Katherine Larson, sarà per la prima volta in Italia (mercoledì 23 novembre alle 16,30 a Milano in Università Cattolica, premio festival internazionale di poesia civile di Vercelli) la giovane biologa molecolare che è la rivelazione della poesia negli Stati Uniti. Interlinea la traduce per la prima volta in Le parole più mute a cura di Pietro Federico (pp. pp. 128, euro 12).
DALLA QUARTA DI COPERTINA
«Una volta credevo che la scienza si occupasse / solo di certezza. Più tardi ne ho riconosciuto il mistero» scrive Katherine Larson, biologa molecolare e rivelazione della poesia americana, qui per la prima volta in italiano. «Nel mio laboratorio le cellule immortali / di un tumore si dividono e dividono… / niente è sublime o lo è ogni cosa»: il suo modo di concepire l’esistenza nasce dalla consapevolezza di essere stati prima di tutto misteriosamente visti, e di esserlo stati insieme al più piccolo filo d’erba e al moto migratorio delle nuvole. Anche per questo nella Larson non si trova mai il tentativo di spiegare, perché «non esiste un linguaggio per questo, / per il modo in cui ti vedo quando splendi». Così questa nuova poesia a molti appare come il baluardo per la difesa della civiltà occidentale.
UN ESTRATTO DAL LIBRO
Water clocks
The singing of the blind school children and the
Mediterranean’s flat expanse are metaphors
for every kind of solitude made forgivable by time.
The hillside museum with rows of empty
earthen vessels is full of it. A stillness so replete
it resembles something like intimacy.
A fullness only partially fathomed. Like water clocks
and sundials that allowed time to be
translated into elements: droplets, shadows. And the laughter
of bathers from the spiaggetta.
*
The train stops just outside of Naples where I buy a glass
of cold juice squeezed from tangerines
and walk into Pompeii. I couldn’t have imagined the
magnitude of it. Brilliant pillars flush
with sky. Temples where sunlight streams white
and seems to radiate from inside
the stones. Certain histories require forgetfulness.
Others, strict belief. But I think
some histories live us. In the higher cities of the brain,
even the speechless ones are burning.
Clessidre
Il canto che proviene dalla scuola per bambini non vedenti
e la calma vastità del Mediterraneo sono metafore
per tutta quella solitudine resa abbracciata dal tempo.
Il museo sul fianco del colle
con file di vascelli arenati ne è pieno. Un’immobilità così colma
come uno sposo amato da secoli.
Una pienezza colta solo in parte. Come clessidre
e meridiane che permettono al tempo di essere
tradotto in elementi: sabbia, ombre. E la risata
dei bagnanti dalla spiaggetta.
*
Il treno ferma appena fuori Napoli dove compro un bicchiere
di spremuta fresca di mandarino
ed entro a Pompei. Non avrei potuto immaginare questa grandezza.
Pilastri lampeggiano contro il cielo.
Templi dove il sole scorre bianco
e sembra irradiare dall’interno
delle pietre. Certe storie chiedono dimenticanza.
Altre, ti chiedono di credere con tutto te stesso. Ma penso
che altre ancora ci vivano. In più alte città della mente
anche quelle più mute ardono.
(Traduzione di Pietro Federico)
Katherine Larson, americana, è una giovane e promettente poetessa e biologa molecolare. Sue poesie sono apparse in antologie come Prentice Hall’s Literature: An Introduction to Reading and Writing e numerose riviste come “Poetry”, “Boulevard”, “Poetry Northwest”. La sua prima raccolta Radial Simmetry ha vinto la Yale Series of Younger Poets Competition dell’Università di Yale nel 2010 ed è stata pubblicata dalla Yale University Press l’anno successivo. Nel 2012 la stessa raccolta ha vinto il Kate Tufts Discovery Award e successivamente il Levis Reading Prize from Virginia Commonwealth University e il Gold Medal Prize in the Poetry Category del “ForeWord Magazine”.
Il 23 novembre 2016 riceve in Italia il premio del Festival internazionale di poesia civile di Vercelli.