(dalla postfazione, di Peter Carravetta)
Poesia in prosa quella di Giovanni Duminuco, che slarga contemporaneamente su diversi universi semantici dove mondi solitamente tenuti in disparte vengono connessi da una forza sintattica che ha dell’epico. L’autore passa da una riflessione filosofica già teologizzata al nichilismo, al lamento per non essere fatto parte di una memoria comune la quale a sua volta, in una vorticosa associazione, dichiara che quando pensiamo ci stiamo mentendo, poiché in effetti le parole si ripiegano nel breve orizzonte della vita dei corpi. Tutto ciò nel giro di un periodo sintattico che consegue lo spazio dell’aforisma.
È breve il tragitto della pioggia nel valico del sangue, tra le maglie di un corpo parlato ai percorsi della materia: divide il dire, scompone la scia ripercorsa, la piega invernale sulle assi scorticata, i gusci di pietra in un angolo per farne un fuoco, incendiarne i pori lungo la via dell’errore, nell’intreccio delle vite o nelle viti nodose che divorano le finestre: implora il canto, l’arco, la lira nella quiete scomposta avulsa ai mutamenti, l’ellisse vacante districata nel lungo oblio dell’ombra, ai sospiri sottomessi alla pausa del corpo per sottrazione di essenza.
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Sono le strade da percorrere, i nomi della morte lamenti di ruggine restituiti all’incastro dei corpi: tu dovevi ed io nascondevo le parole nel gelo dei giorni divorando la pioggia tra le foglie, dimenticando il nome, la voce spezzata nei versi che scorrono il vento.
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Ricordo il cielo trafitto dalle mani, nascosti tra le mura ora sotto la scala incendiata nel tremore degli inverni improvvisi: il cielo che incombe sulla testa la pioggia pesante, la testa mai svuotata. Preferisci andare oltre, verso la consolazione dell’oblio, scacciare il peso della bestia che divora lo specchio d’acqua dove ogni cosa annega e nel veleno che sgorga dagli occhi piangere lacrime di pietra per ricomporre lo spazio disgregato, tagliare in due quel nome che non è mai stato.
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Giovanni Duminuco (1980) vive e lavora in Sicilia. E’ attivo nel campo della ricerca filosofica e letteraria, con diversi studi pubblicati in riviste specializzate. Vincitore della XXVII edizione del Premio Montano, ha pubblicato nel 2013 la raccolta di versi Dinamiche del disaccordo con Anterem.