di Fabio Izzo
Agnieszka Osiecka fu poetessa, regista e giornalista, ma fu anche una delle protagoniste assolute della storia del suo Paese, la Polonia, contribuendo a ridisegnare la società polacca culturale, e non solo, del secolo scorso. In altre parole Agnieszka Osiecka è musica e poesia per l’orecchio polacco e meriterebbe maggiore attenzione nel resto del mondo. Senza trascurare che la sua vita si è interconnessa e ha influenzato Andrzej Wajda, Roman Polanski e Marek Hłasko.
La sua esistenza fu un mosaico variopinto e colorato che ben si contrappose alle aree grigie dei cortili comunisti. Visse quasi sempre a Varsavia, anche se rimase molto legata a Zakopane e alla costa Baltica, infatti nell’ultimo suo periodo terreno ha collaborato con il “Teatro Atelier di Sopot”. Poco prima di morire confidò le seguenti parole ad un suo caro amico:” Sarò sempre con te. Mi vedrai come una nuvola fluttuante nel cielo”; perché i poeti, quelli veri, restano per sempre.”
La “poetessa del colore rotto” come la definì Jan Kott, critico e saggista teatrale, compose canzoni e versi che rimarranno per sempre: Kochankowie z Ulicy Kamiennej (Gli amanti di via Kamienna), Nim wstanie dzień (Prima dell’alba), Diabeł i raj (Il Diavolo e il Paradiso), Polska Madonna (Madonna Polacca), giusto per citarne alcune.
La Osiecka si laureò alla facoltà di giornalismo dell’università di Varsavia nel 1956 e ha collaborato poi con alcune delle più rinomate testate del panorama nazionale, come ad esempio Nowa Kultura, Po Prostu, Literatura , Kultura e Polska. Nell’arco di tempo compreso tra il 1954 e il 1972 ha fatto parte del Teatro Satirico degli Studenti, già a 19 anni nelle sue poesie si avverte una maturità decisamente amara Autrice di più di 200 canzoni, la Osiecka è stata una delle protagoniste indiscusse degli swinging sixties polacchi. Scomparsa a causa di un tumore è sicuramente una delle poetesse da riscoprire. Dopo la sua morte, in Polonia, si è risvegliata in patria l’attenzione per il suo lavoro, tanti volumi suoi e su di lei sono presenti attualmente nelle librerie polacche.
Era l’epoca di Gomułka e Zofia Turowska, giornalista e letterata, ha voluto raccontare l’importanza di una canzoni più famose e apprezzate, cioè “Gli amanti di via Kamienna” . “L’ho ascoltata per la prima volta quando il nostro movimento democratico è letteralmente morto. O peggio, quando non abbiamo fatto nulla nel mese di ottobre, pensando che Gomułka avesse il consenso e noi non di avere più alcuna possibilità di successo. Una canzone come questa, che parla di un ragazzo e di una ragazza che desiderano solo avere un amore da favole ma che vivono in condizioni di povertà divenne una sorta di epitaffio del nostro movimento. Penso che quando ascoltai quella canzone ebbi l’impressione che il testo fosse proprio per noi, che descrivesse la nostra situazione. Agnieszka stava reclamando il diritto alla bellezza di ogni essere umano”.
“Sentymenty” (Sentimenti) è una delle sue raccolte di versi più apprezzate e rapisce immediatamente per la qualità delle parole, per la combinazione perfetta di amore ed erotismo presenti con delicato equilibrio nelle scene create e riproposte da quel suo ricchissimo mondo interiore che vede luce nelle sue poesie.
“La morte dell’amore” rappresenta benissimo la sua poesia, semi eroica e semi comica, sempre in perfetto equilibrio. Qui descrive da un punto di vista sicuramente originale l’esperienza dell’ amore, che dovrebbe essere una grande avventura, qualcosa da portarsi nell’aldilà. Proprio come l’antico bardo Orfeo lei chiede a Dio il ritorno al mondo dei vivi, una dispensa speciale per l’amore. L’atto di morte dell’amore è una nobile idea in se ma presto ci si accorge di qualcosa, di una verità tanto ovvia, quanto spietata, cioè che nel trapassare non è possibile alcune ritorno. Così per tutti quelli che desiderano la morte dell’amore, è più grande la fine che il desiderio del ritorno alle gioie e alle sfide della vita
La morte dell’Amore
Solo una volta
morire d’amore
Solo una volta appena
posso vantarmene
Poi con un amico
che accade
che è
…da morire.
Mentire in un cimitero
sulla tomba di qualcuno
a fianco alle lettere del defunto
le memorie e le sofferenze
divine con il pathos
come Tosca o Witos
essere distanti dai problemi.
Supplicare Dio per un’altra occasione
solo per un’altra volta,
a morire d’amore
Fu una delle assistenti di Andrzej Wajda sul set del film “Ingenui perversi” e diventò poi il prototipo di Agnieszka, la protagonista de L’Uomo di Marmo ( pellicola Palma a d’oro a Cannes nel 1981). Si sposò con Wojciech Jesionka, direttore teatrale, e in seconde nozze con Wojciech Frykowski. Bogumił Kobiela; Krzysztof Komeda, compositore delle musiche dei film di Roman Polanski, fu il testimone di nozze, ma questo secondo matrimonio durò solo 6 mesi prima di terminare nel divorzio. Ebbe poi una figlia, Agata Passent, da un noto giornalista. Una delle relazioni più importanti della sua vita, e della letteratura polacca, fu quella avuta con lo scrittore Marek Hłasko. I due si incontrarono quando lei era ancora una studentessa e lui aveva già raggiunto il successo con il suo primo libro. Non si sposarono perché . Hłasko, inviso al potere, nonostante le suppliche della Osieczka al governo, non poté tornare in patria. I due si incontrarono per l’ultima volta a Los Angeles, nel 1968. Marek Hłasko morì nel 1969. Osiecka ricevette da lui la sua macchina da scrivere che conserverà sulla sua scrivania fino alla morte.
Non ha mai negato i suoi problemi con l’alcool è nel Marzo del 1997 si spense per un tumore all’intestino. Riposa ora a cimitero di Varsavia, il Powązki dove riposano i grandi personaggi della storia polacca.
A proposito
A proposito non ci saranno versi.
Non ci saranno lacrime, canti, risate,
piccole storie.
A tal proposito il solo cuore si spezza
come un ramo secco nella foresta.