Edward Hopper al Vittoriano: in 60 opere la vita artistica del celebre pittore americano che nei suoi dipinti ha raccontato con la stessa nitidezza di uno scatto fotografico, la società del secolo scorso. La mostra è visitabile al Complesso del Vittoriano fino al 12 febbraio 2017.
Organizzata e prodotta da Arthemisia Group con il Whitney Museum of American Art di New York, l’importante esposizione è stata curata da Barbara Haskell (del museo newyorkese) in collaborazione con Luca Beatrice.
“Nei quadri di Hopper possiamo guardare le scene più familiari e sentire che sono essenzialmente remote, addirittura sconosciute. I personaggi guardano nel vuoto. Paiono essere altrove, persi in una segretezza che i dipinti non possono svelare e che noi possiamo solo cercare di indovinare. È come se fossimo spettatori di un evento cui non siamo in grado di dare un nome. Sentiamo la presenza di ciò che è nascosto, di ciò che senza dubbio esiste ma non viene rivelato. Formalizzando l’intimità, fornendole uno spazio in cui può venire osservata senza essere violata, il potere di Hopper viene esercitato nei nostri confronti con estremo tatto.Congiungiamo la reticenza dei suoi dipinti con la nostra, e la nostra simpatia aumenta. Le stanze di Hopper diventano tristi rifugi del desiderio. Vogliamo saperne di più di ciò che accade nel loro interno ma, ovviamente, non è possibile. Il silenzio che accompagna il nostro guardare sembra accrescersi. Ci turba. Vogliamo andare oltre. E qualcosa ci spinge a farlo, nell’attimo stesso in cui qualcos’altro ci spinge a restare fermi. Ci pesa addosso come solitudine. La distanza tra noi e ogni altra cosa cresce.”
(Mark Strand)
(Estratto da: Edward Hopper, Un poeta legge un pittore di Mark Strand, (Donzelli, 1994)