di Fabio Izzo
Bolesław Leśmian, uno dei più importanti poeti polacchi, nacque a Varsavia il 22 gennaio del1877 dove morì il 7 novembre del 1937. Le sue spoglie riposano al cimitero Powązki, assieme a quelle di altri grandi scrittori, poeti e artisti della nazione polacca.
La figura di Leśmian smonta alla perfezione l’idea dell’intellettuale tormentato e viaggiatore. Burocrate di paese, avvezzo a maneggiare documenti, moduli e timbri, padre di famiglia, si è rivelato un perfetto demiurgo di un mondo poetico popolato e animato fantasiosamente da elementi fantastici, mitologici e folcloristici, sfociando anche in un erotismo raffinato e delicato.
Il suo battesimo poetico avvenne nel 1985, con la pubblicazione di alcune sue poesie sulla rivista letteraria Wędrowiec; i suoi lavori all’inizio passarono inosservati, La sua prima raccolta di versi fu pubblicata nel 1912 a Varsavia, Crocevia, pubblicò poi il suo lavoro più noto: Łąka (Prateria, 1920) a cui seguirono seguirono Benda ombrosa (1936) e le pubblicazioni postume Accadimento boschivo (1938) e Leggende polacche (1956).
Leśmian ha sviluppato uno stile unico, personale, ricorrendo ad ambienti fantastici e mitologici legati alle tradizioni e al folclore polacco. Ha descritto la sua vita in sillogi filosofiche. I protagonisti delle sue opere sono spesso esseri umani in difficoltà, sofferenti, vittime del conflitto esistente tra natura e cultura, impossibilitati ad accettare pienamente il loro destino. Per lui il poeta è un essere primitivo, l’unico in grado di vivere sia a livello culturale che naturale.
Per i polacchi Leśmian è un poeta idiomatico, accessibile per intuito, un poeta amato, potremmo quasi dire popolare. Lesmian è però così poco conosciuto al di fuori dei confini polacchi per via della sua reputazione storica, limitata a un piccolo circolo di intellettuali amici, tra cui Pasternak, che ne furono ammaliati, attratti dal fascino magnetico della sua parola.
Nacque nel 1877 e spese gran parte della sua gioventù in Ucraina, dove il padre lavorava da dirigente ferroviario. Studiò presso l’Università di Kiev e i suoi primi versi furono scritti in russo, una lingua che, a detta di molti, ha avuto un’influenza cruciale sul suo stile poetico in polacco.
Il suo libro d’esordio fu pubblicato nel 1912 e passò quasi del tutto inosservato. In vita Leśmian ha pubblicato solo tre libri, e a parte l’essere diventato un membro dell’Accademia Polacca di Letteratura, nel 1933, è sempre rimasto una figura marginale nella vita letteraria tra le due guerre .
Ha lavorato come funzionario pubblico, notaio di provincia in una piccola città polacca, si è sposato con Zofia Chylińska, da cui ha avuto due figlie. A titolo di curiosità segnaliamo come una di loro, per l’esattezza Wanda, sia stata la madre di Gillian Hills, l’attrice britannica diventata famosa per il ruolo interpretato in “Blow- Up“, la famosa pellicola di Michelangelo Antonioni.
Leśmian morì nel 1937 a 60 anni di età. In vita ricevette poca attenzione per il suo lavoro poetico, per via del suo stile caratteristico fu spesso visto come uno strano prolungamento, un’emanazione del movimento chiamato Giovane Polonia, la sua poesia veniva considerata quindi sorpassata. Negli anni ’50 e ’60 il lavoro poetico di Leśmian comincia a essere rivalutato, viene considerato un poeta metafisico, tanto da essere definito con l’appellativo di “Dante del non essere”. Viene anche apprezzata la sua innovazione del linguaggio, l’unico artista che presenta un universo di dimensioni infinite. Altrettanto vero è che questa sua innovazione della lingua polacca diventa un incubo per i traduttori, tanto che lo stesso Czesław Miłosz lo considera “praticamente intraducibile”, mentre per Stanisław Barańczak, il poeta-notaio è l’incubo dei traduttori. Leśmian ha creato un suo linguaggio poetico che include diversi neologismi, termini che, dagli studenti polacchi, sono definiti come leśmianismi. Il poeta sfrutta al massimo la morfologia delle lingue slave, applicando suffissi, prefissi e infissi. Un esempio ci viene offerto dallo stesso Barańczak, la parola niedowcielenie, inizia con una sequenza di due affissi (nie- e do-) attaccate alla parola “incarnazione”, il risultato potrebbe essere tradotto con “un’incarnazione non proprio riuscita”. Leśmian ricorre spesso all’applicazione dell’affisso bez, per creare un suo regno di negatività, abbiamo così parole come bezświat o bezrobota, ( senza mondo, senza lavoro). Ma esistono anche esempi più particolari come le parole bławatkować, che indica l’esistere come un fiordaliso, derivante da bławatek, wypurpurzyćm esistere scoppiando nel colore rosso. Ma i Leśmianismi e in più in generale il linguaggio creato dal poeta potrebbero non essere i più grandi problemi relativi alla traduzione. I poeti polacchi hanno usato una metrica ispirata dalla canzoni popolari ma, per Lesmian la musicalità del linguaggio è una linea di difesa contro la quotidianità- la realtà ritmica si distacca dagli spazi banali del linguaggio colloquiale. Un esempio ideale della musicalità del linguaggio creato da Lesmian è di come alcuni suoi versi siano cantati negli stadi dai tifosi polacchi Il poeta Milo De Angelis nell’inverno del 1977 scopre la poesia di Bolesław Leśmian a Varsavia. Da questo incontro di anime poetiche nascerà la rivista “Niebo”, che in polacco significa “cielo”.
Bolesław Leśmian
Trzy róże
W sąsiedniej studni rdzawi się szczęk wiadra.
W ogrodzie cisza. Na kwiatach śpią skwary
Spoza zieleni szarzeje płot stary
Skrzy się ku słońcu sęk w płocie i zadra.
0 wodę z pluskiem uderzył spód wiadra.
Spójrzmy przez liście na obłoki w niebie
I na promieni po gałęziach załom.
Zbliżmy swe dusze i pozwólmy ciałom
Być tym, czym wzajem pragną być dla siebie!
Spójrzmy przez liście na obłoki w niebie.
Woń róż, śpiew ptaków i dwie dusze znojne.
I dwa te ciała ukryte w zieleni.
I ten ład słońca wśród bezładu cieni,
I najście ciszy nagłe, niespokojne.
Woń róż. śpiew ptaków i dwie dusze znojne.
A jeśli jeszcze – prócz duszy i ciała –
Jest w tym ogrodzie jakaś róża trzecia.
Której purpura przetrwa snów stulecia.
To wszakże ona też nam w piersi pała
Ta róża trzecia – prócz duszy i ciała
Tre rose
Nel vicino pozzo arrugginisce lo strepito di un secchio.
Nel giardino il silenzio. Sui fiori dormono i calori
Al di fuori del verde ingrigisce un vecchio steccato
Il nodo del legno nello steccato e la scheggia sfavillano verso il sole.
Il fondo del secchio si è scontrato con l’acqua e il suo sguazzo.
Attraverso le foglie guardiamo le nuvole nel cielo
E i raggi del sole attraverso i rami piegati.
Avviciniamo le nostre anime e permettiamo ai corpi
Di essere quello che desiderano essere a vicenda per se stessi!
Attraverso le foglie guardiamo le nuvole nel cielo.
Il profumo delle rose, il canto degli uccelli e due anime travagliate.
E questi due corpi, nascosti nel verde.
E questo ordine del sole in mezzo al nonordine dell’ombra,
E l’irruzione di un silenzio improvviso e inquieto.
Il profumo delle rose, il canto degli uccelli e due anime travagliate.
E se ancora, oltre all’anima e al corpo,
C’è in questo giardino una terza rosa,
La cui porpora resisterà a secoli di sonni.
Solo allora anch’essa ci riscalderà il petto
Questa terza rosa, oltre all’anima e al corpo!
Traduzione di Luca Palmarini