Caproni.

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