Golan Haji & Joumana Haddad

Quando l’esilio diviene un canto
di Bianca Sorrentino

Se la Poesia interviene laddove la realtà fallisce, la Musica dà voce all’inespresso dell’anima: le due arti, riunite sotto una felice congiuntura, hanno il potere di richiamarci esortandoci a essere cittadini del nostro tempo, contemporanei a noi stessi. Proprio dall’urgenza di veicolare un messaggio di attenzione, di tensione verso ciò che accade in luoghi apparentemente lontani nasce “Canti d’Esilio”, il concerto che avrà luogo lunedì 15 maggio alle 21 al Teatro Vascello di Roma. La pregnanza del progetto consiste nella sua stringente attualità, nella scelta ardimentosa e insieme necessaria di musicare i potenti versi di Golan Haji e Joumana Haddad – patologo e traduttore curdo siriano, il primo, giornalista libanese, la seconda -, che attraverso la letteratura conducono la loro personale battaglia in nome di chi vive “con la terra strappata dal petto”.

Come suonano le parole di chi ha dovuto imparare a pronunciare un eterno addio? “E ovunque mi sedessi mettevo radici, / restando a guardare con tristezza, / poiché partire sembrava più penoso / che arrivare e il rammarico / che avevo negli occhi non bastava / a illuminar la via del ritorno”: con lo sguardo impietoso della verità, Golan Haji ci mostra il dolore della sua solitudine, costringendoci a guardare in faccia il demone della guerra per ammettere finalmente che riguarda anche noi. “Ora sei una storia raccontata dove manchi. / La tua gola, scrigno di dolore, / è piena di ossa e piume. / Nel bianco dell’occhio / hai una macchiolina di sangue arrugginita / simile a un sole che tramonta lontano / su un campo di neve / calpestato da lunghe file di soldati affamati”: nel tentativo di dire l’indicibile, il poeta dissemina i suoi versi di immagini di luce nelle quali si insinua la macchia dell’orrore, dell’errore che condanna e che pure non gli impedisce di cantare “L’autunno, qui, è magico e immenso”.

La stagione di Joumana Haddad non ha le tenui sfumature della nostalgia, ma i colori accesi di Lilith, la danza vorticosa del turbine: “E nessuno sa / che per me andare è ritornare / che ritornare è indietreggiare, / che la mia debolezza è una maschera / e la mia forza è una maschera, / e quel che seguirà è una tempesta”. Non è un caso che la scrittrice di Beirut sia assurta a simbolo della lotta per i diritti delle donne arabe: il suo poetare è un discorso ininterrotto sull’emancipazione autentica, quella che non si accontenta dell’apparente libertà concessa dall’imitazione dei modelli occidentali; le parole sono le uniche armi di cui è legittimo disporre per rivendicare la dignità: “Credono di sapere / ed io / glielo lascio credere / e creo. / Hanno costruito per me una gabbia / affinché la mia libertà fosse una loro concessione / e ringraziassi e obbedissi / Ma io sono libera prima e dopo di loro, / con e senza di loro / Sono libera nella vittoria e nella sconfitta / La mia prigione è la mia volontà!”. Ancora alla poesia è affidato un ruolo vitale: “Laggiù canterò: mani luccicate, grida scappate, poesie, insegnatemi come sparire”.

A coronamento e sostegno di parole che denunciano il contingente, una melodia capace di toccare corde profonde risvegliando le coscienze sa innalzarci verso l’assoluto, ponendoci in profonda comunione con esso, proprio come magistralmente ci ha insegnato Wackenroder. I tre compositori che si sono dedicati al progetto, Carlo Galante, Carlo Putelli e Matteo D’Amico, ponendo ancora una volta il rapporto tra poesia, musica e teatro al centro della loro ricerca, confermano il loro mirabile impegno e una spiccata sensibilità verso temi dalla validità universale che non possono lasciarci indifferenti. Con Tonino Battista direttore concertatore, l’ensemble Labirinto Vocale (Maria Chiara Chizzoni, Patrizia Polia, Carlo Putelli e Giuliano Mazzini) eseguirà le inedite composizioni, insieme a Francesco Marini al sax alto, Luca Peverini al violoncello e Antonio Caggiano alle percussioni dell’Ars Ludi. Impreziosirà l’evento la presenza di Manuela Kustermann e Riccardo Polizzy Carbonelli, che interpreteranno alcuni tra i più intensi versi dei due poeti arabi.

I “Canti d’Esilio” costituiranno la seconda parte della serata, il cui primo tempo sarà dedicato a “The Little Match Girl Passion”, capolavoro della musica contemporanea, nonché Premio Pulitzer, firmato da David Lang, celebre autore della colonna sonora de “La grande bellezza” e “Youth” di Paolo Sorrentino.

Alle 19.30, poco prima del concerto, avrà luogo un incontro-aperitivo: Costanza Ferrini, studiosa di letteratura contemporanea del Mediterraneo, e Patrizia Zanelli, docente di Lingua Araba all’Università Ca’ Foscari di Venezia e traduttrice dell’edizione italiana dei versi di Golan Haji, dialogheranno con i due poeti e i tre compositori.

L’appuntamento è dunque al Teatro Vascello (www.teatrovascello.it) per ascoltare le parole e le note del nostro tempo e scoprire insieme che persino l’esilio può divenire un canto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *