Ko Un, ospite quest’anno di “Ritratti di Poesia” riconosciuto come il più importante poeta vivente della Corea del Sud, scrive poesie minime, ispirate alla filosofia son, lo zen coreano. E’ autore di oltre centocinquanta opere, poesie, saggi critici, romanzi. Nei suoi versi, rarefatti come l’aria che si respira su montagne altissime, le parole di Ko Un sono illuminazioni improvvise, bagliori, frecce che folgorano. Una volta rivelata la realtà del mondo nella sua profondità, le parole di Ko Un potrebbero anche dissolversi nel silenzio. Ma la necessità di rispondere alla domanda permane: il senso dell’esperienza, l’intensità della vita del cosmo, in ogni suo più piccolo dettaglio, cos’è?
ESTRATTI DA: “COS’E’?” (NOTTETEMPO, 2013)
La stanza della meditazione
Prova a stare seduto non per la durata di un Kalpa
bensì di dieci Kalpa.
Non ti apparirà alcuna Illuminazione.
Trastullati solo con agonia e illusione, poi alzati in piedi.
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Vento
Non implorare mai pietà al vento.
Voi gigli dai lunghi steli magri,
voi odorosi bianchi gigli,
voi gigli selvatici.
Dopo che sarete stati rotti
nuovi germogli sbocceranno. Non è mai tardi.
(Traduzione di Vincenza D’Urso)
Ko Un nasce nel 1933. Figlio di contadini, assiste agli orrori della Seconda Guerra Mondiale e alla guerra fratricida di Corea del 1950-53. Attivista politico più volte incarcerato, è stato tra i finalisti del Premio Nobel per la Letteratura.