Cinquanta foglie. Tanka giapponesi e italiani in dialogo

Tavola di Hirose

Tavola di Satoshi Hirose

Il tanka è una forma lirica giapponese molto antica, addirittura precedente il celebre haiku di tre versi; il suo ruolo-chiave nella storia della poesia nipponica comincia nell’ottavo secolo d.C. (allora si chiamava waka) e si protrae fino ai nostri giorni. La struttura metrica del tanka è di cinque versi privi di rime e così divisi: quinario / settenario / quinario / settenario / settenario. Nel periodo classico della storia giapponese, l’epoca Heian, il tanka era spesso usato come veicolo di messaggi amorosi o di scambi di pensieri tra amici: a un tanka inviato, spesso scritto su un biglietto speciale, appoggiato a un ventaglio o legato a un ramo fiorito, rispondeva un tanka di ritorno.

Ispirandosi a quell’antico cerimoniale Paolo Lagazzi ha scelto venticinque tanka giapponesi recenti e li ha proposti in traduzione italiana, uno per ciascuno, a venticinque poeti italiani invitandoli a rispondere con un loro tanka. A loro volta i tanka italiani sono stati tradotti in giapponese, in modo che tutti i testi possano essere letti sia in Giappone che in Italia.

Arricchita da opere di Satoshi Hirose e Daniela Tomerini, un’antologia come questa è una testimonianza di grande valore simbolico: nell’età della nuova intolleranza, essa ci ricorda che anche tra culture profondamente diverse è sempre possibile il confronto pacifico, il dialogo, la comprensione reciproca. La libertà intima della poesia è la via più vera per ritrovare ciò che unisce gli uomini, ciò che li fa sentire, anche nei momenti più oscuri della storia, partecipi della stessa bellezza, della stessa magia, dello stesso mistero del mondo.

短歌とは、有名な三句の構成から成る俳句よりもさらに古い日本の叙情詩です。短歌が主となったのは、八世紀頃。当初は、和歌と呼ばれていた。句の構成は、五つで、五、七、五、七、七である平安時代、短歌は、文通や恋文として大活役してた。短歌は、上質な和紙に記され、奥義に添えられたり、時には、莟のなった枝に結ばれ、返事の短歌が託されたのである。

平安の世の、このエピソードにまつわり、イタリアのパオロ・ラガツッイ氏は、日本の25の短歌を選び、その伊訳をそれぞれ一つずつ、イタリアの現役詩人に送り、短歌にて返事をもらうと言う企画を考案し、この本が誕生しました。イタリアと日本、両国の言語で読んで頂ける様にイタリアの短歌も和訳されました。アーティスト、広瀬聡氏とダニエラ・トメリー二の作品の絵も有り、この本がさらに貴重な一冊になりました。大変象徴的な、価値ある詩選集です。新しい時代の和解と対話のシンボルです。この本を通して大きく異なる異文化との間の対話は、いつでも可能であると言う事を思い出してければと思います。

唄と言う芯に自由な形は、人と人を結ぶ真実を探求する道である漆黒の暗夜が訪れた時でさえ、世の美しさと魔法に触れさせてくれるのが唄であり、その力もである。

 

中扉・絵 ・ダニエラ・トメリー二 作

表紙・ 絵・広瀬 聡 作

 

DALL’INTRODUZIONE AL LIBRO
di Paolo Lagazzi

[…] Da molti anni, ormai, cerco nella poesia “ciò che resta”, per dirla con Hölderlin: ciò che resiste alla violenza crescente, alla nuova barbarie del mondo. Di recente, dopo l’ennesimo episodio di sangue, ho sentito risuonare nella mia mente alcune parole, lette a suo tempo, di uno dei più grandi maestri giapponesi del tanka, Ki no Tsurayuki, vissuto fra il nono e il decimo secolo: “La poesia, senza ricorrere alla forza, muove il cielo e la terra, commuove perfino gli spiriti invisibili e gli dèi, armonizza il rapporto tra l’uomo e la donna, pacifica pure l’anima del guerriero feroce“. Ecco, espresso in modo tanto semplice quanto solenne, il ruolo insostituibile della poesia: il suo proporsi come una voce che, rifiutando la violenza, crea armonia tra i poli diversi del reale e dell’immaginario: l’uomo e la donna, il guerriero e il poeta, la terra e il cielo, il visibile e l’invisibile.

Scritte per introdurre la prima delle antologie imperiali, il Kokinshū – una raccolta che è un vero e proprio inno alla plasticità cangiante del tanka –, queste parole hanno risvegliato in me un’idea che vagamente covavo da chissà quando. “Perché”, mi sono chiesto, “non recuperare dal fondo del passato la vocazione del tanka a promuovere forme di dialogo, a intrecciare emozioni e pensieri, a mettere in relazione le anime? Nell’età della nuova intolleranza fra Oriente e Occidente non potrebbero essere proprio dei tanka a indicare un’altra via di confronto tra gli uomini, una via costellata di immagini libere, di parole vive e non di proclami, di minacce o massacri?”

Certo gli scambi di tanka fra i cortigiani dell’epoca Heian prevedevano codici linguistici e sociali rigorosamente condivisi, mentre ora ciò che mi pareva interessante sarebbe stato utilizzare questa forma metrica come ponte tra civiltà diverse.

Era senza dubbio un azzardo, ma lo stesso carattere flessibile del tanka sembrava un invito a tentarlo: se, infatti, lo haiku ha avuto finora una fortuna molto maggiore in Occidente (numerosissimi sono i poeti occidentali che, ormai da un secolo, si cimentano con la formella lirica di tre versi, benché non siano frequenti i risultati davvero memorabili), il tanka offre ai poeti uno spazio linguistico più agevole da plasmare: mentre la concentrazione estrema fa dello haiku un genere poetico arduo e sfuggente, un esercizio del paradosso o un duello con l’indicibile, il tanka è ospitale, è una stanza piccola ma calda e fresca, tersa, accogliente; oltretutto non richiede l’uso del kigo, il termine che allude a una stagione dell’anno, rigorosamente prescritto nello haiku ma quasi impossibile da padroneggiare in Occidente (i kigo sono numerosissimi e spesso tutt’altro che intuitivi).
Seguendo questi pensieri ho dapprima individuato, con l’aiuto della mia grande amica Yasuko Matsumoto, venticinque tanka giapponesi prodotti da alcuni tra i più noti autori contemporanei di questo genere poetico (tra essi non posso fare a meno di ricordare la signora Makiko Kasuga, direttrice della più importante Associazione di cultori del tanka nel Giappone di oggi, “Mizugame”, donna elegantissima e squisita oltre che poetessa di primo piano, e Hiroshi Shino, presidente dell’Associazione giapponese degli scrittori); poi, con una certa trepidazione, li ho mandati nella traduzione italiana della signora Matsumoto, uno per ciascuno, a venticinque poeti italiani che stimo, proponendo loro di rispondere a un tanka con un tanka, da poeta a poeta.

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Tavola di Daniela Tomerini

[…]

Lottando per dialogare davvero coi testi giapponesi (testi assai ricchi e sottili, aperti alle più diverse suggestioni; testi dolci e dolorosi, misteriosi come ombre in fuga e guizzanti come scintille), i versi dei poeti italiani svariano entro una vasta parabola di figure, timbri, colori: si misurano col buio dell’inquietudine (“il fantasma / d’una pantera nera”) scavando tra le oscurità della mente, ma colgono anche il respiro della vita che si rigenera; si confrontano con la fragilità creaturale del corpo o con lo strazio giovanile della speranza e insieme evocano la forza segreta dei legami vitali (“Le foglie vive / congiunte come mani”); a un pesco curvo “come se pregasse” ne accostano un altro che ha perso i fiori ma in cui resiste il “profumo” della bellezza; sanno condividere il sentimento del vuoto, ma anche l’incanto della luce nel suo trasfigurarsi; di fronte al dolore di una realtà che tutto corrompe (“questa terra / dove viviamo come / inutili rifiuti”) ci invitano a osservare i “nuovi susini”, di fronte ai momenti in cui la vita sembra arrestarsi ci esortano a tuffarci nel gran mare dell’essere…

resize-1Perché le risposte italiane ai tanka giapponesi non fossero lette solo in Italia, ho chiesto infine a un’altra amica, la finissima studiosa Ikuko Sagiyama, di tradurre in giapponese i tanka italiani: così il cerchio poteva chiudersi, così tutti – poeti e lettori, in Giappone e in Italia – avrebbero potuto conoscere questo libro da cima a fondo, avrebbero potuto percorrerne tutte le foglie come un agevole tappeto erboso.

Il dialogo tra i poeti continua sul piano pittorico per merito di due ottimi artisti, il giapponese Satoshi Hirose e l’italiana Daniela Tomerini, che, rispondendo generosamente a una mia richiesta, hanno messo a disposizione diverse opere.
I maestri zen hanno sempre chiesto agli allievi di entrare con loro in un dialogo i shin den shin, “dalla mia anima alla tua”. Questa piccola antologia tenta di ricordarci che solo le parole, i pensieri, le immagini capaci di legare tra loro gli spiriti attraverso e oltre le barriere linguistiche, le distanze culturali e i rischi dell’incomprensione sapranno opporsi alla grande catastrofe che ci minaccia.

SEI TANKA
Da: Cinquanta foglie, Tanka giapponesi e italiani in dialogo, a cura di Paolo Lagazzi, Moretti e Vitali Edizioni, 2016 (euro 12)

森くらく                                     Nel buio bosco

からまる網を                              sfuggendo alla rete

逃れのがれ                                  aggrovigliata,

ひとつまぼろしの                       come fossi il fantasma

吾の黒豹                                      d’una pantera nera.

 

Yoshimi Kondō (da Pantera nera, 1948)

 

Nel bosco della mente                      心の森

uve, mieli, ombre – orci                    葡萄、蜜、影 − 幸多かりし

di un tempo felice. Irrompe              昔日の甕 喚きつつ

con stridi, con becchi                       飛び入る 嘴鋭き

l’istrice della notte.                            夜の山嵐

 

Giancarlo Pontiggia

 

 

**

 

若ければ                                         Esser giovani

何をか恃まむ                                  è sperare qualcosa.

重ねあふ                                         Tra i palmi

掌にあたたかき                              delle mani congiunte

いのちは通ふ                                  si carezza la vita.

 

Kyoko Inaba (da Gabbia di vetro, 1963)

 

 

Le foglie vive                                重ねあふ

congiunte come mani.                掌に似る青葉

La giovinezza                               若きいのち

è fiorita dai rami                           石の背なより

sul dorso della pietra.                   咲き出づる花

 

Luigia Sorrentino, ottobre 2015

 

**

 

飛込台                                         Dal trampolino

はなれて空に                              vola il corpo nel vuoto,

うかびたる                                  forza nuda

そのたまゆらを                           che oscura

暗し裸体は                                  un attimo di tempo.

 

Kimihiko Takano (da Mizuki, 1984)

 

 

Entra nel mare                                    海に入り

e comincia a nuotare                          波のあはひを

in mezzo alle onde                              行けよ、君

anche tu sarai luce                              光となりて

che si culla e confonde.                       揺らめき溶けよ

 

Giuseppe Conte

 

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